E’ stato senza dubbio un finale di stagione carico di emozioni per l’A.S Roma: gli addii di Francesco Totti, probabile per lui un ruolo dirigenziale, e di Luciano Spalletti, attratto dalle presunte grandi disponibilità economiche della nuova Inter cinese, hanno suscitato numerosi interrogativi sul futuro della squadra. 

Tuttavia, il presidente Pallotta, da buon imprenditore qual è, ha sin da subito cercato di ricostruire la propria squadra senza farsi sopraffare dai sentimenti; in primis infatti ha deciso, con grande astuzia, di affidarsi ad uno dei migliori collaboratori disponibili nel panorama calcistico internazionale: l’ex Siviglia Ramón Rodríguez Verdejo, detto Monchi

Gli ottimi risultati di quest’ultimo durante la sua esperienza in Andalusia sono noti, ma ciò che ha spinto il Presidente della Roma ad affidargli l’incarico di direttore sportivo è stato il lavoro con il quale ha fatto crescere la cantera sevillana: José Antonio Reyes, Sergio Ramos, Diego Capel, Jesús Navas ed Alberto Moreno sono solo alcuni dei giocatori scoperti dal Transfer wizard from Sevilla, come lo hanno ribattezzato oltremanica. 

L’arrivo di Monchi nella Capitale sembrava presagire pure quello di Unai Emery, attuale tecnico del PSG, ma il muro eretto dal presidente parigino Nasser Al-Khelaïfi ha portato, dopo numerosi colloqui, alla nomina di Eusebio Di Francesco; si tratta di un vero e proprio ritorno, avendo indossato quest’ultimo la casacca giallorossa dal 1997 al 2001 e avendo, altresì, ricoperto il ruolo di team manager nella stagione 2005-2006.
Perché Monchi ha scelto l’ex tecnico del Sassuolo? Prima di tutto perché il 4-3-3 di quest’ultimo, sempre teso alla giocata verticale verso la porta, sembra calarsi perfettamente nell’idea di gioco del nuovo direttore sportivo; inoltre, lo stesso Di Francesco ha sempre dimostrato una grande attitudine nel lavorare con i giovani: non a caso Lorenzo Pellegrini, già allenato con successo dal “turbo” di Pescara, è prossimo al ritorno presso il centro sportivo di Trigoria.
Tuttavia, le restrizioni imposte dalle regole del Fair Play finanziario stanno limitando, e non poco, l’operato della proprietà americana sul mercato: infatti, dopo i numerosi affari, spesso sbagliati, di questi ultimi anni, Pallotta si è trovato costretto a cedere alcuni dei pezzi da novanta della squadra per poter aggiustare il bilancio.

Il primo a fare le valigie, destinazione Liverpool, è stato l’egiziano Mohamed Salah; quella di quest'ultimo, grazie ai 45 milioni stanziati da Klopp, rappresenta  la cessione più onerosa nella storia del club giallorosso. Inoltre, gli esperti di calciomercato danno ormai per imminente la conclusione dell’affare con lo Zenit di Mancini, che vedrà Manolas e Paredes in Russia e ben 65 milioni di euro nelle casse capitoline. 

Si preannuncia una vera e propria rivoluzione andalusa nell’Urbe, ma basterà la competenza di Monchi per placare gli animi di una tifoseria calda e ad oggi insoddisfatta come quella romanista?
Saranno pronti Nainggolan e Strootman, ricoperti d’oro dal proprio presidente, ad assumere un ruolo ancor più importante nell’organico? Sapranno adattarsi al calcio italiano e alla realtà giallorossa Hector Moreno (autore finora di ben due gol nella Confederations Cup), Karsdorp e gli altri giocatori che varcheranno i cancelli di Trigoria?

Tantissimi, forse troppi, gli interrogativi che si celano alle spalle della nuova dirigenza tecnica, ma solo il tempo sarà giudice del suo operato.
Volendo esprimere una personalissima opinione, credo si dovrebbe continuare a lavorare sulla strada intrapresa con il ritorno di Lorenzo Pellegrini: dare maggiore spazio ad un vivaio che, negli ultimi anni, ha ottenuto numerosi successi. 

E voi, cari lettori, avete fiducia in Monchi e Di Francesco? Pensate che la Roma possa migliorare quanto fatto nella passata stagione sotto la guida di Luciano Spalletti?


Un saluto

M.M