Nel giro di due giorni, l'Inter ha annunciato ufficialmente le cessioni in prestito oneroso di Gabigol e Joao Mario rispettivamente a Santos e West Ham.

I due colpi ad effetto di Suning nell'estate dell'insediamento erano sbarcati a Milano grazie all'intermediazione di Kia Joorabchian, imprenditore iraniano cui la proprietà cinese si era affidata già in passato per rinforzare la squadra locale dello Jiangsu Suning attraverso gli ingaggi di Alex Teixeira e Ramires.

La cifra spesa dall'Inter per quella doppia operazione apparve sin da subito esorbitante, soprattutto considerando il fatto che a quei termini la Juventus si era assicurata le prestazioni di Paulo Dybala dal Palermo nel 2015 e Miralem Pjanic dalla Roma nel 2016. Con un'ulteriore aggravante: la cifra per Gabigol aumentò, pur di anticipare il suo arrivo inizialmente previsto per gennaio. 

Quello per Joao Mario, le cui buone prestazioni con il Portogallo campione d'Europa avevano ingannato tanti addetti ai lavori, è stato un investimento più comprensibile di quello per Gabigol: in tanti sono infatti caduti nel tranello degli exploit da manifestazione breve estiva, come il Bayern con Renato Sanches e il Barcellona con Andre Gomes. Vero è che il portoghese, che non ha mostrato di certo il carattere e la tempra tra le sue doti principali, è approdato all'Inter senza una ben precisa collocazione tattica e così la lascia. Dall'altro lato quello per Gabriel Barbosa risultò subito incomprensibile, con Icardi inamovibile nel ruolo di prima punta e l'intasamento di un reparto offensivo che vedeva già in rosa Jovetic, Eder e Palacio. Ma è a livello tecnico e professionale che il brasiliano ha lasciato sgomenti: ben 6 allenatori (Mancini che non lo voleva, De Boer che non lo convocava neanche più, Pioli che non lo ha mai considerato, Vecchi idem, Spalletti che gli consigliava ripetutamente di andare a giocare altrove per crescere) lo hanno bocciato.

Chiariamo però, non è corretto addebitare le responsabilità delle successive difficoltà dell'Inter sul campo e sul mercato a Suning e al suo uomo di fiducia: tutti gli altri calciatori inseriti nella rosa in quella fallimentare campagna acquisti estiva 2016 (Andreolli, Banega, Ansaldi, Erkin) sono stati ceduti senza troppi rimpianti, è rimasto il solo Candreva che è sì titolare pressochè inamovibile ma risulta anche essere poco compatibile con il gioco di Spalletti che ha sempre portato i suoi esterni offensivi a realizzare reti in quantità industriale mentre l'ex Lazio, al netto dei tanti assist, deve ancora trovare la sua prima marcatura stagionale. E allora il fallimento tecnico non è stato solo opera di Kia, il quale era stato consultato da Suning con l'ingenua convinzione di poter perseguire anche in Italia il modello del calcio cinese nelle mani dei procuratori, ma globale. Errare è umano e un periodo di assestamento può senz'altro essere concesso a una nuova proprietà dalla mentalità e cultura così distanti da quelle locali, e Suning merita comunque che il giudizio resti sospeso quanto meno fino alla fine della stagione in corso: infatti, essersi affidati a Walter Sabatini, è segno di aver compreso la lezione. 

Kia Joorabchian da parte sua ha incassato molto da quella doppia operazione interista, e lo ha fatto senza che la squadra ne traesse alcun beneficio sportivo. Com'è giusto che sia, quindi, anche lui ne paga le conseguenze: si è infatti precluso la strada per eventuali nuovi affari con l'Inter che non lo ha più annoverato tra i suoi interlocutori se non affinchè trovasse una sistemazione ai due calciatori da lui spinti in nerazzurro. 

Ma Kia avrebbe potuto essere associato al nome dell'Inter in toni ben diversi se in passato si fosse realizzato qualche intreccio di mercato nerazzurro. Nel 2005 diviene infatti il proprietario dei cartellini di due giovani argentini destinati al successo: Javier Mascherano e Carlos Tevez.

