Stanotte, con il pareggio contro l'Honduras, la Costa Rica ha centrato il pass per i Mondiali che si svolgeranno in Russia dal prossimo giugno. Un risultato, quest'ultimo, centrato con una giornata d'anticipo dalla chiusura del girone di qualificazione, sebbene sia comunque frutto di una solida organizzazione e di una lungimirante programmazione da parte dei vertici federali del piccolo lembo di terra centroamericano. 

Tra i grandi protagonisti del Nuovo Corso di successi costaricensi - oltre a campioni di vecchio lignaggio come il portierone del Real Madrid, Keylor Navas, e il centrocampista offensivo dello Sporting Lisbona, Bryan Ruiz - troviamo una moltitudine di calciatori più o meno giovani che presentano tra di loro un minimo comun denominatore evidente: giocano (quasi) tutti nella Prima Divisione della Costa Rica, nel campionato di casa.

​​​​​​Nulla di sorprendente in questo, mi direte, né a maggior ragione può destare meraviglia il fatto che le squadre svolgenti il ruolo di "fucina per la Nazionale" si contino sulle dita di una mano, e che siano per giunta quelle che dalla notte dei tempi si spartiscono trofei e coppette varie: il Deportivo Saprissa - il cui stadio soprannominato "La Cueva Del Monstruo" la dice lunga sull'influenza che il Club più titolato esercita da decenni in Costa Rica - oppure l'Alajulense, altra società ultracompetitiva con sede nella "Città dei Mango", Alajuela, ma anche l'Herediano, "El Glorioso", che può vantare ben 22 campionati in bacheca. Una squadra in particolare, però, attira su di sé le attenzioni di molti, soprattutto alla luce delle stravaganti dicerie che circolano sul suo conto: sto parlando del Club Sport Cartaginés Deportiva.

Questo storico club costaricense - il primo ad essere ivi fondato nel lontanissimo 1906 - fu dato alla luce da due giovani amici canadesi stabilitisi nella tanto piccola, quanto affascinante e progredita economicamente, città di Cartago, il cui nome è un evidente richiamo alla leggendaria civiltà africana di Cartagine. Nei primi decenni dalla fondazione i risultati non tardarono ad arrivare, compresi tre Scudetti, l'ultimo dei quali nel 1940; da lí in poi, il buio più totale. Una caterva di secondi e terzi posti, dietro le acerrime rivali di sempre, conditi da un buon numero di figuracce anche in campo internazionale, ha fatto storcere il naso ai caldissimi ed esigenti supporters cartaginesi, che hanno incominciato ad indagare a fondo sui motivi di tali fallimenti. Ciò che ne hanno dedotto ha dell'incredibile, soprattutto perché frutto di quelle superstizioni nelle quali spesso (ahimè) gli uomini scivolano, in primis quando non trovano risposte certe ai propri quesiti. 

​​​La prima di queste bizzarre leggende é datata 1940 e narra del prete della "Basílica de Los Àngles, il quale, sconvolto per l'irruzione da parte dei calciatori in quel luogo divino - ubriachi e al galoppo di cavalli (sì, avete capito bene, cavalli!) festeggianti quell'insperato successo, abbia scagliato loro una feroce maledizione. ​​​​E, da quel fatidico giorno, il Cartaginés non ha più vinto neppure un campionato. Coincidenze? Io non credo. Sulla falsariga di questo anatema sacerdotale, gira anche un'altra clamorosa diceria: qualcuno, all'atto della fondazione del Cartaginés, ha sepolto una bambola voodoo, vestita ad hoc con i colori sociali della squadra, sotto lo stadio del club, il celebre "Estadio José Rafael "Fello" Meza Ivankovich" (dal nome del più grande calciatore non solo del Cartaginés, ma anche di tutta la Costa Rica.). Se la storia del prete era già di per sé bizzarra, quest'ultima sulla bambola sconfina nella pazza più totale.

Si dice che Scipione l'Emiliano - il conquistatore romano dell'africana Cartagine - sia scoppiato in lacrime di fronte alle rovine di quella città che egli stesso aveva distrutto, al pensiero che la medesima sorte sarebbe un giorno toccata alla sua Roma. Non vorrei che, un giorno, pure i tifosi del Cartaginés, rimuginando su queste superstizioni da loro stessi diffuse - le quali non portano a nulla di buono, distogliendo l'attenzione dalle vere problematiche che flagellano lo storico club costaricense da anni - possano scoppiare in un fragoroso pianto vedendo le rovine della propria squadra del cuore.