In questi ultimi giorni si è diffusa a livello internazionale la notizia di un possibile ripescaggio della nostra Nazionale ai Mondiali di Russia.

Tutto sarebbe dovuto (il condizionale è più che d’obbligo) ad una proposta di legge del governo peruviano che implicherebbe l’esclusione dal mondiale della squadra sudamericana per una presunta violazione delle norme FIFA, in particolare dell’art. 15 dello Statuto FIFA.

Quando si parla di questi eventuali scenari, occorre sempre precisione e chiarezza che al contrario molto spesso vengono dimenticati finendo per illudere milioni di tifosi e lettori.

Partiamo dalla FIFA: l’art. 15 dello Statuto FIFA determina alcune obbligazioni per le federazioni nazionali, tra cui la previsione che lo statuto di queste ultime debba essere rispettoso dei principi di buon governo e che venga emessa una dichiarazione di neutralità politica e religiosa.

La parte più interessante dell’art. 15 però, è quella in cui stabilisce che le federazioni nazionali debbano essere: to be independent and avoid any form of political interference” (indipendenti e prevenire ogni forma di ingerenza/interferenza politica).

Le associazioni sono entità private che adottano le proprie norme interne e che hanno come destinatari i membri dell’associazione: in questo caso la FIFA è l’associazione internazionale che gestisce il calcio e i destinatari delle sue norme sono le federazioni nazionali come la FIGC.

Sventolando a destra e a manca l’inviolabilità della libertà di associazione, la FIFA finisce coll’emanare norme che dal punto di vista del diritto e dal punto di vista logico, non hanno alcun senso, come la proibizione dei TPO’s, le norme relative al trasferimento internazionale dei minorenni (attualizzate lo scorso aprile) o quella appena vista dell’art.15.

In relazione all’ingerenza politica, in Svizzera probabilmente si sono dimenticati che la maggior parte dei paesi del mondo applica il modello di intervenzione pubblica nello sport, cioè, i governi dei vari paesi intervengono direttamente, a livello economico e normativo, nello sviluppo del calcio. Di conseguenza pochi paesi rispettano la normativa della FIFA, ma tant’è…

Passando alla proposta di legge del governo peruviano, sarebbe interessante sapere quanti di coloro che hanno pubblicato articoli sul possibile ripescaggio degli azzurri, abbiano letto la proposta della parlamentare Paloma Noceda: si parla di controllo economico della Federazione calcistica peruviana per evitare che tale ente sportivo accumuli debiti. Io non ci vedo niente di male.

La seconda previsione di questa proposta (che è solo una proposta e quindi deve essere approvata) proibisce la rielezione automatica dei vertici federali, e anche qui, io non ci vedo niente di male.

Ma la vera “chicca” di questa proposta di legge è che esige che i dirigenti federali abbiano un titolo universitario: cose dell’altro mondo per la FIGC, poiché Carlo Tavecchio non è laureato, Adriano Galliani non è laureato, Arrigo Sacchi non è laureato, e via dicendo.

Se un paese del terzo mondo propone queste iniziative, qualcuno in FIGC qualche riflessione la dovrebbe fare.

Infine sarebbe bello capire quante nazionali rimarrebbero escluse dai mondiali in applicazione dell’art. 15 dello Statuto FIFA.

Secondo varie voci circolate in questi giorni, le dimissioni di Carlo Tavecchio sono state orchestrate da Luca Lotti, Ministro dello Sport e fedelissimo di Renzi, e Giovanni Malagó, presidente del CONI: è o no un’ingerenza politica?

Passiamo alle norme italiane.

Lo Statuto del CONI all’art.1, c.2, stabilisce: “Il CONI è posto sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri (d’ora innanzi “Autorità vigilante”)”.

Allo stesso modo, l’art.4 dello Statuto del CONI dice: “Il CONI può presentare all’Autorità vigilante e, per il suo tramite, al Governo e al Parlamento, proposte e osservazioni in ordine alla disciplina legislativa in materia sportiva, tenendo anche conto dell’evoluzione dell’ordinamento europeo e di quello internazionale”.

Come si può vedere, il CONI è autonomo ma dipendente dalla Stato.

Di conseguenza, il CONI, l’ente che gestisce tutto lo sport italiano, non è forse gestito dal Ministero dello Sport?

Al vedere tali norme e in applicazione dell’art.15, nemmeno la nazionale potrebbe partecipare ai mondiali.

Ma non è un caso isolato: in Spagna, per esempio, il Consiglio Superiore dello Sport (omologo del CONI) è gestito dal Ministero dello Sport spagnolo che sovvenziona le federazioni sportive più o meno a seconda della legislatura e della volontà dei partiti di investire nello sport: lo stesso discorso si potrebbe fare per molti altri paesi europei e non.

Anche se la bufera post non qualificazione sembra passata, la strada da fare è ancora molta: se non si cambia e soprattutto non si migliora, le lacrime di Buffon non saranno le ultime.

Noi però ripensiamo ai ripescaggi…

Silvio Bogliari