Vincerà lo scudetto la Juventus, o forse il Napoli. Raggiungeranno la soglia dei 100 punti o la supereranno. Quattordici giornate alla fine del campionato, 42 punti a disposizione. Una stagione che verrà ricordata per il record da zero punti del Benevento per diverse giornate, per l'Italia sbattuta fuori dai Mondiali, per una FIGC commissariata e dove i giochi di potere sono ai limiti di qualsiasi grado di sopportazione umana. Una stagione che ha creato illusioni, facendo intendere un campionato equilibrato, ma dalle cinque sorelle si è passati al duetto Torino/Napoli nel giro di boa di un niente. Un niente che è quello che l'Inter rischia di portare a casa, anche se deve ad oggi ringraziare le sorti più disastrate di Roma e Lazio: solo per la loro discontinuità i nerazzurri possono ambire ad un piazzamento Champions, il massimo a cui può aspirare una squadra che ha fatto il Triplete e da quel momento è precipitata nella desolazione più totale, con una gestione made in Cina che ha creato diverse perplessità.

Se a livello di principio sarebbe giusto razionalizzare i costi, tale gestione però rischia di suicidare l'Inter prima del tempo, in un calcio dove se non spendi non vai da nessuna parte. Per non parlare del Milan, dalle spese pazze da 200 milioni di euro, alle incognite proprietarie ad una stagione recuperata sul filo del rasoio. Un campionato che ha dimostrato tutta la mediocrità del nostro calcio a livello internazionale, un campionato snobbato dai più e che a questo punto altra soluzione non ha che ripartire da zero, a partire dai nostri giovani, dai calciatori italiani, investendo nel settore giovanile, nei vivai, se non vogliamo continuare a fare la figura da zombie. Quattordici giornate e finirà l'agonia di una delle stagioni più brutte di sempre. Qualcuno, per farsi male da solo o voler continuare ad illudere, continuerà a parlare di passione, di spettacolo, di un campionato meraviglioso perchè in bilico fino alla fine. Sarà. Continuiamo a raccontarci quanto siamo belli e ci schianteremo contro il muro della testardaggine. D'altronde l'Italia non è solo la patria di Dante, Michelangelo, Zoff o Totti, o Del Piero, ma anche di quella diabolica dose di vittimismo che ci ha sempre deresponsabilizzati e favorito quel piagnisteo generale, quella via passionaria, quella sorta di martirio, che non ci ha mai aiutati a diventare un Paese migliore ma solo a distruggere quel poco di buono che eravamo riusciti a fare.

C'era una volta l'Italia, la patria del calcio. Ora il re è nudo e senza pallone, e per consolarci e vivere un minimo di normalità e genuinità, esistono per fortuna le categorie di calcio inferiori, lontane da quel mondo disastrato di vip che hanno smesso di essere giocatori per diventare attori che nuotano nell'oro fottendosene dello spirito del calcio, quello spirito che ha reso grande l'Italia nel mondo, uno spirito raccontato da vecchi e ingialliti oramai album di figurine e ricordi. Ed è sicuramente quello che faremo quando finirà questa fallimentare stagione, e si concluderà l'effetto morfina. Cioè riaprire i vecchi album dei ricordi, oppure simulare con il calcio virtuale la partecipazione dell'Italia. Sai che bello che sarà veder giocare i Mondiali di calcio senza l'Italia? Meraviglioso. Una vergogna meravigliosa, che forse ci meritiamo, visto lo stato in cui siamo ridotti.