In una sola giornata di agosto abbiamo potuto assistere a due partite memorabili: la finale di Supercoppa italiana e al primo turno di quella spagnola. Nella prima, la Juventus è stata sconfitta per 3-2 da una Lazio ottimamente messa in campo dal suo Tecnico Simone Inzaghi. Il risultato non è quasi mai stato messo in discussione. I biancazzurri hanno dominato la sfida per ottanta minuti segnando due gol con Immobile (uno su rigore e uno con un bellissimo colpo di testa) prima di avere una decina di minuti di blackout nei quali Paulo Dybala riapre la gara su punizione e su rigore (barriera schierata male nel primo caso e non del tutto convincente sgambetto ad Alex Sandro; tra le due marcature assistiamo increduli a una reazione di Pjanic non sanzionata a dovere da un arbitro ancora una volta non all'altezza dell'incontro). Quando mentalmente eravamo proiettati sui supplementari e su una beffa che poteva finire sulle spalle di una Lazio colpevole di aver fatto scendere illivello di attenzione tropo presto, Jordan Lukaku si inventa una discesa sulla mancina e serve un assist d'oro al giovane Murgia che realizza il gol vittoria prima dello scadere del tempo regolamentare. Emozionante partita perché ha preso a pugni tutte le nostre certezze e le ha rimesse in gioco continuamente.

Barcellona Real Madrid, gara d'andata della Supercoppa spagnola, ha avuto 45 minuti di calcio favolosi. Iniziano le danze con un'autorete di Piqué (il marito di Shaquira, per intenderci). Poi, accade qualcosa di incredibile. Il Barcellona pareggia con un rigore assolutamente inventato dall'arbitro (con l'aiuto dell'uruguaiano Luis Suarez che Chiellini e noi italiani conosciamo benissimo). Mentre il Barça preme per raggiungere il vantaggio il Real vola in contropiede con Cristiano Ronaldo che si beve Piqué (sempre lui) con una finta e piazza il pallone all'incrocio dei pali. I nervi saltano e l'arbitro non punisce nessuna rissa (tante, troppe) che si scatenano in campo ad ogni azione da gioco. Alcune di esse sono così plateali che sembrava di assistere ad una partita dilettantistica. Non è finita, però. CR7, appena ammonito per essersi tolto la maglietta per festeggiare il suo gol, casca in area spinto giù da Samuel Umtiti. Altro giallo (per simulazione) ed espulsione. Il portoghese spinge l'arbitro e questo gli costerà una maxi squalifica. Ridotti in dieci uomini sembra che per il Real sia finita e la remuntada blaugrana ad un solo passo. Invece... Invece accade che Marco Asensio viene servito al limite dell'area con un contropiede smarcante a due tocchi ed esplode un sinistro all'incrocio. 3-1 per i blancos e tutti a casa. Emozionante partita perché ha preso a pugni tutte le nostre certezze e le ha rimesse in gioco continuamente.

Questi due incontri mi hanno fatto ricordare una partita che per me assume un valore molto speciale. Era l'anno della stella. Il Milan allenato da Nils Liedholm si avviava a vincere il suo decimo scudetto e uno degli ultimi ostacoli al raggiungimento di questo obiettivo era il derby stracittadino con l'Inter. Questa partita si giocò il 18 marzo 1979. I primi 45 minuti furono drammatici. I nerazzurri segnarono con Gabriele Oriali e raddoppiarono con Altobelli. Risultato parziale: 2-0 per l'Inter. Inizia il secondo tempo e Alessandro Altobelli si invola in area prima di essere steso da Franco Baresi. Sul dischetto si confrontano Spillo e Ricky Albertosi. L'attaccante calcia e il portierone para. Stupendo. Se non mi è venuto un infarto quel giorno penso che non capiterà mai più. A meno che non succeda dell'altro. Peccato, trascorrono i minuti e il dominio territoriale rossonero non procura un granché. Ci avviciniamo alla fine della gara. Mancano dieci minuti al termine e il nostro mediano (Walter De Vecchi) si inventa una rasoiata secca dal limite che uccella Ivano Bordon. Siamo 2-1. Peccato. Raramente una partita di quel periodo (italia-Germania a parte) che arriva ai minuti conclusivi si rimette poi in gioco. L'Inter difende bene. E' difficile passare con cross sulle fasce o colpi di testa. Ci vorrebbe un miracolo. A due minuti dal termine della gara, Walter De Vecchi, sempre lui, carica tutta la sua rabbia in un tiro velenoso che entra in porta nello stesso identico modo del precedente. Un tripudio. La tempesta perfetta si era consumata. Lo stadio era ammutolito (i nerazzurri giocavano in casa) mentre in campo i rossoneri si caricavano per l'insperato risultato. Sarebbe stato ancora più bello se De Vecchi avesse segnato un terzo gol ma il calcio è così. Dispensa emozioni con regole che noi umani non conosciamo. Inter Milan 2-2 è stata un'emozionante partita perché ha preso a pugni tutte le nostre certezze e le ha rimesse in gioco continuamente.

E' il Calcio. E' la tempesta perfetta. E' il motivo perché ci appassioniamo a seguire le gesta di 22 atleti in calzoncini in un rettangolo di prato. Ben vengano queste emozioni anche se, invecchiando, mi permetto di suggerire al Dio del Calcio che mi accontenterei anche di una partita più semplice, magari vinta dal Milan per 1-0 con un gol all'ultimo secondo di gioco. Non si sa mai...