Al tempo del 6-0, quello con la doppietta di Comandini, per intenderci, Severgnini scrisse all'incirca questo: "Questo 6-0 si ricorderà non come la vittoria del Milan, ma come la sconfitta dell'Inter, cosicchè nessuno parlerà del Milan, ma sempre e solo dell'Inter". Ecco, è riciclabile anche dopo questo 2-2. Nessuno parlerà del pareggio del Milan, nessuno parlerà di Zapata, ma tutti parleranno dell'Inter che si è bruciata due punti nell'arco di un tempo di recupero, e in questo modo si continuerà a parlare dell'Inter in ogni caso.

Bene, adesso veniamo alle note dolenti. Non che quelle di prima non lo fossero.

L'Inter ha buttato una partita che pareva già ampiamente vinta pur non convincendo appieno, specie nel secondo tempo. Inutile appellarsi alla sfortuna, non esiste, e proprio per questo criticavamo Mazzarri e il suo solito, trito e molesto disfattismo cosmico. Inutile appellarsi al tempo di recupero, che è stato rispettato contando le perdite di tempo. Inutile appellarsi alla scarsa qualità dei nostri terzini, questa la conosciamo già. Non è su questo che voglio puntare il dito. Semmai, voglio puntare il dito su Pioli.

Ebbene si. Dopo averlo difeso, dopo che fui uno dei pochi a chiedere la sua conferma per l'anno prossimo, oggi sono in mezzo al nutrito gruppo di chi vorrebbe vederlo andare via a fine stagione. Non prima, tanto ormai la stagione è andata, quindi non c'è davvero niente per cui lottare. Con le squadre che inseguono, col calendario che abbiamo, e col Milan che col cavolo che perderà punti (mi perdonerete questa sensibile caduta di stile), non riusciremo a tenere manco il piazzamento UEFA. E non per la sfortuna, ma perchè non vedo segnali positivi. L'ondata benefica che sembrava aver portato il tecnico si è già dissolta come neve al sole, ma va detta una cosa. La tomba se la è scavata lui da solo, con le sue stesse mani. Oggi, addirittura per ben tre volte.

1) Prima sostituzione: Fuori Perisic, dentro Eder. Il cambio più telefonato della storia del calcio, visto che Pioli con Eder sembra avere un rapporto di amore-amore. Non esiste che non faccia entrare l'italo-brasiliano. Al costo di togliere un Perisic che comunque pareva assolutamente in partita, che difendeva, che si è fatto quella fascia più e più volte, e che sopratutto non accusava stanchezza nè (stavolta) c'era la scusa del leggero infortunio. Un cambio di affezione, come quando entra il figlio dell'allenatore nelle partite tra bambini: non entra perchè può dare qualcosa in più, non entra perchè è forte, non entra perchè si è fatto male qualcuno, non entra perchè porta il pallone. Entra perchè deve entrare. Perchè così deve essere. Come un dogma religioso, un mantra da recitare. Entra Eder, entra Eder, entra Eder. Riuscendo a fare due falli di mano in mezz'ora. Però ehi, è Eder. Con questo cambio, Pioli si è giocato per l'ennesima volta la faccia.

2) Seconda sostituzione: Fuori Joao Mario, dentro Murillo. Proprio quando serviva tenere il baricentro alto dato che il Milan stava prendendo sempre più fiducia, Pioli fa la mossa del vigliacco, del coniglio e dell'arrendevole: issa la bandiera bianca. "Tutti sottocoperta ragazzi, c'è da affrontare il mare grosso!", questo è il messaggio che ha mandato. Togliere Joao Mario, che oggi a mio parere stava giocando davvero una bella partita, piena di spunti, di voglia di fare e di grande impegno, è stata la scelta che ha fatto svoltare la partita. Si sa che Murillo ormai è l'ombra di sè stesso, che combina un sacco di errori e che l'apporto che può dare in difesa è pressochè nullo. Con Joao Mario in panchina, Pioli ha lasciato dichiaratamente il pallino del gioco nelle mani dell'attacco del Milan. Dell'attacco, del centrocampo, della difesa, di tutto. E tutto per cosa? Per la sua dannata, provincialissima scelta di chiudersi in difesa, cosa che non si deve fare mai, in questi casi. Con questo cambio, Pioli si è giocato la dignità.

3) Terza sostituzione: Fuori Candreva, dentro Biabiany. Quando, in un articolo di calciomercato.com, si ventilò la possibilità di fare giocare Eder al posto di Candreva, io scrissi questo, in risposta ad un utente: "Gli unici sostituti per ruolo a destra sono Gabriel Barbosa e Biabiany.". Sto arrivando già all'autocitazionismo, dopo reciterò il mea culpa. Ma torniamo al discorso. Quell'elenco lo feci in rigoroso ordine di importanza tecnico-tattica, come credo farebbero tutti rispondendo alla domanda "Chi sono gli esterni destri offensivi dell'Inter?". Biabiany non è un calciatore, non più, è una vecchia gloria del triplete che abbiamo riportato in rosa dopo i problemi cardiaci e il suo mancato passaggio al Milan. Insomma, una sorta di gesto di carità nei suoi confronti, aiutare un ex calciatore buono solo a correre, senza la benchè minima tecnica o il benchè minimo stile. Uno che deve stare in panchina, andare alle serate benefiche, da mandare quando serve un calciatore dell'Inter per presenziare a qualche evento, stop. Non come giocatore da schierare in campo, ma come mascotte. Sul 2-1 a nostro favore, Pioli decide di mettere in campo lui. Ora, c'è chi mi dirà "E tu avresti messo Gabigol? Quello non difende!". Invece Biabiany è famosissimo per le sue eleganti doti difensive, per la classe, pr l'intelligenza tattica, vero? Quella che avrebbe dovuto avere nel momento in cui pensato di tirare in porta, anzichè perdere tempo andando verso la bandierina, come fanno i giocatori intelligenti che vogliono conservare il risultato. Però per Pioli, il terzo cambio doveva essere quello: togliere un esterno d'attacco per mettere un esterno d'attacco, dopo che prima ha tolto Joao Mario per mettere un difensore centrale. Senza un senso logico, senza una idea in mente, senza neppure avere uno straccio di cognizione tattica. Ha messo l'ultimo chiodo nella sua già irta bara. Con questo cambio, Pioli si è giocato la professionalità. Con questo cambio, Pioli si è giocato l'Inter. Spero.