In data odierna si è tenuta l'assemblea dei soci della Juventus F.C., nella quale è stato approvato il bilancio 2016/17. In breve, possiamo riassumere così: ricavi in crescita, vittorie sul campo e un risultato netto mai così positivo prima d'ora. Visto che pare essere tutto rose e fiori, pongo la seguente domanda: la Juve quando potrà permettersi di fare mercato senza cedere uno dei suoi pezzi pregiati? La risposta non è così scontata. Vediamo il perché.

Inizio con una premessa: i dati sotto riportati sono un'estrapolazione del lavoro di Luca Marotta, analista finanziario ed esperto di bilanci societari. Il mio obiettivo non è quello di copiare pedissequamente i numeri ivi trattati, ma di farne un'astrazione per cercare di capire quale potrebbe essere la prossima gestione economica della Juventus. 

Da quando si è insediato il duo Agnelli-Marotta, cioè dal maggio 2010, la Juventus è stata sottoposta ad una vera e propria rivoluzione societaria. Dopo due settimi posti e un bilancio in dissesto, si è assistito negli anni ad una ritrovata competitività sportiva che ha portato in dote sei scudetti consecutivi (record italiano), tre coppe italia e tre supercoppe italiane. A ciò si è aggiunto un boom dei ricavi che ha riposizionato la società bianconera in prima fila sia in Italia che in Europa.

Tuttavia, ciò non ha permesso di trattenere alcuni tra i migliori elementi della rosa, quali Pogba, Vidal, Morata e Bonucci, andati via per motivi comportamentali e/o economici. Infatti la gestione ordinaria ha parimenti visto un'impennata dei costi operativi, e per ovviarvi la dirigenza ha fatto ampio ricorso alle plusvalenze.

Come affermato più volte dallo stesso Presidente bianconero, la 'potenza di fuoco' di una società è data da quanto può spendere per costo del personale e ammortamenti, vale a dire le due voci più sostanziose iscritte a bilancio. Nella stagione 2016/17 la Juve ha avuto 360,1 milioni di costi operativi totali (nei quali sono conteggiati costo del personale + altri costi operativi) e 82,9 di ammortamento dei calciatori. Se sommiamo queste due voci otteniamo 443 milioni, a fronte di un fatturato netto pari a 411,6 milioni. Questo cosa significa? Vuol dire che la Juventus deve ricorrere alle plusvalenze (in gergo: ricavi da gestione dei calciatori) se vuole chiudere il bilancio con il segno più. Ho omesso volutamente altri costi (svalutazioni, ammortamenti non legati ai calciatori, costo da gestione dei calciatori, tasse e gestione finanziaria straordinaria) per due motivi: (i) rendere più agevole la lettura; (ii) alcuni di essi hanno un impatto relativamente lieve sul bilancio. Perciò non me ne vogliano i puristi.

Dunque, se il fatturato netto (cioè scevro di plusvalenze) fosse stato pari o superiore a 443 milioni, probabilmente la Juventus non avrebbe dovuto cedere alcuni pezzi pregiati. Proviamo a fare una proiezione su ricavi e costi futuri per renderci conto di quanto tempo ci vorrà per arrivare all'autofinanziamento senza ricorrere alle plusvalenze.

Il fatturato netto della Juventus, come detto, è cresciuto esponenzialmente, passando da 153,8 milioni della stagione 2010/11 a 411,6 del 2016/17. La variazione complessiva è stata del 167,6%. Tuttavia sono aumentati anche i costi operativi totali, passati da 182 milioni a 360,1 (+97,8%) e gli ammortamenti dei calciatori, da 46,7 a 82,9 milioni (+77,5%). Accorpando queste due voci (costi operativi totali + ammortamenti dei calciatori), si passa da 228,7 milioni a 443 (+93,7%).

Calcolando il tasso di crescita annuale composto (CAGR), apprezziamo come il fatturato netto sia cresciuto mediamente del 17,82% ogni anno nelle ultime sei stagioni, mentre i costi hanno registrato un aumento medio annuo dell'11,65%. Facendo una proiezione futura di ricavi e costi, dovremmo avere una situazione analoga:

Stagione 2017/18: Fatturato netto: 484,9. Costi operatiti totali + ammortamenti: 494,6.

Stagione 2018/19: Fatturato netto: 571,45. Costi operatiti totali + ammortamenti: 552,2.