L'iraniano, che aveva segnato l'ingresso nel mondo del calcio di fondi di investimento e TPO (Third Party Ownership), aveva portato i due argentini al Corinthians, club con cui collaborava tramite la società MSI che conferiva denaro al club brasiliano in cambio di un'alta percentuale sulle future cessioni dei calciatori che egli portava nella sua rosa. L'anno dopo trasferisce i due calciatori al West Ham sotto forma di leasing annuale dalla MSI, di fatto Kia acquistava i diritti economici dei calciatori diventandone proprietario occulto, con la collaborazione del suo mentore e procuratore Pini Zahavi. In particolare aveva intaurato rapporti di favore con alcuni club inglesi come il Chelsea di Abramovich, alla cui corte ha portato i vari David Luiz, Willian, Oscar e Ramires poi dirottato a Suning, e il West Ham, che guarda caso si è sobbarcato l'ingaggio di Joao Mario per i restanti 5 mesi provando a rivalutare il portoghese nonostante l'allenatore David Moyes non sia del tutto convinto della sua capacità di adattamento al calcio inglese.

Ma è nel 2010 che Kia sarebbe potuto entrare positivamente nella storia nerazzurra, quando Mascherano era praticamente un calciatore dell'Inter e mancava solo il nero su bianco. Il neo allenatore Benitez voleva portarlo con sè a Milano e ci sarebbe riuscito se Moratti non avesse deciso di bloccare tutto rinunciando a qualsiasi operazione in entrata per riconoscenza al gruppo del Triplete. Gruppo che vedeva in Zanetti e Cambiasso i leader dello spogliatoio, i quali non vedevano di buon occhio l'acquisto del leader della fallimentare spedizione sudafricana dell'Argentina che era stato eletto capitano da Maradona il quale aveva escluso dalle convocazioni i due senatori nerazzurri reduci dalla leggendaria stagione 2009-2010. Così il "Jefecito" approda al Barcellona che aveva appena ceduto Yaya Tourè al City di Mancini: per l'Inter è l'inizio della fine del ciclo vincente, per il Barcellona la ripresa di quel ciclo che proprio l'Inter aveva interrotto eliminandolo dalla Champions.

E ci fu una seconda occasione di "matrimonio" positivo tra l'Inter e Kia, quando nel 2012 il suo assistito storico Tevez era in esubero dal City per lo scontro con Mancini il quale lo aveva consigliato a Moratti per rinforzare la sua Inter in smobilitazione dopo la cessione di Eto'o. L'argentino, che aveva un accordo con il Milan per sostituire Pato direzione PSG, sarebbe diventato nerazzurro se Moratti avesse formalizzato la proposta da 25 milioni di euro concordata con Mancini. Ma l'Inter vince il derby con il Milan e il presidente decide di confermare la fiducia a Milito, match winner di quello 0-1 illusorio, Pazzini e Forlan sprofondando al sesto posto e uscendo per mano del Marsiglia dall'ultima Champions disputata dall'Inter. Tevez resterà alla corte di Mancini contribuendo alla conquista del titolo prima di passare alla Juventus da lì a un anno.

Insomma, i tifosi nerazzurri avrebbero potuto oggi nutrire una considerazione ben diversa di Kia Joorabchian, ma queste due sliding doors hanno penalizzato l'Inter che nel periodo transitorio tra Thohir e Suning si è vista "tradire" dall'iraniano che ha portato in dote Joao Mario e Gabigol rivelandosi un ulteriore problema invece che un alleato. Così, invece di essere ricordato come colui che ha contribuito all'arrivo di Mascherano o l'agente di un Tevez nerazzurro in due momenti chiave della recente storia dell'Inter, Kia sarà sempre ricordato come colui che aveva ricevuto un mandato di cattura per riciclaggio e associazione a delinquere e come una losca figura che con l'Inter si è arricchita senza causa.