La Juventus ha sempre avuto un unico grande problema. No, non mi riferisco alle troppe finali di Champions buttate via - che pure ci sarebbe da scriverne un'enciclopedia. Mi riferisco all'eccessiva sicurezza che spesso sfocia nell'alterigia. E mi riferisco, soprattutto, alla cattiva abitudine di pavoneggiarsi riguardo ai futuri (possibili) trofei. Trofei che diamo per certi. Perché ci sentiamo superiori. Ok, abbiamo capito che siamo forti. Talmente forti che quest'anno siamo l'unica squadra europea in corsa su tutti e tre i fronti. Talmente forti che Marotta prima della partita con la Roma snocciola ai cronisti di quanto l'ambiente Juve sia diverso dagli altri. Talmente forti che il 21 maggio abbiamo già organizzato la festa scudetto con tanto di percorso autobus tracciato e cantanti al seguito (dovrebbe venire Gabbani che magari si porterà dietro anche la sua scimmietta). Talmente forti che ci siamo detti: adesso andiamo a vincere lo scudetto in faccia ai romanisti a casa loro. Talmente forti che a dicembre voliamo a Doha per farci una passeggiata contro il Milan. Talmente forti che quest'anno non abbiamo ancora vinto un fico secco. Talmente forti che non vinciamo in Europa da 21 anni. Per me questo è un incidente di percorso. Ma perché resti tale, magari evitiamo di andare in giro a raccontare i nostri trionfalismi. Trionfalismi che in genere paghiamo a caro prezzo in coppa nella partita singola. Sì, soprattutto in Europa. Ma almeno per stasera vorrei evitare di parlarne.