Forte, fortissimo. In una notte tranquilla, capita di vedere degli highlights qualunque, un Milan-Lazio terminato 2-2. Ad aprire le marcature fu Miroslav Klose, ai tempi calciatore biancoceleste. Kaiser, che in tedesco significa “imperatore”, lo chiamavano. Perché ovunque andava, dettava legge.

Di origini polacche ma naturalizzato tedesco, Miro Klose è stato forse uno degli attaccanti più forti dell’ultimo millennio, sicuramente nella Top 10 dei centravanti modello. Già dalla giovane età era riuscito a mettersi in mostra: tecnica sopraffina, abile nei colpi di testa. Tuttavia, se gli chiedeste se si aspettava di vivere una carriera da sogno, probabilmente lui vi risponderebbe di no. Perché era destinato a diventare un carpentiere.

A dargli fiducia, dopo una buona crescita nelle giovanili, fu l’Homburg II: 15 presenze e 10 reti. Fu il Kaiserslautern ad acquistarlo, facendolo ruotare tra primavera e prima squadra. Agli inizi del 2000 diventa un titolarissimo, restando nel club fino al 2004. L’esplosione al Werder Brema, fino al 2007: 89 presenze e 53 gol, una macchina impressionante. 

Era l’incubo delle difese avversarie, nessuno riusciva a contenerlo. Il Bayern Monaco lo acquistò nell’estate 2007, per poi cederlo alla Lazio nel 2011. Fu quella, l’ultima maglia che Klose indossò da calciatore: 139 presenze fino al 2016, con 54 gol. 

Il classe ‘78, tuttavia, è famoso per il suo avvento in Nazionale Tedesca: esordì il 24 marzo 2001, all’età di 21 anni e da subentrato. Germania-Albania, a Leverkusen, finì 2-1 per i tedeschi. Il gol decisivo fu il suo. Ecco, l’esplosione.

Il Kaiser distrusse quasi tutti i record, ripetendosi quattro giorni dopo ad Atene in un’amichevole contro la Grecia. A Kaiserslautern la sua prima tripletta con la maglia tedesca, seguita da altre due gare con 3 gol a suo nome: prima Israele (7-1), poi Austria (6-2) e infine Arabia Saudita (8-0). Segnò in tutte e tre le gare della fase a gironi del Mondiale in Corea del Sud-Giappone del 2002, poi ancora gol a sprazzi, lasciando sempre il segno.

La caratteristica particolare, infatti, è che quando Klose andava in gol, la Germania non perdeva mai. Non ha mai perso una partita, solo vinto o pareggiato. L’ex calciatore è il miglior marcatore della storia della Germania con 71 gol in 137 presenze, il secondo miglior giocatore a livello di presenze (dopo Matthäus), il miglior marcatore nella storia dei mondiali con 16 reti realizzate. L’unico calciatore nella storia ad aver giocato sei semifinali tra Coppa del Mondo ed Europei: nella sua carriera è stato anche vice campione d’Europa nel 2008, terzo a Germania 2006, Sudafrica 2010 e all’Europeo in Polonia e Ucraina del 2012. 

Non solo: 14 doppiette in nazionale, nessuno aveva mai fatto meglio. Insieme con Gerd Müller è l’unico calciatore tedesco ad aver realizzato due triplette consecutive. È stato capocannoniere della Bundesliga con 25 reti nel 2005-06, Scarpa d’oro al Mondiale del 2006, nello stesso anno portò il Werder Brema alla vittoria della Coppa di Lega e venne premiato come migliore calciatore tedesco.

Ma, soprattutto, ha vinto la Coppa del Mondo quattro anni fa in Brasile, superando il record di Ronaldo “Il Fenomeno” arrivando a 16 gol nella più gettonata competizione internazionale per nazionali. In quell’occasione, mise il suo sigillo dopo 122 secondi dal suo ingresso nella prima giornata della fase a gironi contro il Ghana, entrando al posto di Mario Götze. Poi, l’altra rete ai padroni di casa della Seleçao, in quel famoso 1-7 in semifinale, in favore dei tedeschi a Belo Horizonte.

Questi sono solo numeri, visto che Klose andava osservato e studiato nei minimi dettagli. Ed è difficile scegliere un match che racchiuda la sua tecnica e che mostri anche la sua umiltà, il suo spirito di sacrificio. Perché il Kaiser era unico nel suo genere e quando la notte non si ha molto da fare, guardare le sue giocate davanti a uno schermo non sarà mai tempo sprecato. Perché lui è e resterà il Kaiser più potente e letale di sempre.