Per lustri il Milan è stato di fatto retto da un monarca assoluto che aveva, oltre ad un'altra sequela interminabile di difetti, anche la convinzione di essere una specie di genio, in particolare sul mercato. Questo lo ha portato ad autoproclamarsi Condor per sottolineare i suoi blitz dell'ultimo minuto, di cui non aveva ovviamente alcun merito, su operazioni interstellari di mercato.

Inutile ricordare che i migliori colpi furono messi a segno da Braida, non certo da lui, e con i danari di Berlusconi. La verità sulla sua reggenza ha invece portato il Milan alla barzelletta internazionale, imbottito negli anni di non giocatori e parametri zero. Nell'occasione più unica che rara in cui la proprietà degli ultimi anni gli ha affidato 90 milioni, il nostro pollastro è riuscito nell'impresa di pagarne 60 per Bertolacci, Bacca e Adriano. Quest'ultimo regalato lo scorso anno, i primi due oggi invendibili ance per 25 milioni.

La nuova scoppiettante dirigenza, oltre al blasone internazionale ai minimi storici (grazie sempre ai due campioni di cui sopra), si trovano ora con la cassaforte (parco giocatori ereditato) pieno di tolla che non vuole nessuno e che giocoforza condizionerà le prossime operazioni in entrata. Un percorso difficile unito all'impresa di dover recuperare una credibilità che non ha attirato ad oggi i Morata, i Keita.

I nostri eroi, che non possono fare miracoli, ad oggi non solo hanno chiuso quattro ottime operazioni, ma hanno capito alla perfezione che comunicare in modo franco e chiaro è la strada migliore per catturare la simpatia e l'appoggio dei tifosi.

Quella simpatia di cui il volatile non ha mai goduto proprio per il motivo opposto.