Una premessa è d’obbligo: in questo pezzo non parlerò della situazione tecnica della Roma. Avendo visto poche partite della squadra, sarei la persona meno adatta a farlo.
Quello su cui mi voglio soffermare è il suo allenatore: Luciano Spalletti. Recentemente attaccato da Ilary Blasi (a proposito, no al calcio moderno. E non aggiungo altro), secondo la moglie di Totti Spalletti sarebbe un piccolo uomo che soffre la presenza del marito. Credo invece che Spalletti sia stato l’unico ad avere le idee chiare, in un’ambiente fatto di molti ipocriti, che vorrebbero che Totti giocasse ancora tutte le partite, magari novanta minuti, da titolare, senza rendersi conto che il Capitano è patrimonio si, ma da tutelare, gelosamente e intelligentemente: questo Spalletti aveva pensato al suo ritorno a Roma; questo, nonostante le critiche assurde di certi personaggi, si è realizzato: un Totti rivitalizzato, nuovamente utile alla Roma in una nuova veste. Quella di ciliegina sulla torta, di risolutore di partite, di servitore di assist al millimetro ai suoi compagni. Centellinato, come si centellina un buon vino.
Ma quello che mi ha ancora di più stupito è la risposta di Spalletti alle accuse senza senso di Ilary Blasi: un vecchio 45 giri della storica canzone di Mia Martini “piccolo uomo” in regalo alla Signora Totti; quale modo migliore per chiudere una polemica che non doveva nemmeno cominciare ?
Del resto Spalletti ha dimostrato, in ogni conferenza stampa, di essere un campione di comunicazione: le sue parole, mai banali, sono sempre pesate al millimetro, quasi simmetriche l’una con l’altra, e arrivano sempre al fondo della questione; sempre lucido, mai assillato dall’isterismo che aveva pervaso Rudi Garcia, che dal secondo anno si presentava in sala conferenze quasi con la sciarpa della Sud e, questo suo essere diventato tifoso della Roma, lo risucchiò in un vortice che lo portò dritto all’esonero.
Non era vendetta quando Spalletti, un anno fa, antepose il collettivo al singolo, escludendo Totti da una partita e difendendo la scelta; non sono casuali le parole che, sin dal ritiro pre campionato ha usato con i giornalisti su questa vicenda. “voi volete fargli fare il tour degli stadi, questa è l’ultima volta che Totti va a Torino etc. voi lo volete far smettere” e ancora “Se Totti l’anno prossimo smette, smetterò pure io”; frasi provocatorie, nette, a sottolineare l’isterismo di un ambiente che, per il troppo bene verso una bandiera, rischia sempre di distruggerla. Spalletti non ha cambiato il suo parere verso Totti, è l’ambiente intorno a lui che fluttua in un turbinio di emozioni che poi vanno sistematicamente a minare l’equilibrio di una squadra che non riesce a vincere ormai da anni.
Perché se un campione decide di voler proseguire la sua carriera, rischiando anche di annebbiare quanto fatto negli anni precedenti, non è avendo la presunzione che possa essere quello di quindici anni fa che gli si fa bene; lo si aiuta a capire che, per mantenere di se’ un bel ricordo tra i tifosi, gli va disegnato un nuovo ruolo. Credo che quanto fatto da Totti nel nuovo corso di Spalletti, sia degno di nota.
Ma basta solo ascoltare con attenzione le parole usate dal tecnico il giorno prima della debacle di Torino verso Totti. Parole da uomo vero, con i piedi ben piantati per terra e che, da uomo di calcio, vede il singolo come una valorizzazione del collettivo e non viceversa.
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