La Lazio è forte. 
E' una squadra ben assortita ricca di campioni ed ottimi giocatori. Anche coloro che guardano solo al prezzo del cartellino per determinare il valore di un giocatore sono stati costretti a "sorprendersi" delle qualità di questa Lazio.
Anche la panchina ha dimostrato il proprio valore e il terzo posto conquistato in solitaria sono l'espressione inconfutabile dei valori sin qui espressi dal campionato (anche se bruciano ancora i cinque punti persi contro Fiorentina e Torino).
Belli, siamo belli: miglior attacco del campionato, un gioco veloce, tutto in verticale dove si ha la sensazione che tutti possano segnare da un momento all'altro. Se non c'è Immobile, ci pensa Luis Alberto, oppure Milinkovic, Parolo, i difensori e Anderson o Nani subentrati dalla panchina. 

Tutto fantastico, ma manca forse l'ultimo requisito per fare di questa bella realtà una Grande Squadra: la ferocia. Quella ferocia che ti porta a vincere perché non sai fare altro, come fosse un istinto primordiale. 
Domenica andremo a Milano a giocare contro un leone ferito, un Milan che sta annaspando in un campionato che l'avrebbe dovuto vedere protagonista. La Lazio non deve avere nessuna compassione, nessun tentennamento, deve uscire dal Meazza con i tre punti, magari conquistati con un autogoal al novantesimo, ma deve vincere.
Solo se entrerà in campo con questa determinazione potrà realmente considerarsi una Grande Squadra.