"Nel calcio, le vittorie sono sempre il prodotto del merito di tanti. Allo stesso tempo le sconfitte, soprattutto quelle più dolorose, non si possono spiegare con una sola verità"

Queste, le ultime parole rilasciate dall'ormai ex Ct della nazionale Giampiero Ventura.

Un'esperienza, quella sulla panchina azzurra, che per come si è sviluppata, linierà per sempre la reputazione dell'allenatore genovese, che nonostante la buona uscita incassata dopo la chiamata di addio, per ciò che ne concerne del suo ruolo, continuerà a sognare quel muro di maglie gialle, che non siamo riusciti a sfondare.

Un incubo, che scuote il sonno di tutti gli italiani; un'intera nazione a raccolta, alla ricerca di certezze, che però al momento appaiono come i celebri orologi di Salvador Dalì: si sciolgono, scivolando su se stesse.

Agli occhi di ogni buon osservatore, che ha guardato i due match disputati contro la Svezia, sembra chiaro affidare tutte le responsabilità al Ct: non eravamo messi bene in campo, non sono state fatte le adeguate sostituzioni, così come le scelte sbagliate dei giocatori da mandare titolari.

Ma siamo davvero certi che sia davvero tutto così chiaro e cristallino, e che nulla sia stato astutamente sotterrato, o nascosto agli occhi della critica?

Dalle parole di Ventura si possono estrapolare diverse interpretazioni, e ahime vi invito a riflettere su due possibilità.

Nella "migliore" delle ipotesi, l'ex tecnico di Bari e Torino, vuole coinvolgere nell'aspra critica ricevuta in questa giorni, anche gli altri responsabili del naufragio, quali gli addetti ai lavori (i giocatori), e quei famosi superiori, che hanno avuto il celebre onore di sceglierlo nell'incarico. In questo caso, non ci sarebbe da stupirsi, visto che si tratta di una reazione tipica di un uomo in difficoltà, che cerca di trovare attenuanti alle proprie colpe.

Ma se così non fosse? Andiamo alla "peggiore" delle ipotesi, quella che ha una bella matassa di mistero avvolta intorno, e della quale si sa ben poco, o quai nulla, che riguarda un sistema "marcio", quello del calcio italiano, che magari potrebbe avere qualcosa da nascondere; un qualche ingranaggio, fatto di meccanismi che non lavorano alla luce del sole, e che ci tengono a rimanere nell'ombra.

Non si può affermare che esista più di una verità: è un affermazione ambigua, che lascia perplessità nella mente di chi la riceve come messaggio, e noi italiani non abbiamo bisogno di questo. Avremmo bisogno di chiarezza e trasparenza, di UNA e inequivocabile verità, e non di una serie di interpretazioni diverse tra loro, che non fanno altro che rendere ancora più in decadenza, una condizione già disastrosa.

Queste sono solo congetture, forse assurde alla visione netta di qualcuno, ma sono convinto, che solo il tempo, freddo giustiziere, che ha l'arduo compito di calare il sipario sullo spettacolo di tutti gli uomini, saprà svelarci quell'unica verità di cui abbiamo bisogno.