Cosa differenzia Inter e Milan? La distanza. Già, quello che fino allo scorso anno nessuno vedeva, nessuno pensava, visto che le due compagini erano fuori da dai radar del calcio italiano ed europeo (se quella stagione in Europa League dell'Inter possiamo chiamarla tale).

Se guardiamo la loro storia, leggeremo pagine e pagine di gloria, sia in Italia che in Europa, ma anche nel mondo.
Il Milan come sappiamo in Europa è la regina tra le italiane nella storia, mentre l'Inter è al pari della Juventus nelle vittoria di Coppe Campioni-Champions League.
Il Milan lo metterei anche sopra nei giocatori avuti nella sua storia, visto che giocatori come il trio olandese "Rjikaard, Gullit e Van Basten" nell'Inter non c'è mai stato. Ma non vorrei fermarmi a questi tre nomi, ce ne sarebbero una sfilza infinita.
L'Inter è l'ultima ad alzare la Champions, l'ultima ad alzare una Coppa Italia  (tra le due).
Comunque il Milan è l'ultima ad aver portato a casa un trofeo: la Supercoppa Italiana contro la Juventus in questo 2017. La differenza, come vi dicevo all'inizio dell'articolo, è nell'unità del gruppo, forse la vera differenza è data dal tecnico che li guida: 
Luciano Spalletti vs Vincenzo Montella.

Il primo è un habitué dell'alta classifica, con la Roma nell'arco delle sue due volte che si è seduto sulla panchina giallorossa 2005 - 2009 e 2016 - 2017 il tecnico di Certaldo si è sempre piazzato secondo in quattro dei cinque anni totali in giallorosso, con un solo sesto posto nella stagione delle dimissioni 2008 - 2009.
Luciano Spalletti, quando dalla primavera passò alla prima squadra dell'Empoli nel 1994, da subentrante a campionato in corso, in Serie C1 (Lega Pro di oggi ) con la promozione in B al termine dei play off. Poi tornò ad allenare la Primavera per una stagione e ritornare nel 1995 in prima squadra con l'Empoli di nuovo in C1, vince la Coppa Italia di C e riporta la squadra in Serie B sempre superando i play off. Rima ad Empoli fino al 1998. Poi inizia un momento buoi nella stagione alla Sampdoria e quella successiva al Venezia. Con i doriani viene esonerato, poi richiamato e porta il club a retrocedere in Serie B. Al Venezia ancor peggio, esonerato e richiamato, Venezia retrocesso in B, dopo una fila di sconfitte prima e un 5-0 subito dalla Roma nel secondo esonero. Giampaolo Pozzo lo chiama a guidare l'Udinese nella stagione in corso 2000 - 2001 al posto di Gigi De Canio, salvando l'Udinese da un retrocessione quasi certa. Non ottenne la conferma, quindi tornò in B all'Ancona he riesce a salvare dalla retrocessione. Spalletti non sembra trovare un club che gli faccia esprimere tutte le sue potenzialità da tecnico. Poi si accende un lume di speranza, quando Pozzo lo richiama alla guida dell'Udinese nel 2005, quando una strepitosa cavalcata porta il tecnico a giocarsi per la prima volta una competizione europea; Coppa Uefa.
Spalletti aveva costruito una squadra fenomenale, se pensiamo che in quella Udinese giocava gente del calibro di; Di Natale, Iaquinta, Vincent Candela, Christian Zapata, Sensini, Morgan De Sanctis, Sulley Muntari, Simone Pepe, David Di Michele, non una squadra da poco, vero? Spalletti ci prende gusto e alza l'asticella portando alla prima qualificazione Champions della storia del club friulano. Nonostante i grandi risultati al termine della stagione Spalletti ottiene la separazione consensuale dal club. Così da passare alla Roma (come ho scritto ad inizio articolo) con tanto di ottime prestazioni in Italia, un po meno in Europa, restando dal 2005 al 2009, vincendo due coppe Italia e una Supercoppa Italiana.
Arriva la chiamata dalla fredda San Pietroburgo per allenare lo Zenit. Qui "Spalletti il Russo" fa il triplete nazionale Campionato, Coppa di Russia e Supercoppa di Russia.
Poi nella stagione successiva ancora un campionato. Lo Zenit con Spalletti tecnico arriva per ben due volte agli ottavi di finale in Champions. Resta fino al termine della stagione 2015, per poi lasciare il club russo. A Giugno 2016 viene chiamato dal neo presidente James Pallotta di nuovo ad allenare la Roma, ma l'astio con Totti e tifosi gli fa passare una stagione infernale, le uniche sue pecche? Non mettere in campo Totti. I tifosi se ne fregano di tutto il buono fatto dal tecnico, loro vogliono solo che Francesco giochi, così che Spalletti lo fa giocare alcuni spezzoni di partite, che il capitano giallorosso gli salva da sconfitte certe. Ma la pazienza a un suo limite, così i due lasciano entrambi il club tra la felicità (nell'addio del tecnico) e la depressione nel vedere il loro capitano ritirarsi dal calcio.
Da giugno 2017 è il tecnico dell'Inter, dove sta riportando una certa sicurezza nel gruppo, cosa che la squadra nerazzurra aveva perso da qualche anno.

