L'imperioso stacco di testa di Koulibaly s'insacca, inesorabilmente, alle spalle delle certezze della Juventus ed ora minaccia i torinesi ad un secondo posto che sa di sacrilegio. Già, si può anche classificarsi come secondi della classe; vallo a spiegare a loro che da sei anni a questa parte fatto altro che primeggiare. D'altronde a chi non piacerebbe il dolce sapore della vittoria, specie quando essa ti crea dipendenza. I sintomi comportano il costante bisogno della tua dose di successo e di vera e propria fame senza la quale poter andare avanti. 

Ma cosa succede quando le certezze iniziano a crollare? Che succede quando un'arrembante armata avanza contro di te? In questo momento si stabilisce il confine tra il lusso della vittoria e lo squallore della sconfitta. Si tratta di una questione psicologica, in conseguenza anche di abitudine e quindi esperienza, in tal caso, alla vittoria. Ti dà sicurezza, è vero, ma anche un pizzico di rovinosa presunzione che ti porta al sottovalutare gli eventi e la loro importanza. Una distrazione, un'occasione gettata alle ortiche o un pacchiano errore ti sviano dai tuoi obiettivi in un batter d'occhio. E scopri così che anche il tuo fortino si trasforma nella tana dei lupi. Proprio la base della tua egemonia viene espugnata da chi non ti aspetti sia tanto presuntuoso da disobbedire alle tue leggi morali. Eppure nelle ultime sei annate avevano sempre perso, perchè non dovrebbero arrendersi pure alla settima? Il pericolo era tangibile, ma il condottiero ha fatto le scelte sbagliate ed a pagarla è il popolo.

Da un ipotetica situazione di stallo, in caso di pareggio, si è passati ad una sconfitta che sancisce come il confine tra vittoria e sconfitta sia largo solo un punto e non quattro. In conseguenza di ciò il popolo della Vecchia Signora, orgoglioso e fiero quanto i loro beniamini, (ri)scoprono uno stato d'animo per alcuni sconosciuto: la paura dell'essere sconfitti. Una situazione che rimarca annate che paiono lontane, oscurità e stati di mediocrità.
A Buffon e compagni il ruolo di candele nell'attuale oscurità, nella speranza che la bramosia del successo faccia la sua parte anche stavolta.