L'Inter ha il miglior settore giovanile d'Italia. O almeno così si dice. Certo, se si valuta una cantera per i titoli vinti in Italia ed in Europa questa definizione è assolutamente inconfutabile. Scudetti in tutte le categorie, Coppe Italia primavera, Supercoppe, Next Generation, Tornei di Viareggio vari. Giusto riconoscimento sportivo  al  lavoro di una organizzazione capace di scovare in Italia e nel mondo talenti calcistici con encomiabile costanza. Lo sscopo di un settore giovanile valido non  è però, a mio modesto avviso, la bulimica fame di vittorie che alimenta l'orgoglio interista, bensì la creazione di giocatori utili alla causa della prima squadra. E da questo punto di vista la società nerazzurra si sta ormai storicamente dimostrando inadeguata; nessun giocatore dai gloriosi tempi della trapattoniana Inter dei record (nella quale figure di riferimento erano i prodotti del vivaio Zenga, Bergomi e Ferri) è mai stato titolare fisso in prima squadra proveniendo dalla Primavera. E allora mi risulta difficile comprendere l'utilità del dispendio di energie, risorse e soldi che viene utilizzato per la gestione del vivaio nerazzurro. L'esempio più fulgido, da questo punto di vista è l'Atalanta, fucina inesauribile di talenti che, prima di esplodere definitivamente in tutti i campi italiani, allietano il competente pubblico bergamamasco. Si dirà: è una provinciale, è normale questa tipologia di gestione. E allora il Milan? Abate, Calabria, Locatelli, Cutrone stabilmente titolari. E la Roma? Florenzi, Pellegrini, De Rossi. Anche la Juve, anche se in misura minore nell'ultimo periodo ha attinto alla propria squadra giovanile. E persino il celebrato e ricchissimo Real Madrid porta a cospetto dell'esigente pubblico del Bernabeu talenti purissimi come Asensio e Ceballos. Mi viene oggettivamente difficile pensare che i nostri migliori giovani non siano degni di avere nemmeno una possibilità di dimostrare il loro valore. Abbiamo attaccanti come Pinamonti cercato ripetutamente dai migliori club stranieri, tecnicamente e fisicamente validi come Odgard, come Colidio. esterni di valore come Rover. Un trequartista di valore come Zaniolo che ha già esordito in serie B con la maglia del Virtus Entella. Abbiamo un centrocampista come Emmers che il suo stesso allenatore dichiara come il più pronto al passo verso il calcio dei grandi. Eppure, si parla di questi nomi solo come merce di scambio da sacrificare  per raggiungere altri giocatori di comunque capacità ad alto livello da comprovare. Così facendo, si rischia solamente di depauperare valori, anche economici importanti, e di veder i nostri giovani fare le fortune delle altre squadre italiane. Benassi, Duncan, Laxalt: siamo così sicuri che siano inferiori ai nostri Brozovic, Gagliardini e Dalbert? E soprattutto, se mai vengono provati, mai ne scopriremo il reale valore. E non pensiamo di poter valutare un diciottenne come Pinamonti dopo Inter-Pordenone o dopo dieci minuti in Genoa-Inter con la squadra già allo sbando.  Si parla tanto del famigerato financial fai play. ecco la mia ricetta: facciamo crescere i nostri ragazzi e utilizziamo i pochi soldi per acquistare i diritti sportivi di campioni veri che possano elevare veramente il livello della squadra. Ne beneficerà sia la parte sportiva che la parte economica. Amala.