Salve, signor Zhang.

Chi le scrive è un interista che è davvero, davvero stufo di come sta andando questa squadra. So che certamente sarà arrivato sino a Nanchino l’eco dei fischi che i tifosi presenti allo stadio hanno riservato alla squadra e ad alcuni, specifici tesserati, e forse anche il testo di alcuni striscioni. Se se li fosse persi, glieli riporto qui.

Il primo è questo: “Grazie mister Pioli, unico “attore” interista in una squadra di indegni e una società di comparse”. Qui si riferiscono al licenziamento di Pioli che lei ha deciso. Una decisione legittima, frutto degli scarsi risultati che questa squadra ha ottenuto. Ma stiamo, appunto, parlando della squadra. Forse, come si vocifera nell’ambiente e tra i tifosi, anche perché si è incontrato a sua insaputa con emissari di Della Valle per la prossima stagione. Naturalmente, sono voci che lei non confermerà né smentirà, e lo trovo anche giusto: i panni sporchi si lavano in casa. Oh, ecco, a proposito di panni sporchi che si lavano in casa, vorrei farle una domanda, una delle tante che ho in mente: perché all’Inter i panni sporchi non si riesce proprio a lavarli in casa? Noi interisti siamo abituati al giornalismo invadente, che si preoccupa anche di quando i nostri giocatori vadano a fare i loro bisogni, con chi e in che misura. A quello siamo abituati, e da un lato, almeno io personalmente, sono comprensivo, sono comunque persone che devono fare il loro lavoro, per quanto possa dare fastidio. Posso capire anche l’accanimento che ci viene riservato, diciamo che lo comprendo più in questo periodo che stiamo andando malissimo per davvero, invece di un accanimento fatto a prescindere che ad altre squadre non viene riservato. E’ una cosa a cui dovrà fare l’abitudine, ma dopotutto il giornalismo sportivo è questo, che ci si trovi in Inghilterra, che ci si trovi in Italia, è così e sempre sarà così. Il punto è: perché agevolare loro il lavoro? Mi spiego meglio. La nostra già elevata sovraesposizione mediatica subisce un ulteriore “boost” per via di giocatori che parlano decisamente troppo, più di quanto possano permettersi data l’attuale nostra situazione. Penso a D’Ambrosio, che ammette candidamente che la squadra ha staccato dopo la partita col Torino. Penso a Gagliardini, che spara a zero contro un tesserato da lei pagato e lautamente rinnovato per ulteriori tre anni. Penso a Eder giusto quest’oggi, che galvanizzato forse dall’unica gara in cui la sua prestazione può definirsi “positivamente costruttiva” si prende il lusso di criticare il gruppo di cui lui fa parte, e anche lei stesso, se indirettamente o direttamente sono valutazioni che le lascio con estremo piacere.

Ma questa gente, perché parla? A che titolo parlano? Di tesserati? Ed è giusto secondo lei continuare questo andazzo, con ogni giocatore che deve riferire alla stampa ogni sua prurigine, senza rivolgersi neppure a lei privatamente? Lei è un uomo che si è fatto da solo, un self-made man come piace dire agli americani e che per queste persone hanno una sorta di venerazione, o per dirla alla latina, un homo novus, pertanto immagino sappia bene cosa significhino l’umiltà e il rispetto verso i propri clienti, o verso i propri compagni di lavoro. Personalmente, sono dell’idea che un gruppo vincente nasce dalla perfetta collaborazione tra tutte le componenti della squadra, e naturalmente il calcio non fa eccezione. Le sembra che comportamenti come questi possano rasserenare il clima? Vedo tanta frustrazione repressa, come se ci si volesse riferire a qualcuno, o a un gruppo di giocatori in particolare per via dello scarso impegno. Ma su questo punto ci tornerò più avanti.

Quel che volevo chiederle è: possibile che si lasci a ognuno il diritto di parola? Le sembra che altre squadre lascino parlare a ruota libera ogni giocatore, lasciandolo senza le minime istruzioni? Ovvio che poi in questo modo si alimenta la gazzarra mediatica. Servirebbe una dirigenza presente, che è quello di cui si lamentano i tifosi, che detti delle linee guida ben precise a riguardo. Far parlare troppo questi ragazzi in momenti di frustrazione rischia di fare più danni che altro. Come in campo legale, è necessario che si metta in piedi una strategia difensiva verbale, queste continue bocche da fuoco che sparano e sparlano non fanno del bene a nessuno, tanto meno ai tifosi, che sono (e ahimè lo siamo) costretti a vedere tutto questo susseguirsi di parole e di livore.

