No alle polemiche, sì allo sport. E’ questo il primo messaggio che mi sento di dare, perché io, da italiano, mi sento in primis orgoglioso delle due serate di Champions appena trascorse; serate in cui Roma e Juventus hanno saputo avere la meglio su due colossi del calcio mondiale come Barcellona e Real Madrid, sfornando partite che hanno rasentato la perfezione tecnica, tattica e comportamentale. Purtroppo, da juventino, mi devo invece trovare a commentare un mancato passaggio del turno da parte della mia squadra: nessuno metteva in dubbio la bravura e superiorità del Real Madrid, ma nessuno avrebbe potuto scommettere che la Juventus si sarebbe trovata, al Bernabeu, a rimontare i tre gol con rete inviolata contro una squadra che non chiude una gara senza far gol da tempo immemore. Ebbene, la Juventus era riuscita a costruire un miracolo, perché al novantesimo la gara era portata ai tempi supplementari con un’inerzia che sembrava pendere a favore dei bianconeri.

Purtroppo un rigore, la cui bontà o meno la lascio ai tecnici, ha tarpato i sogni di gloria della Juventus proprio sul più bello; comprensibile la rabbia e lo sconforto dei calciatori bianconeri, protagonisti di una prestazione che definirei perfetta. Tuttavia credo che, a mente fredda, debba prevalere la soddisfazione e la consapevolezza di una squadra che ha dimostrato di potersela giocare con chiunque anche in Europa e il cui obiettivo dev’essere quello di assestarsi in modo costante quantomeno tra le migliori otto europee. Inutile dire che la gara di andata ha pregiudicato e non poco il passaggio del turno per la Juventus: subire tre gol in casa senza farne nemmeno uno era un fardello molto importante; ebbi già modo di dire che la partita in sé, fino al gol del due a zero, non era stata condotta male dalla Juventus, ma senza dubbio un gol andava fatto: quel gol che, ad esempio, ha tenuto in vita la Roma concedendogli poi di avere la meglio nella gara di ritorno.

Tuttavia mi sento di dire che, da questo doppio scontro, la Juventus ne deve uscire con un’ulteriore consapevolezza nei mezzi: vincere la Champions rimane un sogno, non un obiettivo percorribile; la competizione è troppo imprevedibile per poter parlare di obiettivo vero e proprio, tuttavia una gara del genere evidenzia che, con coraggio e organizzazione, questa squadra potrà giocarsela con tutti anche dalla prossima stagione. Sempre che in estate non vengano fatte cessioni illustri: in particolare mi riferisco alle posizioni di Pjanic e Dybala, spesso al centro di voci di mercato; una loro partenza, a maggior ragione se non degnamente sostituita, rappresenterebbe un incredibile passo indietro e in questo senso mi auguro che le parole del direttore Marotta, che ha parlato di “evoluzione” della squadra e non di rivoluzione, siano effettivamente veritiere. Con una difesa da rinnovare, ringiovanendo l’età media e inserendo nuovi titolari (e cedendo lo scontento Alex Sandro), e una conferma in blocco del resto della rosa con qualche innesto in mediana, potremo continuare a pensare in grande.