Montella dal canto suo ha avuto la possibilità di allenare la Roma, sua ex squadra con cui ha vinto lo storico scudetto del 2001. Infatti venne promosso dai giovanissimi alla prima squadra della squadra capitolina raccogliendo l'eredità di Claudio Ranieri. Diciamo che non fu una prima scelta, visto che prima si tentò di portare Alberto De Rossi (padre di Daniele, allenatore della primavera giallorossa), che non se la sentì di prendere le redini della prima squadra, così la scelta cadde su Montella che inizia la sua prima avventura da tecnico nel calcio che conta, ma andrà bene ... anzi.
La Roma conclude il campionato ad un sesto posto deludente, così viene sollevato dall'incarico e sostituito da Luis Enrique. Quindi comincia la gavetta che lo porta a Catania, ma anche qui dopo una buonissima stagione terminata all'undicesimo posto finale in campionato e il premio di miglior tecnico nel mese di marzo 2012, non basta al buon Vincenzo per restare sulla panchina catanese, infatti società e tecnico di comune accordo chiudono il rapporto di lavoro.
La fortuna però è dietro l'angolo, visto che la buona stagione catanese attira i Della Valle, presidenti del club Fiorentina, che lo mette sotto contratto nell'estate 2012. A Firenze Montella è come il cacio su i maccheroni, la squadra lo ascolta e lui plasma una squadra che al termine della stagione arriverà quarta.
Lui viene premiato con il "Premio Nazionale Enzo Bearzot" più il premio "Panchina giusta" tanto da diventare un allenatore seguitissimo da molti club nazionali e internazionali.
Montella prosegue con il suo ottimo momento, nella stagione successiva glissa il quarto posto in campionato e arrivando agli ottavi di finale in Europa League buttato fuori dalla Juventus, in più finale di Coppa Italia persa con il Napoli, ottimo direi.
Nella terza e ultima stagione viola arriva ancora quarto in campionato, uscendo però in semifinale di Coppa Italia dalla Juventus, ed anche in Europa League il suo percorso s'interrompe in semifinale contro il Siviglia. Per divergenze la Fiorentina lo esonera.
Stagione 2015-2016 alla Sampdoria, che si salva arrivando 15esima, con l'esonero.
Da giugno 2016 è il tecnico del Milan, squadra che in due anni vince una Supercoppa Italiana contro la Juventus nel 2017, ma che non convince nonostante tutti gli acquisti arrivati in estate.

La differenza come vi dicevo sta nel tenere unito un gruppo, i risultati contano, certo, ma un conto è farli con un gruppo unito e compatto, un altro e fare punti con una squadra che potrebbe prendere uno svarione da un momento all'altro.

La grande esperienza porta sempre ad avere la meglio, visto che tra i due corrono molti e molti anni di panchina, Spalletti sono trent'anni che siede da tecnico, dal 1986, mentre Montella dal 2009.
Poi può succedere che il giovane sia più bravo del vecchio. Basta guardare tecnici come Mourinho e Guardiola che quando vinsero la Champions avevano 41 anni il portoghese e 38 anni lo spagnolo.
Ma queste sono cose che accadono se un tecnico è un fenomeno fin dalle prime panchine, cosa che entrambe i tecnici José e Pep sono stati e continuano ad essere.