Tutte le storie hanno un inizio ed una fine. L'avventura di Zlatan Ibrahimovic al Manchester United pare giunta al capolinea. Tutto andava per il meglio fino a quando l'attaccante svedese non ha dovuto fare i conti con il ginocchio che ha fatto "crac", ma soprattutto con il trascorrere del tempo e dell'età. Le due parti si sono lasciate, per poi riprendersi, ma il "secondo matrimonio" non ha portato gli esiti sperati, solo tante aspettative che non sono diventate certezze. A velocizzare la fine del rapporto anche la scelta dei Red Devils di affidare le chiavi dell'attacco a Romeu Lukaku, uno che difficilmente può essere lasciato in panchina.

Per Ibra, considerato il Re, si aprono sempre più insistentemente le porte della MLS o del campionato cinese, dove passerebbe da uno dei migliori giocatori al mondo ad essere la migliore figurina che possono vantare in America o in Cina nell'album delle squadre, perché i soldi possono portare i talenti, ma la concezione di bel calcio è lontana anni luce. 

La carriera dello svedese è stata sempre "un equilibrio sopra la follia" per citare Vasco. In ogni squadra in cui ha militato ha portato quel mix di genio e follia che può portare effetti positivi o negativi a tutto l'ambiente. Ibra è cosi o lo ami o no, ma come direbbero molti, l'importante che se ne parli. Nel suo palmareis può vantare trofei su trofei ovunque sia andato, anche se non potrà realizzare il sogno più grande, alzare la Champions, portandosi addosso l' amara statistica che dimostra che tutte le compagini in cui ha militato, nell'anno della sua cessione, hanno conquistato quel trofeo. Una delle poche note positive sotto questo aspetto, la vittoria dell'Europa League la scorsa stagione.

Ibra mancherà al nostro calcio, come lui non c'è nessuno.