In uno dei periodi di più crisi degli ultimi decenni, la Nazionale Azzurra si appresta a ripartire, dopo l'ormai storica mancata qualificazione ai prossimi Mondiali e in corso di ricambio generazionale sia a livello giocatori in campo, che dirigenziale fuori. In attesa dell'annuncio del nuovo CT, affidata momentaneamente (o non) a Gigi DiBiagio, si cerca di trovare la quadra e soprattutto nuove-vecchie risorse per gettare le basi di un futuro amalgama per una rosa a medio lungo termine.

Ed ecco che in questo momento di difficoltà, con la Serie A sempre più invasa da calciatori stranieri a scapito della crescita di giovani italiani da lanciare prima in prima squadra per eventualmente poi esser selezionati nella rappresentativa, una via di mezzo potrebbe esser offerta dai così detti Oriundi, ovvero quei giocatori nati all'estero ma con origini e passaporto italiano.
Se è un peccato che di recente il Papu Gomez abbia rinunciato alla maglia azzurra a scapito di quella albiceleste dell'Argentina, sarebbe di certo stato un sogno quello di vederla indossata dai suoi connazionali, di stesso sangue oriundo, Pablo Dybala o Maurito Icardi, visto che tutti e tre son ora li chiusi per una maglia da titolare dalla stratosferica concorrenza dei vari Di Maria, Messi o Higuain. Diverso invece il discorso per alcuni profili, sia pur di più basso livello, ma comunque sempre validi.
Parlando di quelli più conosciuti, sia nel nostro campionato che all'estero, ed escludendo quelli già in pianta stabile nel giro della Nazionale con bandiera verde, bianca e rossa, come Jorginho ed Eder, citandone uno per ruolo, Toloi, Romulo, Soriano, Vasquez e Sansone, sarebbero sicuramente dei calciatori pronti e meritevoli per una convocazione, perlomeno per esser provati o riprovati come nel caso di chi qualche apparizione, tra le selezioni italiane, l'ha già vissuta, sia pur in stage o amichevoli e partite di poco conto.

Un pizzico di Brasile, Argentina e Germania

Rafael Toloi, italo brasiliano, dopo aver disputato diciannove partite con la casacca verdeoro Under-20 con cui ha vinto un campionato mondiale nel 2009, si è ora reso disponibile per una eventuale convocazione in quella italiana. Punto fermo della difesa atalantina di Gasperini, con stagionalmente ormai da anni una buona media voto in Serie A, ha ancora 27 anni e potrebbe essere una più che valida alternativa tra i centrali di difesa. Con l'abbandono di Barzagli e nonostante buoni giovani ereditieri, come Romagnoli o Caldara, il reparto dei centrali avrebbe bisogno di un elemento di esperienza come la sua, visto che gli unici veterani come Chiellini e Bonucci hanno ormai passato i trenta.

Stesso discorso per il suo "cooriundo" Romulo Souza, con forse meno prestigio internazionale del primo, fallita la sua occasione in una big, con 140 presenze e anche 13 goal in Italia dal 2011, a trentanni, con un ottimo campionato in corso nel Verona, sta dimostrando di saper coprire la fascia da terzino in maniera pregevole. Dopo alcune convocazioni nella prima Nazionale di Conte, potrebbe risultare ora un vero e proprio jolly utile per diverse varianti tattiche, potendo occupare anche altre zone del campo più avanzate con la stessa corsa e determinazione, caratteristiche che forse attualmente son mancate nelle recenti prestazioni azzurre.

Discorso diverso per Roverto Soriano, classe '91 nato in Germania da emigranti italiani, formatosi calcisticamente nelle giovanili del Bayern Monaco, approda in Italia, alla Sampdoria, dove dopo un breve periodo con la primavera blucerchiata e un passaggio in prestito ad Empoli, viene lanciato in prima squadra a Genova diventando perno inamovibile del centrocampo e vestendosi nel mentre anche costantemente di azzurro, con le Under 17-18-19-21 e in otto occasioni con la Nazionale maggiore. Attualmente al Villareal, non parliamo di un centrocampista box-to-box, ma di uno che oltre ad aver i piedi buoni sa anche sacrificarsi in fase di contenimento con un buon fisico (182 x 76).

Il 29enne italo-argentino Franco Vasquez, dopo qualche passata comparsa con l'Italia, potrebbe ora tornar davvero utile nonostante probabilmente stufo di non esser mai preso in considerazione, tanto da dichiarare di recente: "Mi sento argentino". Perché oltre ad abbinare un gran fisico (1,87 x 81), ad una grande eleganza e tecnica di base, sarebbe quel trequartista di raccordo tra centrocampo e attacco, che più di tutti manca in un ipotetico 4312 o 4231, con lui si acquisirebbe quella dinamicità di gioco, estro e soprattutto cambio di ritmo dalla metà campo in su per far salire la squadra. Tatticamente è in grado di giocare anche da seconda punta nel 4-4-2, nel ruolo di esterno sinistro di centrocampo o addirittura come regista. Arrivato al Palermo nel 2012, quattro anni dopo fu il Siviglia ad aggiudicarselo strappandolo dalla corte delle grandi italiane.

Infine, ma solo in ordine di reparto, l'attaccante Nicola Sansone, anche lui italo-tedesco come Soriano del quale è grande amico, cresciuto nelle stesse trafile bavaresi essendo coetanei, con circa le stesse presenze tra le medesime categorie nazionali tricolore e attualmente militante con lui nel Villareal. Dopo esser arrivato in Italia, il primo anno a Crotone e i due successivi a Parma, la sua eplosione avviene a Sassuolo, dove con Berardi e Zaza compone un trio offensivo micidiale. Esterno sinistro o all'occorrenza seconda punta, fa della velocità unita a buon dribbling e conclusione a rete le sue dote miglior. Di grande cuore, grinta e spirito di sacrificio in campo, potrebbe essere prezioso nelle fasi della partita dove importanti sono le ripartenze.

Tralasciando il sudamerica dove ogni stato è paese, o nazioni europee storicamente multietniche, come la Francia, ormai ogni Nazionale, come la stessa Germania vincitrice degli ultimi mondiali in Brasile, con giocatori di origini polacca, turca, ghanese, albanese, integrano tra le proprie file i così detti oriundi. Ecco che anche quella italiana dovrebbe cogliere l'occasione di metterci un pizzico in più di Brasile, Argentina e Germania, che di certo non sono tra l'altro le ultime arrivate calcisticamente parlando. D’altronde uno dei protagonisti dell'ultimo trionfo mondiale azzurro nel 2006 fu Camoranesi. Poi mal che vada, un pò di crescita potrebbe esserci se non in campo, almeno culturalmente nello spogliatoio, tanto peggio di così.