Ecco, parliamo di dirigenza. Al momento chi c’è in dirigenza? C’è Ausilio, che dovrebbe fare solo ed esclusivamente mercato e invece parla di tutto, si sfoga su tutto, a ruota libera, e c’è Zanetti, un vicepresidente dallo sguardo perennemente crucciato anche nei momenti in cui si dovrebbe mostrare un po’ di gioia, e che non si sappia bene quanto effettivo potere abbia, Gardini, che ha dei compiti ben precisi, forse l'unico. E adesso abbiamo pure Sabatini. Ausilio ha mostrato di non essere stato inizialmente molto contento della scelta, e ha deciso di sfogare anche questo suo pensiero in diretta televisiva. Come le dicevo prima, non credo che un suo dipendente possa permettersi di dire certe cose così liberamente, contestando oltretutto quella che è la sua decisione, da proprietario di questa squadra, a meno che non volesse solo fare chiarezza, e solo in questo caso allora è da capire. Ad ogni modo, ora ad organico abbiamo Sabatini, un dirigente solitamente molto accentratore, quasi dittatoriale in certi frangenti. E’ un eccellente piazzista, il migliore in Italia per quanto mi riguarda. Oh, non mi fraintenda, e non mi fraintenda neppure il signor Sabatini, non vuole essere una offesa, tutt’altro, reputo che le cessioni che riesce a mettere a segno e i guadagni che con esse ottiene siano davvero superlativi, e visto quanti giocatori dovranno essere ceduti l’anno prossimo, una figura come la sua serve davvero come il pane, e proprio in virtù di questo sono felicissimo del suo arrivo. Ma è stato preso per questo motivo? Oppure ci sono altri motivi in aggiunta? In che modo le responsabilità di Sabatini andranno a confliggere con quelle di Ausilio? Si parla con insistenza anche di Oriali. Anche lui avrà voce sul mercato? Ci saranno tre bocche a parlare di mercato creando situazioni grottesche già tristemente conosciute in passato? Spero vivamente di no. Come dicevo prima, il pregio di una società, di una azienda, è anche il modo in cui le varie figure vanno a completarsi, ad intersecarsi, a creare un insieme armonioso dove l’uno completa le mancanze dell’altro, il tutto a vantaggio della squadra e del suo prestigio.

E diciamolo chiaro e tondo, signor Zhang, in un gruppo che lotta compatto, dal più umile dei giardinieri sino a lei, si lavora benissimo. Non c’è spazio per il nervosismo, per il livore, perché c’è chi si occupa anche di questo. E’ questo il senso dell’altro striscione che la curva le ha personalmente riservato: “Mr.Zhang: se manca il gatto i topi ballano”. Con questo non dico che i tifosi debbano chiederle di essere sempre presente, dopotutto, le sue aziende hanno la priorità come è doveroso che sia, ma chiedono che ci sia una società presente, unita e coesa che possa rappresentare al meglio una società blasonata come l’Inter in sua assenza. Ne sareste orgogliosi, sia lei che suo figlio, che vedo genuinamente essere uno che tiene a questa squadra.

C’è stato anche un altro striscione, che la riguarda direttamente: “Mr.Zhang: qualcuno ci ha già dimostrato che spendendo milioni e milioni si possono fare pesanti figure di ***, ecco…noi vogliamo vincere, non fare figure di ***”. E qua mi duole dirlo, ma dovrebbe fare attenzione alle figure che le consigliano certi acquisti, come ad esempio quello di Pepe. Certi procuratori, ad esempio, tendono spesso a fare il loro gioco, nel tentativo di realizzare un profitto personale. In questo senso l’acquisto di Joao Mario e Gabriel Barbosa si sono rivelati sproporzionati, o almeno questa è la percezione comune. Io sono per gli acquisti di giocatori giovani, sposo il suo progetto di rinverdimento della rosa con ragazzi giovani e motivati, siano essi italiani o meno, e questo anche il pubblico lo appoggia. Ha sentito con quanto entusiasmo invocavano il nome di Gabigol auspicandone l’ingresso in campo? Vede, a noi interisti basta davvero poco: basta vedere l’impegno e la voglia di fare. Lo striscione “Genoa-Inter: ve la siete giocata a morra cinese o avevate bisogno di arrotondare a fine mese?” rientra proprio in questo discorso. Di giocatori svagati in campo, che pensano solo al loro tornaconto, ormai siamo tutti quanti stufi, al punto che il mero talento non basta più. Non ci basta più.

