La "Regola dell'amico" cantata da Max Pezzali aveva come tema un argomento estremamente diverso da quello che intendo, ma il concetto che sto per esprimere è molto congruo al titolo del famoso tormentone.
L'amico in questione non è una persona innamorata e quasi mai contraccambiata, bensì è un soggetto che può vantare un legame con certa gente e con determinati modi di vedere (anche politici) da cui trarre profitto personale.

Così, ben prima di Tavecchio, avevano agito Abete ed Albertini, consegnando la Nazionale in mano a Prandelli, il quale, più predisposto alla moralizzazione del prossimo anziché all'aspetto puramente tecnico-tattico, badava principalmente alla redenzione dei vari Balotelli e Cassano e non all'Italia come gruppo, come squadra, come rappresentante di un intero Paese che di calcio si nutre.
Per non parlare di Donadoni, altro ex C.T. giunto alla guida degli azzurri senza meriti particolari, se non quelli di una amicizia di lunga data con coloro che ne rappresentavano i vertici.

E vogliamo invece parlare di Di Biagio? Essere un ex giocatore di livello non è detto che possa diventare anche un allenatore di successo. A lui è stata affidata la preziosissima Under21, che, come da tradizione, può esibire gioielli non comuni a tutte le altre selezioni giovanili: Bernardeschi, Caldara, Donnarumma, Rugani, Cutrone, Chiesa, Baselli, Benassi e molti altri che ora sarebbe impossibile citarli tutti. Calciatori giovani e quasi tutti titolari nei propri club d'appartenenza, ma utilizzati in azzurro in modo pessimo e infruttuoso.

Non era forse più opportuno consegnare la Nazionale del domani in mano a professionisti da sempre in diretto contatto coi settori giovanili? Per l'under 21 c'è bisogno di un allenatore che sappia stare a contatto con i giovani, magari senza avere nomi altisonanti, che usino il giusto bastone, e quando la meritano anche la carota. 
La mia proposta per l'Under21 di domani è l'attuale tecnico della Spal, Leonardo Semplici, di cui si ricordano le gesta ai tempi della Primavera della Fiorentina: tatticamente impeccabile, ottimo motivatore, incommensurabile comunicatore.

Ma nella "Terra dei cachi" ciò non è possibile; qui è necessario stringere le mani opportune per raggiungere determinati livelli, che, seppur ampiamente meritati, vanno sempre a finire ad appannaggio di altri.

Adesso non ci resta che attendere le dovute dimissioni di Ventura (e magari anche di Tavecchio), per poter ripartire dai giovani italiani di talento, con alla guida di questi un timoniere navigato, vincente e, possibilmente, anche meno arrogante e presuntuoso del C.T. che ha condotto l'intera Nazione al tracollo sportivo.