Continua il malcontento da tifoso, precocemente illuso da roboanti budget milionari che si sarebbero dovuti scatenare nella campagna acquisti dopo la famigerata data del 30/06. Skriniar, BorJa Valero, e la timida ipotesi Vecino non scaldano però il cuore neroazzurro, i grandi nomi sono complicati e lontani, il buon pareggio con un modesto Shalke 04 appare robetta se confrontato con l’esaltante 4-0 dei cugini al Bayern.

“Ma come ?” si chiede la pancia del tifo, “abbiamo i cinesi coi soldi, con progetti ambiziosi, un gruppo da 50 miliardi alle spalle e non riusciamo manco a comprare un Nainggolan qualsiasi?”. E partono le dietrologie più spinte tipiche di un certo masochismo da pre-triplete, al quale francamente non eravamo più abituati da molti anni. Un masochismo, accompagnato da un piagnisteo spesso isterico che ha contribuito a destabilizzare Pioli e rischia di creare un alibi in partenza alla nuova guida tecnica.

I sostenitori più pacati su questo ragionamento intervengono predicando calma e raziocinio, spiegando che il Fair Play è ancora presente, che non si possono fare follie, che abbiamo una buona squadra per la quale servono solo pochi interventi, che nel mese di Agosto probabilmente si vedrà qualcosa di meglio ecc.

Quando si mette il cervello in modalità On riteniamo siano argomentazioni abbastanza condivisibili, tuttavia siamo tifosi, e siamo mossi da altre logiche più complesse. In particolar modo da una visione sull’Inter che è più una filosofia di vita che un modo di tifare una squadra di calcio.

In questi giorni sui social media girava un post proprio su questo argomento, la cui sintesi estrema è: mentre le altre squadre pensavano a vincere titoli e trofei noi pensavamo a entrare nella leggenda.

Se uno si limita alla semplice interpretazione letterale sembra la solita sparata da tifosi, di cui ogni curva e ogni squadra si può a sua volta appropriare. Tuttavia per l’Inter ha una valenza più profonda, legata poi agli interpreti che portano nella leggenda: l’amore viscerale per i giocatori.

Per la Juventus i giocatori sono strumentali alla squadra, hanno avuto centinaia di campioni, ma se chiedi agli Juventini quali sono i loro veri idoli, i giocatori che hanno lasciato un segno più profondo ti guardano perplessi e rispondono in rigoroso ordine: Sivori-Platini-Del Piero-Nedved. Alcuni si fermano ai primi tre. Loro non amano i creativi, il fuoriclasse deve essere funzionale alla squadra, sennò via. Non dico si arrivi ai “soldatini” di cui parlava Cassano, ma hanno altri valori: organizzazione, società, storia, stile, ecc.

Per il Milan contano molto i trofei, Champions di qua, squadra titolata di la, ma l’anno scorso abbiamo vinto la Supercoppa a Doha, quest’anno siamo in coppa Uefa, abbiamo lo squadrone per far bene in campionato (magari lo vinciamo anche…). Chiedete anche a loro i giocatori preferiti. Baresi, Maldini (ricordate come lo hanno trattato ?), gli olandesi, Shevchenko.,Inzaghi, Ibra? Si ma quando abbiamo vinto la coppa campioni che goal ha fatto il genio Savicevic? E la vittoria ai rigori sulla Juve. Chiedetegli di Rivaldo e Ronaldinho, risposta: eh ma loro non hanno vinto quasi niente.

E ora fate la stessa domanda a un tifoso nerazzurro, e prendetevi qualche ora di tempo. Si va da quelli che partono con la formazione della grande Inter come un sacro mantra, Sarti, Burgnich, Facchetti… Chi ti parla di Meazza il più grande giocare italiano di tutti i tempi e non per niente gli hanno dedicato lo stadio che quelli del Milan lo chiamano San Siro perché gli da ancora fastidio, ti parlano di come toccava la palla il Becca, dei goal di Spillo Altobelli, della rovesciata di Djorkaef, dei goal da centro campo del “Cino” Recoba, di quanto era forte Vieri, di quella volta che hanno annullato quel goal da manicomio in semi rovesciata a Rumenigge, di quando Berti ha fatto quella volata a Monaco, della potenza di Lothar Mattheus, mannaggia quella volta che abbiamo venduto Roberto Carlos, e l’unico vero fenomeno era Ronaldo altro che sto CR/ di cui si parla tanto … e sto volutamente evitando di parlare degli eroi del triplete, che sono già stati santificati. Ho fatto una sintesi ma credo che potrei aggiungere pagine su pagine.

Questo aspetto culturale e forse anche un po’ antropologico è molto importante, ed è stato corroborato per quasi vent’anni da un presidente tifoso come Massimo Moratti, che prima si innamorava dei giocatori e poi li comprava. E qui c’è l’aspetto tragicomico, che anche un tifoso deve avere il coraggio di ammettere, a parte le due grandi inter (anni 60 e triplete) , e l’Inter dei record dell’89 (che purtroppo ha raccolto poco), la maggior parte di questi giocatori hanno fatto parte di squadre che non hanno vinto nulla e spesso sono state anche molto discontinue per risultati.

Questo perché per l’interista la vittoria non conta così tanto, vuole identificarsi in giocatori e giocate, in gesti tecnici e poesia. Non è un caso che molti artisti, gente con sensibilità superiore alla media, tifi Inter. Riconoscono nella follia della Beneamata (non a caso Pazza Inter è il nostro inno) una forma d’arte, di estetica a volte fine a se stessa, come un bel romanzo o una bella canzone.

Ora si dirà il modo di fare mercato è cambiato, c'è una proprietà straniera ed altre logiche di fondo. E' un mercato 2.0 dove contano fatturati e FPF. Tuttavia non si gioca in stadi vuoti e senza abbonamenti Tv. Sabatini (sperando lo sappia già) e prima ancora la nuova proprietà devono capire come siamo fatti noi tifosi e devono alimentare i nostri sogni con giocatori in grado di attecchire nel Pantheon della nostra mitologia. Non c’è bisogno siano tutti famosi, alzi la mano chi conosceva Cambiasso o il colosso Maicon quando li abbiamo comprati? Ma devono avere caratteristiche di combattività, di attitudine al gesto tecnico, di personalità in grado di sposarsi con quelle dei tifosi. Però un nome “vendimagliette”, un nome in cui identificarsi, un nome che i bambini urlino nel campetto quando giocano con gli amici serve come il pane… uno tipo Di Maria, Nainggolan… o chissà !