San Siro pieno in un giorno festivo, magari anche carico di significati sociali e storici.
Una partita che piazzata a fine aprile o maggio rappresenterebbe forse la sfida cruciale in cui giocarsi tutto. Patos, emozioni, tanti tifosi che in un giorno di festa riempirebbero quel catino leggendario dell'unica città fino ad oggi che vanta due squadre che hanno alzato al cielo la Coppa dalle grandi orecchie. Certo, noi molte più volte di quelli là.

Uno spot impareggiabile per il nostro calcio, tanto più che gli altri campionati hanno già quasi detto tutto. Invece che ti combinano quelli là? Si mettono a fare gli azzeccagarbugli.
La partita si giocherà in un giorno feriale. Lo stadio sarà mezzo pieno. Eh ma loro sono furbi...
Ci dovremo giocare la partita subito dopo la trasferta al 'Gobbo' Stadium con pochi giorni di riposo. Che società mediocre hanno i poveri interisti.
Le possibilità del Milan di andare in Champions sono le medesime del celeberrimo cammello della parabola. Eppure invece di dare smalto e lustro massimo ad una sfida così preferiscono micragnare sui presunti vantaggi di calendario.

Non è un caso se rimarrete in eterno la seconda squadra di Milano. Certo, contano trofei e vittorie, ma alla seconda squadra di Milano manca l'epica delle vittorie memorabili, delle sconfitte devastanti. Loro avevano Darko Pancev, noi Van Basten. Noi Pirlo, loro Gugliempietro.
Noi amiamo l'epica, la leggenda. Loro al massimo uno spritz a San Babila.