Certe partite non si vincono col bel gioco, ma con la testa. Questo è stato il segreto della Juventus nella magica serata del San Paolo. Ieri Allegri ha messo da parte le cose leziose e ha badato al sodo: fregandosene del possesso palla, ha stretto gli spazi tra le linee per impedire gli inserimenti senza palla delle ali e delle mezzali napoletane e tanto è bastato perché il sarrismo si incartasse su sé stesso. È stata la stessa tattica usata dall'Inter di Spalletti.
La Juventus ha fatto notevoli passi avanti nell’ultimo mese. Ha ritrovato la voglia di lottare e con essa quella solidità difensiva che è sempre stata il suo marchio di fabbrica. Al San Paolo si giocava l’intera stagione: una sconfitta l’avrebbe precipitata a -7 dalla vetta, ora si trova a -1 (in attesa di Inter-Chievo).

Finora Insigne & C. hanno dato il meglio di sé contro squadre di basso livello, che dopo aver subito il primo gol si sono liquefatte come neve al sole. Anche ieri hanno esibito pressing alto, palleggio, inserimenti senza palla e triangolazioni in velocità con palla bassa. Non è bastato, perché avevano di fronte un avversario che non ha tremato, non si è scomposto, non si è distratto e alla prima occasione ha colpito. Di fronte a difficoltà inattese, i ragazzi di Sarri si sono persi. In pratica dal 60° minuto non hanno più giocato a calcio: sono caduti prigionieri dell'ansia, della paura di non farcela. La Juve, invece, è rimasta in partita per 94 minuti.

Non è un caso che ogni volta che ha incontrato una squadra di alto livello, il Napoli ha fallito: con il Manchester City ha perso 2 volte su 2, mentre contro Juve e Inter ha fatto 1 solo punto davanti al suo pubblico.
Sarri dovrà lavorare parecchio sulla testa dei suoi giocatori. In un campionato dove la differenza tra le big e le altre squadre è così marcata, gli scontri diretti possono risultare decisivi.