E sono anche d’accordo col ruolo centrale che deve avere il vivaio. Ma allora, perché questi giocatori non vengono valorizzati per davvero? Perché vengono mandati a marcire in società di serie B o in squadre di Serie A che neppure li fanno giocare? E’ un investimento a perdere, di quelli che non si dovrebbero fare. Parlo ovviamente da profano in economia e finanza, ma non credo di sbagliarmi quando dico che in Inghilterra certe squadre se ne fregano di mandare giocatori in prestito da altre parti, ma li buttano direttamente nella mischia a giocarsi un posto da titolare. Penso soprattutto a Marcus Rashford, giovane giocatore del Manchester United, squadra che proprio col vivaio ha sempre fatto la sua fortuna. Ma non per guadagnare quei 2/3 milioni dai diciottenni, ma schierandoli in prima squadra. Ecco cosa mi piacerebbe davvero, signor Zhang, vedere i nostri giovani in rosa e vederli entrare più spesso, se non addirittura da titolari. In mezzo a questo marasma, quanto avrei voluto vedere un Pinamonti, un Vanheudsen, un Emmers giocare con i grandi, far ammirare al pubblico il loro talento. Certo, bisognerebbe insegnare anche al pubblico interista di non fischiare il giocatore giovane che magari sbaglia un tocco, ma questo è un altro discorso. Io sono sicuro che, di questi tempi, ogni primavera verrebbe trattato ed osannato come Gabriel Barbosa: l’interista quando dà affetto, lo dà fino in fondo, siamo molto passionali come tifosi, lo avrà già capito.

Non siamo particolarmente teneri invece con chi questa maglia non vuole sudarla, non si sente parte di essa. E con questo, vorrei riprendere il discorso aperto in precedenza a riguardo. In questa squadra sembrano esserci diverse anime. Chi magari vuole lavorare per il bene della squadra, chi vuole lavorare solo per sé stesso, e a chi invece non importa né l’una né l’altra cosa. Machiavellicamente parlando, si possono sfruttare i secondi per agevolare i primi isolando i terzi, ovvero si possono usare elementi che giocano per loro tornaconto personale per dare una mano a chi invece vuole il bene della squadra, ed al contempo si deve cercare di isolare gli elementi di disturbo. Vedere, nella partita di oggi, Icardi e Perisic mandarsi a quel paese per un cross sbagliato o un tocco errato, è desolante. E’ quello che mi angustia di più vedere una squadra disunita. Una squadra che non si supporta a vicenda, nella quale tutti sparano su tutti, pronti a saltarsi vicendevolmente alla gola, è devastante, uno spettacolo orrendo. Ovvio che non si può forzare un ragazzo ad essere amico di un altro, è normale, ma qui stanno saltando anche i cosiddetti “valori civili”. Come si può costruire un gruppo con giocatori che pensano a tutt’altro, che non hanno a cuore le vicende della società, che si sentono già arrivati, o che pensano solo a loro stessi fregandosene altamente della squadra? Come si può costruire una squadra vincente in questo modo? Semplice: non si può. Non assecondando un gruppo come questo, che fa fuori gli allenatori con la stessa facilità e disinvoltura con cui ci si cambia d’abito. Servono giocatori con dei valori, che vogliano davvero il bene dell’Inter, persone umili, determinate, da cui poi far partire finalmente un ciclo vincente. Basta musi lunghi in campo, basta con la mentalità da “è colpa sua”, come i bambini piccoli. Servono ragazzi maturi, di testa, che mettono sempre il cuore in tutto quel che fanno. E non che lo mettano solo nei social, come altri ancora.

La sensazione, signor Zhang, è che basti davvero poco per fare diventare l’Inter una squadra di vertice come è nei suoi piani. Vuole partire dai giovani? Ne sarei felice, se si creasse un ambiente pronto a difenderli, e con un allenatore in grado di farli crescere, indirizzarli e supportarli. Con al fianco una società unita e compatta, pronta a difendere i suoi tesserati e che non fa trapelare nulla all’esterno. So che basta davvero poco, ma sembra al momento un obiettivo irraggiungibile. Lo renda possibile, è un favore che da tifoso le chiedo, e credo non solo io. E vedrà, dallo stadio non si leveranno più fischi, ma solo il suono degli applausi, e secondo me, anche un gigantesco xie xie.

Sappiamo essere riconoscenti con chi fa il bene della nostra squadra. Credo al suo progetto, credo al suo impegno. Adesso lo trasli in fatti tangibili. Siamo in tanti a chiederglielo.

Cordiali saluti, Oozora.