Ci sono a volte quelle situazioni, che non sono rare nella storia, in cui certi personaggi paiono riecheggiare le gesta di altre persone vissute molto prima di loro. Come ad esempio il maresciallo Zukov, che difese con successo con una manovra a tenaglia la città di Mosca dai nazisti, richiamando quella che fu la più grossa disfatta della storia romana, ovvero la battaglia di Canne vinta da Annibale.

Anche sino a questo momento, la storia sembra ripetersi, anche se la figura presa in esame non è propriamente una persona fisica, bensì una squadra di calcio: il Milan. La dirigenza rossonera al momento sembra stia ripercorrendo le gesta dell'imperatore Claudio, il successore di Caligola. Un paragone forzato? Stiamo a vedere.
La storia personale di Claudio non è proprio delle migliori. Infatti, venne tenuto spesso e volentieri a distanza dalla vista del popolo e la sua stessa famiglia non usava parole molto tenere nei suoi confronti: la madre lo dipingeva come "un abbozzo d'uomo"; la nonna non perdeva occasione per criticarlo; ed infine la sorella dipingeva la sua eventuale ascesa al potere come ingiusta per il popolo romano. Allo stesso modo, l'arrivo in Italia di Li Yonghong non è stato il massimo. Infatti, la sua figura aleggiava come una sorta di entità astrale, un qualcosa a cui bisognava credere, ma che nei fatti non si vedeva mai, ed anche i giornalisti e gli addetti ai lavori non usarono parole particolarmente tenere nei suoi confronti, additandolo come uno straccione, un pezzente ed una persona che non poteva avere le risorse per governare il Milan, che semmai doveva rivolgersi ad altri, non ad uno sconosciuto cinese.
Ma proprio come Claudio, anche Li non è proprio una figura da niente, anche se ovviamente uno lo era di lignaggio, mentre l'altro grazie a vari, importanti investimenti.

Quando Claudio, dopo l'assassinio di Caligola, venne posto sul trono dall'esercito, fu preso sotto gamba un pò da tutti: affetto da diversi problemi fisici e balbuzie, venne dipinto dai contemporanei come una figura di poco conto, debole e facilmente influenzabile. Anche Li Yonghong quando divenne proprietario del Milan non venne dipinto in modo certamente più tenero: la diffidenza regnava sovrana, si è immediatamente e, va detto, ingenerosamente, tracciato un confronto con Berlusconi, ed il "fozza Mila" con cui si presentò ai tifosi non venne propriamente accolto nel migliore dei modi.
E che dire di Fassone e Mirabelli, accolti tra la diffidenza generale e tacciati di "interismo" e di scarse capacità?

Tuttavia, le sorprese erano dietro l'angolo: l'imperatore balbuziente e debole, una volta salito al potere, sorprese tutti, dal primo all'ultimo.
Chi pensava di avere davanti un sempliciotto di cinquant'anni senza nessun carisma né capacità, restò fortemente deluso.
Per prima cosa, si circondò di capaci figure professionali, sia tra i suoi funzionari che tra i generali dell'esercito, proprio come Li Yonghong, che ha deciso di affidarsi alla esperienza di Fassone e di Mirabelli. Anche questi ultimi non sono certi degli sprovveduti: Fassone arrivava da esperienze importanti al Napoli, alla Juventus e all'Inter, non propriamente delle squadre di poco conto; Mirabelli invece a ventisei anni lasciava il calcio giocato per fare il direttore sportivo e l'osservatore di talenti, anche in prima persona, e nell'ambiente è una figura molto considerata.

Ma si sa, quando si sale al potere, spesso vi sono delle interferenze oppure delle situazioni poco piacevoli: Claudio, ad esempio, dovette fare i conti con un senato diviso e diversi tumulti popolari dovuti al malcoltento creato dal malgoverno di Caligola, che nell'ultimo periodo della sua vita anche per colpa della sua follia compì diversi gesti decisamente discutibili.
Anche la neonata dirigenza milanista dovette affrontare dei problemi seri: un tifo diviso tra chi benediceva finalmente l'esistenza di una società e tra chi giudicava i nuovi arrivati come dei naufraghi alla deriva; la pesante eredità lasciata da Galliani e Berlusconi, che nell'ultimo periodo della loro carriera sportiva riempirono il Milan di calciatori non propriamente popolari (Sosa e Gustavo Gomez), e scelsero di confermarne altri per mera affezione (Abate e De Sciglio).

L'imperatore Claudio non si perse d'animo: riappacificò il Senato cercando di instaurare con esso una collaborazione maggiore e soffocando le correnti interne, in modo da poter creare una perfetta coesione, ma al tempo stesso organizzò meglio la catena burocratica servendosi di persone capaci e che dovevano fedeltà solo a lui stesso. Anche Li Yonghong ha deciso, affidandosi a Fassone e Mirabelli, di dare un taglio netto col passato, visto come una sorta di dittatura gallianesca negli ultimi periodi, dando il via ad una oculata scelta dei componenti della società: il rinverdito ruolo di Franco Baresi e la chiamata di Filippo Galli come responsabile del settore giovanile non sono stati certamente casuali.
Così come non è stato casuale anche il rifiuto verso Maldini: proprio come Claudio non tollerò all'interno del Senato figure desiderose di troppo potere, così anche Li Yonghong non ha visto di buon occhio la smania di protagonismo di un personaggio ingombrante, per quanto fosse stato ed è una leggenda del calcio mondiale, e che rischiava seriamente di interferire con l'attività di Fassone.

