Il Napoli inciampa su un sorprendente Sassuolo, la Juventus ne approfitta contro un Milan ben organizzato. E' questa la sintesi per eccellenza dell'ultima tappa nella corsa allo Scudetto, che vede proprio la compagine bianconera e quella partenopea impegnate in un testa a testa senza precedenti. Due tecnici, Massimiliano Allegri e Maurizio Sarri, dalla filosofia calcistica completamente diversa, due stili di gioco quasi agli antipodi, due realtà in egual misura affascinanti e divertenti. Eppure, nonostante la qualità delle squadre citate si attesti prevalentemente sullo stesso livello, i risultati in campo, soprattutto nel recente passato, vedono ancora una volta in leggero vantaggio i campioni italiani in carica. Perché, seppur relativamente esigue, le differenze ci sono e si percepiscono. E, purtroppo per gli azzurri, non si tratta di dettagli da poco, anzi. Il destino, beffardo, ha voluto che queste apparenti piccolezze si manifestassero alla massima potenza proprio nel corso dell'ultimo turno di campionato, quello che ha permesso ai bianconeri di portarsi a +4 sulla diretta, ed unica, concorrente al titolo. Proviamo ad analizzare l'accaduto. 

Al Mapei Stadium, l'atmosfera è quella della grandi occasioni: ben 8000 i tifosi partenopei giunti in quel di Reggio Emilia per spingere il Napoli verso una vittoria che, irrimediabilmente, avrà sviluppi di natura psicologica sul successivo impegno della Juventus. Il successo, tuttavia, non arriva. Ed è uno di quei passi falsi che lasciano un particolare amaro in bocca per svariati motivi: una quantità abnorme di occasioni sprecate da una parte e dall'altra, prestazioni decisamente sotto la media per alcuni dei punti saldi della compagine azzurra e, contemporaneamente, prestazioni esaltanti riscontrate nella formazione neroverde, gioco meno fluido ed automatizzato del solito. Nonostante il pareggio con il Sassuolo non rappresenti l'addio definitivo al sogno tricolore, si tratta di un risultato che ha riportato a galla alcuni difetti di un Napoli generalmente vicino alla perfezione. Il primo limite, senza alcuna ombra di dubbio, è legato all'utilizzo delle risorse umane: Maurizio Sarri, pur essendo una sorta di innovatore sotto svariati punti di vista, chiaramente non appare in grado di programmare turnover efficaci o più recentemente, complice l'eliminazione dalle altre competizioni, non appare in grado di fidarsi completamente del rendimento delle cosiddette riserve (vedi i Rog, Diawara, Ounas di turno): il tutto, ovviamente, alla lunga genera stanchezza nella fisicità dei titolari e, di conseguenza, un netto calo di qualità. Il secondo limite, invece, è legato alla prevedibilità dello schieramento della squadra azzurra: seppur la formazione partenopea sia composta da calciatori il cui talento cristallino è indiscutibile, il modulo adottato da quest'ultima e le meccaniche di gioco risultano essere tendenzialmente invariabili; nel calcio moderno, come vedremo a breve, poter disporre di un Piano B o addirittura di un Piano C, per quanto riguarda il piazzamento in campo, è praticamente fondamentale. Spostiamo, ora, la nostra attenzione sul match successivo. 

La cornice gremita dell'Allianz Stadium si prepara a vivere un grande classico del calcio italiano, con la sfida tra Juventus e Milan che riesce sempre a regalare uno spettacolo a tutto tondo. Il pareggio ottenuto precedentemente dal Napoli offre uno stimolo in più ai bianconeri e, soprattutto, la possibilità di distaccare in classifica la squadra partenopea. Ma qualcosa proprio non va: i padroni di casa non ingranano, risultano lenti e macchinosi nella manovra offensiva, al punto che l'impresa rossonera non pare più un'utopia. Eppure, al fischio finale, sono proprio i bianconeri a festeggiare la vittoria ai danni degli ospiti e, di conseguenza, l'allungo. Un successo che, per volere della sorte, si basa essenzialmente sugli stessi elementi citati precedentemente sottoforma di limiti del Napoli che, in questo caso, divengono punti di estrema forza per la compagine torinese. In primo luogo, il diverso utilizzo degli uomini presenti in panchina: al primo campanello d'allarme, ecco che Massimiliano Allegri materializza l'ingresso di Douglas Costa e Juan Cuadrado, entrambi determinanti per il raggiungimento dell'obiettivo finale; a discolpa della squadra azzurra, tuttavia, è giusto sottolineare come la maggiore disponibilità economica dei bianconeri abbia portato lo stesso club a costruire un gruppo dove non esistono riserve, bensì co-titolari. In seconda istanza, invece, troviamo la questione modulo: la necessità di affermarsi costantemente ad alti livelli, infatti, ha spinto l'allenatore livornese a sperimentare diversi schieramenti attraverso i quali adornare la squadra a seconda dell'impegno momentaneo; ecco, dunque, che il 3-5-2 iniziale utilizzato con i rossoneri diviene 4-2-3-1, che a sua volta sarebbe potuto divenire 4-3-3 o ancora 4-2-4. Insomma, una cartucciera di tutto rispetto. 

Ma i giochi sono ben lontani dal potersi dire conclusi. Quella tra Juventus e Napoli è una sfida destinata a proseguire fino all'ultimissima giornata di campionato e, chissà, magari anche oltre. Sia per la gioia dei tifosi imparziali, che per la gioia dei tifosi coinvolti di settimana in settimana, che per la gioia di tutto il movimento calcistico italiano.