La partita non è ancora finita: forza Seraing

Si aspettava per la mattina di giovedì la sentenza della Corte d’Appello di Bruxelles sulla denuncia presentata dal club belga Seraing insieme al fondo d’inversione Doyen Sports contro il divieto sancito dalla FIFA dei fondi d’investimento (i TPOs, Third Party Ownership) nel calcio. Secondo i ricorrenti tale proibizione non è la soluzione e contrariamente sperano in una legalizzazione e precisa regolazione di diritto sportivo dei TPOs; in più sostengono la necessità che qualsiasi persona o ente possa investire nel calcio come in qualsiasi altro settore della società. Prima di parlare del caso belga è necessario distinguere tra diritti federativi e diritti economici, distinzione fondamentale in tema di fondi d’investimento.

I diritti federativi sono quei diritti che nascono dall’iscrizione di un giocatore nella corrispettiva federazione nazionale e di cui possono esserne titolari solo i clubs proprio perché sono gli unici che possono tesserare un giocatore. In base al contratto di lavoro tra il club e il giocatore, più l’iscrizione nella federazione, nasce l’obbligo per il giocatore di competere solo in nome di una squadra alla volta. Dall’altro lato i diritti economici non sono altro che la vertente economica dei diritti federativi, cioè quei crediti che nascono dalla futura rivendita del giocatore; inoltre dato che il club è titolare dei diritti federativi dovrebbe poter essere libero di vendere i diritti economici del giocatore a un terzo, come un fondo d’investimento.

Dal punto di vista giuridico, la cessione dei diritti economici dei giocatori sancita dalla FIFA non è altro che una cessione di crediti futuri pienamente legale nell’ordinamento giuridico ordinario. L’articolo 1260 del codice civile italiano parla infatti di cessione di crediti futuri (“Il creditore può trasferire a titolo oneroso o gratuito il suo credito, anche senza il consenso del debitore, purché il credito non abbia carattere strettamente personale o il trasferimento non sia vietato dalla legge”), articolo che potrebbe essere benissimo applicato ai TPOs nel calcio, in quanto il credito non è personale poiché i diritti economici appartengono al club e non alla giocatrice e non è vietato dalla legge. Il divieto stabilito il primo maggio 2015 arriva infatti dalla FIFA che è un’associazione di diritto privato che gestisce il calcio a livello internazionale; la FIFA non è un ente di diritto pubblico, non è un tribunale che emette sentenze pubbliche come la Corte di Giustizia dell’Unione Europea per fare un esempio.

La stessa operazione economica effettuata dai fondi d’investimento nel calcio viene realizzata dalle banche attraverso i prestiti che possono essere personali o finalizzati e che devono essere restituiti più gli interessi. Stesso discorso può essere fatto per il “project financing” ovvero il sistema di finanziamento di infrastrutture pubbliche che ricorre a finanziamenti privati per portare a termine i lavori. Infine, in Italia il contratto di factoring (l. 21 febbraio 1991, n.52) riprende gli stessi concetti dei fondi d’investimento nel calcio, dato che si tratta di una cessione di crediti futuri di un’impresa.

Un esempio di come hanno operato i TPOs è il caso di Marcos Rojo terzino argentino del Manchester United: nel 2012 fu acquistato dallo Sporting Lisbona pagando allo Spartak Mosca 4 milioni di € per il suo cartellino. Siccome il club portoghese non aveva i soldi necessari per portare a termine l’operazione chiese a Doyen Sports un prestito di 3 milioni cedendo il 75% del prezzo dell’eventuale futura rivendita del giocatore. Nel 2014 Rojo fu venduto al Manchester United a 20 milioni, per cui, secondo il contratto firmato dal club e da Doyen, al fondo maltese spettavano 15 milioni (15% di 20), ma il club portoghese non voleva pagare e presentò le sue denunce alla FIFA e poi al TAS, perdendo e giustamente, la causa. Quando però i fondi d’investimento si intromettono nella carriera dei giocatori allora sì che si devono proibire, esattamente come accadde nei casi di Tevez e Mascherano. I due giocatori infatti nel 2006 passarono dal Corinthians al West Ham e questo “strano” trasferimento fu orchestrato da Kia Joorabchian proprietario del fondo d’investimento Media Sport Investment che all’epoca stava trattando addirittura l’acquisto del club londinese.

Il club belga Seraing è la prima società calcistica ad essere sanzionata dalla nuova normativa FIFA poiché è accusato di aver venduto i diritti economici di alcuni suoi giocatori a Doyen che poi ha influito direttamente nello sviluppo delle loro carriere scegliendo in quali clubs trasferirsi e in quali no. Se le accuse verranno dimostrate, questo caso potrà essere paragonato a quello dei due giocatori argentini sopra citati. Tuttavia quando il fondo d’investimento non esercita alcuna pressione sui giocatori come nel caso di Rojo e come in molti altri casi come decretato dal TAS, allora tali operazioni dovrebbero considerarsi pienamente legali.

I fondi d’investimento sono utili al calcio perché permettono ai clubs dei paesi poveri, come i paesi del Sud America, di vendere un attivo lecito e legale (i diritti economici dei propri giocatori) come mezzo di finanziamento del club stesso; demonizzare tali operazioni economiche non porta benefici, anzi aumenta la forbice tra i paesi ricchi che saranno sempre più ricchi e i paesi poveri. I paesi che infatti spingono per la proibizione dei fondi d’investimento sono il Regno Unito (Premier League) e la Germania (Bundesliga) guarda caso i paesi con i ricavi più alti derivanti dai diritti televisivi; a loro un’eventuale proibizione dei TPOs va più che a genio visto che dispongono del cash necessario per comprare tutto e tutti nei paesi più poveri.

La “bontà” delle posizioni di Inghilterra e Germania pro proibizione TPOs sta nel fatto che questi paesi, per aggirare le norme FIFA, comprano direttamente i clubs in Sud America, come successo con il Manchester City che recentemente acquistò un intero club, il Torque in Uruguay. Detto questo, la Corte di Appello di Bruxelles si pronuncerà il prossimo maggio sulla legalità o meno della proibizione stabilita dalla FIFA: il club belga infatti allega che tale divieto vada contro la libera circolazione di capitali e la libera circolazione dei lavoratori, libertà fondamentali riconosciute dal TFUE e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Forza Seraing!!!

 

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Silvio Bogliari