Da bambino amavo guardare alla televisione piú partite possibili, finché non crollavo esanime sul divano. Che fossero partite italiane, di Milan, Juve o Inter, oppure di calcio estero, per me non faceva alcuna differenza. Non chiedetemi il perché, ma quando mi imbatto nelle immagini di Kaká con la maglia rossonera, la mia mente non può fare a meno di riesumare un Ancona - Milan della stagione 2003/2004. Misteri della reminiscenza infantile.

Dopo essermi rivisto gli highlights di questo 0-2 senza storia (per la cronaca, doppietta di Shevchenko), un'improvvisa e fulminea domanda ha squarciato il mio quieto vivere: che fine ha fatto l'Ancona Calcio? 

Nessuna sorpresa nel constatare che questa gloriosa società sia recentemente scomparsa dai radar del professionismo; sono rimasto viceversa di stucco, alla notizia che il club è ripartito dalla Prima Categoria marchigiana. ​​​​​​

La stagione conclusasi lo scorso maggio ha visto l'Ancona finire all'ultimo posto del girone B di Lega Pro. Retrocessione, quindi, ma non solo: fidejussioni mai versate, stipendi congelati e conti profondamente in rosso hanno costretto la società a dichiarare bancarotta. Chi ama i biancorossi è corso subito ai ripari, tentando qualsiasi opzione pur di salvare un club che in più di cento anni di storia ha visto per svriati anni il proprio nome iscritto negli almanacchi del calcio professionistico. Ma la storia, da sola, non basta. 

​​​​​​Proprio nel momento in cui la più bieca delle ipotesi stava per farsi largo - la mancata iscrizione ad un qualsiasi campionato dilettantistico, il che portava all'inevitabile e inappellabile scomparsa - nel settembre di quest'anno l'imprenditore Stefano Marconi, fondando "l'Unione Sportiva Anconitana A.S.D." e garantendosi l'imprescindibile appoggio del comitato marchigiano della F.I.G.C., inietta nelle vene degli anconetani nuova linfa, dando loro rinnovata fiducia.

Il nuovo sodalizio, grazie al nullaosta della Federazione Italiana, consegue la possibilità di continuare la tradizione sportiva del vecchio club, ottenendo per giunta da esso la gratificazione di toccare con mano trofei, cimeli e soprattutto lo storico marchio col cavaliere biancorosso. 

Ma le sorprese per gli amanti del vintage non finiscono qui. Passando in rassegna la rosa della novella Anconitana, l'occhio non poteva non cadermi sul nome di un centravanti che ha fatto la storia del calcio italiano: Salvatore "Vipera" Mastronunzio. 

Dopo aver già vestito in passato la casacca dei "Dorici", la Vipera ha deciso di sposare l'ambizioso progetto di risalita del club, e quanti hanno storto il naso di fronte ad una notizia tanto sorprendente si sono dovuti ricredere, al cospetto di un Mastronunzio in perfetta forma e deciso a seppellire, a suon di goal, un passato travagliato, fatto di denunce e viaggi in tribunale a causa del Calcioscommesse.

L'Anconitana sta rispettando i favori del pronostico, mietendo tutte le altre squadre, che nulla possono dinanzi ad una società che, tra sponsor e utilizzo del capiente stadio "Del Conero",​​​​​ ha a disposizione un fatturato inimmaginabile a queste latitudini. Laddove compagini come lo Staffolo o il Borgo Minonna riescano pure a resisterle, ecco sopraggiungere la Vipera che, strisciando tra le maglie della difesa avversaria, le finisce col suo veleno: 14 reti in 15 apparizioni dimostano che Mastronunzio, nonostante l'età, meriti ben altri palcoscenici.

Il presidente non nasconde una certa ambizione, e io immagino che un giorno, molto lontano, mi possa gustare nuovamente un Ancona-Milan, sperando che questa volta il risultato possa essere diverso e che i "Biancorossi" concludino la stagione con un bottino maggiore rispetto ai tredici punti di quell'esperienza, ancora oggi record negativo di tutti i tempi in Serie A. Ma, mi raccomando, non ditelo a Mastronunzio.