Josip Iličič, neo acquisto dell'Atalanta, sta regalando ai tifosi della Dea grandissime emozioni. Sembrava che il suo ingresso in rosa sarebbe stato graduale. Il suo talento non è mai stato in dubbio, ma la discontinuità di risultati e prestazioni con la Fiorentina suggerivano cautela con lo sloveno. Difatti nonostante fosse chiaro fin da subito come dimostrasse di essere in grado di poter spaccare le partite, veniva centellinato il suo supporto alla squadra. In ruoli quasi arretrati, quasi a limitarlo.

Il recente infortunio del Papu Gomez al piede ha però dato chances a Ilicic di farsi notare e acquistare uno spazio da titolare inamovibile. Doppietta proprio ieri sera nello spettacolare 3-3 con la Lazio e a segno anche nelle ultime 2 contro Genoa e Torino. 

Ilicic sembra incontenibile. Nonstante la possenza fisica un giocatore come lui non lascia a desierare anche per velocità e capacità di saltare l'uomo, oltre alla visione di gioco illuminante. Senza dimenticare il suo marchio di fabbrica: le fucilate dirette allo specchio della porta.

E proprio con le fucilate un giovanissimo Josip ha avuto a che fare. La storia del numero 72 è una storia piena di ombre e drammi. Josip nasce infatti in Bosnia in durante il pieno della guerra in Jugoslavia. Passaporto croato e nazionalità slovena, come tanti bambini della sua età si ritrova nel mezzo di una disperata fuga dalla guerra in atto nei Balcani. E' una guerra truce che vede nelle contrapposizioni etcnico-religiose diversi rastrellamenti di massa da molti studiosi considerati quali genocidio

Ilicic però ha sempre avuto un animo forte e determinato. Non si lascia infatti scoraggiare dalla povertà e dal dolore, coltivando quella che era la sua più grande passione: quella per il calcio. Non era però facile confrontarsi con la reatà delle cose. Dopo qualche provino fallito Josip si mette allora a lavorare come operaio. 

"Ho imparato giocando da bambino sotto casa - ha dichiarato in una intervista - C’era un muro che funzionava da barriera"

La sua parabola calcistica trova una svolta nel 2010, quando ormai gli spettri della guerra sono lontani, con il passaggio al Maribor. A dare la benedizione per il suo passaggio al calcio professionistico è Zlatko Zahovic, uno dei più famosi fantasisti i Slovenia e che, non fosse stato per la guerra, avrebbe gocato sicuramente nella nazionale Jugoslava. Ilicic viene pagato appena 80 mila euro, ma giusto il tempo di 5 partite e subito viene rivenduto con una plusvalenza record, 2,2 mln dal Palermo, aumentando così il suo valore del suo cartellino di 27 volte.

Josip Ilicic, come da lui stesso confessato, ha sempre avuto un debole per il calcio italiano. Durante la sua gioventù infatti, nonostante la povertà e l'isolamento, non mancavano i DVD sulle prodezze dei calciatori della Serie A. Egli provava una fortissima ammirazione per Shunsuke Nakamura, al tempo calciatore della Reggina. Un misto di origini orientali quindi per Ilicic che dimostra la sua forte devozione per il giuoco del calcio. Un esempio per tanti.