Dalla Treccani: "quisling" – Capo di governo o uomo politico che collabora con il nemico invasore, collaborazionista. Il termine, adoperato durante e subito dopo la seconda guerra mondiale nei paesi alleati e in Italia, è un uso antonomastico del cognome dell’uomo politico norvegese Vidkun Quisling, che dopo l’invasione tedesca della Norvegia diresse un governo fantoccio collaborazionista con i nazisti.

Forse perché decise di rimanere neutrale, oppure semplicemente perché si tratta di una nazione irrilevante nello scacchiere politico-economico europeo, sta di fatto che nei libri di storia la Norvegia occupa la glossa, i margini, un ruolo secondario. Ad eccezione della sopracitata e controversa figura del capo di Stato filonazista Vidkun Quisling e del celebre episodio dell'abbattimento della petroliera tedesca "Altmark" nelle acque norvegesi - vero casus belli dell'invasione hitleriana di Danimarca e, appunto, Norvegia - nessuno si ricorda che questo paese scandinavo abbia - seppur indirettamente - preso parte al conflitto.​​​​​​

Se il vocabolo "quisling" è entrato nella casistica linguistica italiana per le ragioni storiche pocanzi spiegate, non vedo perché non si possa inserire altresì il termine "odegaard" come sinonimo di "occasione persa". Gli appassionati di calcio ricorderanno sicuramente l'epopea di Martin Odegaard, giovanissimo rampollo del football norvegese non ancora ventenne. Per chi non lo conoscesse, i record che ha in poco tempo stracciato rappresentano la prova tangibile del suo enorme talento: esordisce nella massima serie norvegese a 15 anni e 118 giorni, diventando a breve pure il più giovane marcatore della storia del campionato; esordisce in nazionale nell'amichevole contro gli Emirati Arabi Uniti, risultando, a 16 anni,  il più giovane di sempre per questa selezione; primato come rapporto età/soldi spesi, grazie ai quasi tre milioni di euro spesi dal Real Madrid per assicurarsi i suoi servigi. E tanti altri record probabilmente ineguagliabili per un calciatore norvegese. Già, perché se nasci calciatore in Norvegia, la tua carriera potrebbe non essere così florida come speri. Qui - ma, in generale, in tutti i paesi scandinavi - preferiscono sciatori, fondisti, pattinatori: e ci mancherebbe altro, visto il clima. Martin rappresenta la piú classica delle eccezioni che confermano la regola, anche se recentemente sono sbocciati alcuni talenti dal futuro roseo pure ad Oslo e dintorni. Ma ne parleremo più avanti. 

Considerate tali premesse, non desta sorpresa che le aspettative su questo ragazzo siano cresciute esponenzialmente dopo la chiamata delle Merengues, con l'aggravante rappresenta dal prezzo del suo cartellino. Martin non regge la pressione - quella della stampa spagnola, della stampa norvegese, ma in primis quella del padre-padrone Hans-Erik, giocatore anch'egli che ha evidentemente proiettato sul figlio i suoi sogni di rivalsa - e ciò si ripercuote nelle sue prestazioni in campo con il Castilla, la squadra riserve del Real Madrid, dove Odegaard venne inserito nonostante sul contratto si facesse riferimento all'obbligo di allenarsi con la prima squadra. Allenamenti con i Gallacticos, partite con il Castilla (in Segunda Division): un programma ineccepibile per la crescita del calciatore, se non fosse che qualcosa s'incrina fin da subito. All'allenatore, un certo Zinedine Zidane, non piace l'obbligo di far giocare Martin sempre e comunque, spedendolo dapprima in panchina, poi addirittura in tribuna. Una mazzata, ulteriormente aggravata da una situazione extracalcio nella quale il giovane non riesce ad ambientarsi. Urge un prestito: decine di squadre da tutta Europa s'interessano, ma la spunta il club olandese dell'Heerenveen. Questa squadra della Frisia - dall'inconfondibile maglietta a righe biancoblu con i petali di ninfea rossi che in molti scambiano pee cuoricini - ha da sempre favorito la crescita di calciatori scandinavi, senza dimenticare che qui sono esplosi bomber come Hunteelar e Van Nistelrooy. È il club ideale per Odegaard, che nel gennaio 2017 firma un prestito di un anno e mezzo. Nonostante l'ambientamento stavolta sia positivo - in squadra c'è il "veterano" norvegese non ancora ventunenne Thorsby - il baby prodigio fatica a spiccare il volo nella prima stagione in Olanda. Quest'anno la musica sembra cambiare, grazie ad una presenza fissa tra i titolari impreziosita da alcuni goal ed assist. Prendendo in esame le implicazioni psicologiche presenti in questa storia risulta evidente come Odegaard non sia in grado di reggere le pressioni che la "camiseta blanca" porta con sé, e la speranza del ragazzo, ogniqualvolta fa ritorno in Norvegia per rispondere alle convocazioni della nazionale, di alleviare queste tensioni contrasta con la dura realtà, perché le aspettative di chi gli vuole bene sono paradossalmente ancora maggiori. Fortunatamente, Martin Odegaard non è solo. Al suo fianco ci sono molti talenti pronti a sobbarcarsi l'onere - o onore, dipende dai punti di vista - di guidare una nazionale che non c'entra la qualificazione ad uno dei massimi tornei (Europei e Mondiali) dal lontanissimo 2000. 

Il primo della lista non può che essere Sander Berge, che ha conquistato le redini del centrocampo del Genk grazie a qualità fisiche eccezionali. Il club belga aveva riposto, d'altronde, grande fiducia in questo giovane mediano norvegese, acquistato lo scorso gennaio dal Valerenga. Imponenti mezzi fisici, tanta solidità, ma anche due piedi piuttosto buoni e un'ottima visione di gioco. E' proprio così che Sander Berge, quest'anno, ha collezionato finora 13 presenze tra Jupiler Pro League e Coppa nazionale, restando fuori nell'ultimo periodo solamente a causa di uno strappo muscolare. Nonostante la tenera età, ha già collezionato 7 gettoni in nazionale e i paragoni con Joeffry Kondogbia, col quale è accomunato da grandi doti fisiche accompagnate da un'ottima tecnica, non lo mettono più in imbarazzo. Altri "fanciulli" destinati a far parlar di sé sono Hugo Vetlesen, diciassettenne per il quale si dice lo Stabaek abbia rifiutato un'offerta shock di 10 milioni dalla Premier, la futura "coppia gol" della nazionale composta da Jens Petter Hauge (classe 1999) e soprattutto da Erling Braut Haland, gigante biondo militante nel Molde della leggenda United Solskjaer e finito recentemente nei radar nientemeno che della Juventus. Sempre in forza allo Stabaek c'è la velocissima ala Ola Brynhildsen ('99) e, a chiudere il cerchio dei talenti in erba, troviamo il classe 2001 Tobias Christensen, che, vista la precocità, è quello che più ricorda Odegaard. 

L'ultima volta che la Norvegia ha partecipato ad un Mondiale, Aldo, Giovanni e Giacomo se ne stavano sotto un albero ad ascoltare la radiocronaca della partita contro l'Italia, nel film "Così è la vita". Una vita fa, ma da oggi in poi la storia potrebbe cambiare, grazie ad Odegaard e i suoi fratelli.