Bournemouth è una tranquilla e ridente cittadina situata sulla costa meridionale dell’Inghilterra, dove il clima è piuttosto mite e dove il calcio è meno diffuso rispetto ad altre realtà inglesi. Ma non per colpa dei tifosi, che forse amano la squadra locale più di ogni altra cosa. L’AFC Bournemouth nacque nel 1972 dalla fusione con il Boscombe FC e gioca da sempre nello storico Dean Court, gioiellino da 10.700 posti rinominato “Vitality Stadium” per ovvie ragioni di sponsor. I “Charries”, le Ciliegie, non riuscirono mai a fare quel salto di qualità che avrebbe permesso loro di ritagliarsi uno spazio nell’èlite del calcio che conta: anzi, saranno proprio loro, anno dopo anno, a battere il record assoluto di partecipazioni in Third Division per un club d’oltremanica. Mediocrità di risultati dunque, che fanno da contraltare ad una passione smisurata dei tifosi nei confronti della squadra, testimoniata in maniera inequivocabile da ciò che avvenne nel 1997: il Bournemouth, che rischiava seriamente di scomparire dai radar del calcio professionistico, venne salvato da una vera e propria colletta organizzata dai tifosi, i quali racimolarono ben 150.000 Sterline all’interno di lattine e barattoli posti davanti allo stadio e dipinti di rosso e nero, i colori sociali del club. Fu uno dei primi casi nelle storia di Supporter Trust, l’azionariato popolare che permette ai tifosi di controllare direttamente il proprio club. Dieci anni dopo i problemi economici si ripresentarono in maniera ancora più grave: il club aveva debiti per milioni di Sterline ed entrò perciò in amministrazione controllata, con conseguente penalizzazione di 17 punti da scontare nel campionato di League Two (il quarto livello del calcio inglese) nella stagione 2006/2007. Sembrava la fine, invece si rivelò l’inizio di una straordinaria storia. La panchina venne affidata ad un giovane manager che forse manager ancora non lo era: Eddie Howe, 31 anni, che fino all’anno prima guidava la difesa dei Cherries prima che un gravissimo infortunio non lo costringesse ad abbandonare il calcio giocato.
Il manager fu il protagonista assoluto di un’insperata salvezza, ribattezzata “The Great Escape” e, come se non bastasse, la stagione seguente, nonostante il blocco del mercato che impedìva alla squadra di acquistare nuovi calciatori, il Bournemouth ottenne la promozione in League One. Grazie alla fama acquisita, Howe si trasferì al Burnley, dove tuttavia non arrivarono i risultati sperati e questo convinse il figliol prodigo a far ritorno a casa e il destino riprese il suo naturale corso. Con il ritorno in panchina di Howe, i Charries ottennero prima la Championship e poi nel maggio 2015 la prima storica promozione in Premier League. Tutti questi successi sono la conseguenza di una lavoro certosino e impeccabile di un manager i cui metodi d’allenamento innovativi gli hanno permesso di acquistare nel tempo sempre più credito tra gli allenatori inglesi, tanto che recentemente si è diffusa la notizia di un suo possibile quanto clamoroso passaggio alla guida della Nazionale dei tre leoni. Nell’ultima stagione di Premier League, il Bournemouth, tra i numerosi risultati positivi, ha sconfitto il Chelsea a Stamford Bridge e il Manchester United al Dean Court di casa, centrando una memorabile salvezza. Questa è la ciliegina sulla torta – “the icing on the cake”, come direbbero in Inghilterra – di un club con un passato turbolento, fatto di numerose crisi finanziarie, di continui avvicendamenti societari e di risultati altalenanti, che ha cambiato rotta grazie ad un manager considerato dai più come lo ” Special One” d’Inghilterra e al supporto di una tifoseria che può guardare ora con fiducia ad un futuro migliore e radioso.
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