E' credibile? La risposta, a mio parere, è negativa. E' vero che la Juve ha avuto un incremento di ricavi superiore ai costi, ma è altrettanto vero che l'anno di partenza di questa analisi è il terribile 2010, con una squadra piazzatasi al settimo posto, fuori dalla Champions League (e rispettivi introiti) e la stagione seguente giocata ancora nel vecchio Stadio Olimpico di Torino (oggi Stadio Olimpico Grande Torino). I ricavi, di conseguenza, sono aumentati più velocemente nei primi due anni, con l'inaugurazione dello Juventus Stadium e il ritorno alla Champions League.

Credo che un'analisi più accurata debba partire dalla stagione 2012/13, potendo contare su una gestione economica maggiormente 'stabilizzata' rispetto agli anni precedenti. Rifacciamo perciò lo stesso percorso ma con un punto di partenza diverso: dal 2012/13 ad oggi il fatturato netto è passato da 272,4 milioni a 411,6 (+51%), i costi operativi totali da 229,8 a 360,1 (+56,7%) e gli ammortamenti dei calciatori da 51,4 a 82,9 (+61,2%).

Come si può vedere, i costi hanno avuto un incremento superiore rispetto al fatturato netto, seppur lieve. E questo è il motivo principale che mi lascia pensare che la Juve ricorrerà ancora massicciamente alle plusvalenze.

Un secondo motivo è la situazione internazionale calcistica: l'affaire Neymar ha scoperchiato un vaso di Pandora che è destinato ad avere ripercussioni strutturali sull'intero sistema. I prezzi sono lievitati, ergo alla voce ammortamenti vedremo un sostanzioso aumento anno per anno.

La terza ragione è legata al costo del lavoro: la Juventus è passata da 139,6 milioni di costo del personale nel 2010/11 a 261,8 nella passata stagione (+87,5%). La sproporzione di risorse in confronto a realtà come Real Madrid, Barcellona, Bayern, Psg e squadre inglesi è enorme: nessuna società italiana può permettersi un esborso di 10-15 milioni netti di ingaggio per un calciatore. Se poi aggiungiamo la tassazione eccessiva del costo del lavoro in Italia e l'attuale crisi economica, pare difficile prevedere come la Juventus possa giocarsela alla pari con le principali rivali europee.

La quarta deriva da una debolezza strutturale che attanaglia tutto il movimento calcistico italiano: gli introiti commerciali. La Juventus è la squadra italiana che guadagna da questa voce: 93,9 milioni. Cifra che però scompare se paragonata ai colossi europei: Real Madrid (212,6), Barcellona (260), Bayern (278), Manchester United (309), dati del 2016.

Infine, dulcis in fundo, vi riporto il valore delle plusvalenze avute durante la gestione sportiva di Marotta.

Stagione 2010/11: ricavi da gestione dei calciatori: 18,2 milioni. Cessione principale: Diego (15,5).
Stagione 2011/12: ricavi da gestione dei calciatori: 18,4 milioni. Cessione principale: Sissoko (8).
Stagione 2012/13: ricavi da gestione dei calciatori: 11,4 milioni. Cessione principale: Krasic (7).
Stagione 2013/14: ricavi da gestione dei calciatori: 36,4 milioni. Cessione principale: Matri (11).
Stagione 2014/15: ricavi da gestione dei calciatori: 23,5 milioni. Cessione principale: Vucinic (6,3).
Stagione 2015/16: ricavi da gestione dei calciatori: 46,4 milioni. Cessione principale: Vidal (37).
Stagione 2016/17: ricavi da gestione dei calciatori: 151,1 milioni. Cessioni principali: Pogba (105), Morata (30) e Coman (21).

Secondo stime, nella stagione 2017/18 le operazione concluse dal Direttore Generale in uscita (Bonucci, Romagna, Cassata, Neto, Donis, Ganz, Rossetti, Pasquato e Marzouk), dovrebbero far segnare circa 73 milioni di plusvalenze.

Dati alla mano, salta all'occhio come il valore dei ricavi da gestione dei giocatori sia aumentato a dismisura dal primo anno di gestione Marotta (18,2 milioni di plusvalenze) alla stagione appena conclusa (151,1 milioni, un incremento del 730%!). E anche la levatura calcistica dei giocatori ceduti non è più la stessa: comparare Krasic e Sissoko a Pogba e Morata è un esercizio pressoché inutile. 

In conclusione, cari juventini, mettetevi il cuore in pace: per molti anni a venire un pezzo pregiato sarà sacrificato nel mercato estivo. E il prossimo, a mio parere, dovrebbe essere Alex Sandro.