Perché intraprendere una strada in salita quando posso comodamente scendere? Perché faticare per accendere un fuoco rudimentale quando posso usare comodamente l'accendino? Perché dormire in un sacco a pelo quando posso permettermi un comodo queen-size in un cinque stelle extralusso? Retorica infinita. La comodità è la principale amica dell' incoerenza, quella matrice malevola che imbastisce un disaccordo interno tra ciò che si crede e ciò che si fa. Un rampante Kingsley Coman approdò alla Juventus a costo zero con la voglia di una nuova sfida, in un campionato nuovo ed in una società notoriamente amica ed ospitale coi cugini d'oltralpe. Giovane, rapido, interessante dal punto di vista atletico e promettente dal punto di vista prettamente tattico. Un gioiellino dal notevole prestigio futuro. Tuttavia in una stagione e poco più ha deciso arbitrariamente di lasciare la Vecchia Signora per approdare al Bayern Monaco. Nessun gioco economico, nessun procuratore da additare. La dichiarazione è di qualche giorno fa ai microfoni di un'emittente tedesca, alla quale il francesino ha confessato di aver lasciato la Juventus perché "Non giocavo nel mio ruolo naturale". Scomodità. Facciamo un gioco. Se io ho poco più di vent'anni, qual è la prima ed unica cosa che cerco di fare nel mio mestiere? La risposta - la mia, almeno - è "mettermi in mostra". Giocarmi le mie carte. Dare tutto quello che ho e fare tutto ciò che mi viene detto, dimostrando sempre qualcosa in più. Calciatore o impiegato, operaio o dirigente, in un nuovo ambiente è imprescindibile un impegno raddoppiato, quantomeno è ciò che ci si aspetta dalla gioventù che avanza e, più in generale, da un senso di professionalità ed ambizione. Diciamoci Le Cose Come Stano, in scioltezza: lunga vita a Mario Mandzukic! Il gioco da provare a fare sta proprio qui, la descrizione dell'attaccamento e della dedizione mista ad un profondo senso di sacrificio qualifica più il campione croato che il giovane galletto fuggito via. Alla soglia dei 31 anni, dopo aver dimostrato di riuscire a vincere tutto nella propria carriera, ha scelto di cambiare totalmente veste tattica in favore di un gruppo, in favore di una causa, dopo una vita intera spesa come ariete offensivo. Proprio lui che dal mondo avrebbe offerte tanto remunerative quanto interessanti, alcune piovute proprio prima del recente rinnovo di contratto. Proprio lui che rispetto a tanti altri non sarebbe tenuto, in senso assoluto, a dover dar prova di ulteriore voglia di vincere. Di quella fame agonistica che fa la differenza, in campo e in uno spogliatoio. Il buon Kingsley Coman non rappresenta la causa di tutti i mali, ne è solo l'emblema generazionale, di chi fugge anziché combattere, di chi cerca i milioni anziché un proprio posto nel presente, di chi guarda sempre al campo e troppo poco allo spogliatoio. Entità individuali che non progettano su basi solide, in contrapposizione ad una vecchiaia che cerca di farsi sempre portatrice di stimoli e motivazioni. Una strada in salita ci può donare un panorama magnifico. Accendere un fuoco con le mani può donare soddisfazione vera. Un sacco a pelo all'aperto può donarci una notte di stelle. 20enni in relax, 30enni sul pezzo. Un mondo che va al contrario. MC