Verso la religione ed i culti, Claudio fu decisamente tollerante, a patto che non portassero tumulti o disordini, come quando espulse da Roma tutta la comunità ebraica, ma concesse a tutti gli ebrei la libertà di culto. Insomma, va bene tollerare figure ritenute sacre, ma senza che venga minata l'autorità dell'imperatore.
La questione Donnarumma la si può ricomprendere sotto questo aspetto. Donnarumma, prima che un portiere, è stato adorato ed amato dai tifosi che hanno visto in lui il vero milanista che bacia la maglia, lotta col cuore per la squadra e si identifica in essa, rivedevano in lui quel che ai tempi furono persone come Maldini, Baresi, Costacurta: uomini Milan. Ma al tempo stesso, le ultime prese di posizione di Raiola non sono state ben viste dalla società, che vede nel superprocuratore una figura scomoda, a tratti dittatoriale, che vuole imporre contratti a cifre imbarazzanti e francamente assurde per un ragazzo di diciotto anni che ha un potenziale immenso, ma che, appunto, è un ragazzo di diciotto anni con tanto ancora da dimostrare. E il fatto che un procuratore, che certamente non è il dipendente di una squadra di calcio, ma semmai è il dipendente (non il capo) di un calciatore, possa permettersi di proporre dei contratti capestro a una società, è una cosa ridicola ed irrispettosa nei confronti di un club come il Milan, che ha fatto la storia di questo sport e vuole tornare ai fasti che gli competono.
Ed infatti, così come Claudio cacciò tutta la comunità ebraica da Roma per via dei disordini che questa creava, anche il Milan sta pensando di cacciare Bonaventura, assistito da Raiola, e bloccare ogni possibile affare con lui. Ma non perchè il Milan voglia chiudere la porta ai grossi procuratori, bensì perchè chiede rispetto e serietà.
Quel che importa è riportare in alto il Milan ed il suo nome e farsi schiavizzare da un qualcuno che non è nemmeno un dipendente non è una scelta vista di buon occhio, senza contare che numerosi tifosi sono d'accordo nello sposare la linea durissima della società. Anche loro ne fanno parte e come questa non vogliono essere presi in giro da chi, magari, sfrutta il loro amore per strappare contratti milionari.
Come finirà? Chi può dirlo.

Anche dal punto di vista delle opere pubbliche, Claudio fu decisamente prodigo: sapendo che i cittadini romani non erano solo dei meri sudditi, ma persone con dei bisogni effettivi, fece costruire diversi acquedotti e strade in tutto l'impero, dando all'edilizia pubblica un grande slancio. Anche i dirigenti milanisti, visto che c'era bisogno di sistemare la squadra e di puntellarla laddove serve, hanno deciso di tuffarsi sul mercato, comprando giocatori proprio nei ruoli ritenuti chiave e che anche l'allenatore chiedeva:

- Un difensore di esperienza e grinta che possa far maturare ancora di più il giovane Romagnoli (Musacchio);

- Un centrocampista giovane ma che unisse dinamismo alla tecnica, in grado di svolgere tutti i ruoli del centrocampo centrale e coadiuvarsi con Locatelli (Kessié);

- Un terzino di dimensione internazionale, che possa garantire finalmente il salto di qualità sulla fascia (Rodriguez);

- Un attaccante giovane per cautelarsi nel caso di cessione di Bacca e Lapadula (André Silva), e che inoltre possa essere visto come un segnale che il MIlan non ha paura di investire cifre importanti per giovani dal sicuro avvenire.

E tanti altri colpi potrebbero arrivare, con varie formule, come il pagamento rateizzato usato per Kessié. Perchè va bene fare felici i tifosi, ma non bisogna esagerare o farsi prendere dalla fretta e dalla smania o si rischia di fare un gran danno.
Quel che fecero gli ingegneri di Claudio con la bonifica della pianura del Fucino. Ma la dirigenza sembra sapersi muovere bene e col piglio giusto, comprando dove serve senza farsi ricattare, pertanto, almeno per ora, quel pericolo sembra scongiurato.

Insomma, oggi come allora, una figura vista come inadatta ha poi svolto un ottimo lavoro, nonostante le premesse non fossero delle migliori. Ed è quel che conta, dopotutto: non contano i nomi, non conta l'altisonanza del compratore, contano solo i fatti. E questa dirigenza ne sta portando tanti, e convincenti.
L'augurio ovviamente, è che il Milan possa tornare alla dimensione che le spetta per lignaggio: quella di una grande squadra dalla dimensione europea e mondiale. Pertanto, non uccidete questa società proprio ora che sta facendo un buon lavoro, proprio come Agrippina minore uccise Claudio con dei funghi velenosi. Datele fiducia. Al momento, se la merita tutta.