Sono passati più di cinque mesi dall'infausta notte contro la Svezia, che ha sancito una delle "tragedie calcistiche" più grandi dei nostri tempi recenti (e passati). Si sono rincorse una marea di parole: tra le più gettonate c'erano rinascita, opportunità e rinnovamento totale. Ieri l'attuale CT della nazionale Di Biagio ha diramato le convocazione per due (in)utilissime amichevoli, contro due favorite del prossimo Mondiale al quale, ricordo, noi non parteciperemo.

Forse, da buon sognatore, mi sarei aspettato di veder applicate nel concreto quelle tre paroline citate sopra. Cos'è cambiato invece?! Assolutamente niente. Di fatto è stata riconfermata in blocco l'ossatura della debacle contro la Svezia, ad eccezione di due o tre giovani che già erano in odore di promozione dall'Under 21.

Di attenuanti, per Di Biagio, ce ne sono parecchie.
La prima, la sua posizione a tempo sulla panchina della Nazionale. Non è un mistero, infatti, che le sue chance di permanenza siano ridotte al lumicino. Ma proprio per questo mi sarei aspettato un cambiamento radicale; per dare una nuova direzione al movimento calcio italiano. Di fenomeni non ne abbiamo, ma possediamo un patrimonio acerbo che ha solo bisogno di cresce: Cutrone, Chiesa, Caldara, Pellegrini, Donnarumma, Barella, Calabria, Barreca, Cristante, Romagnoli, Mandragora, Murgia, Kean, i non più giovanissimi (ma in italia considerati ancora tali) Insigne, Verratti, Verdi, Rugani e Darmian. Ce ne sarebbero tanti altri, alcuni già pronti, altri in rampa di lancio. 

La seconda, una mentalità tutta italiana: dove a parole si cambia tutto e nei fatti poi non cambia niente. Questo postulato ci accompagna nella vita di tutti i giorni; che sia politica, economica, sociale o sportiva. Dei 26 convocati dal CT, nove vengono direttamente dalla disfatta di autunno: molti di questi si erano autoesclusi dalle nuove convocazioni. Passi la convocazione di Buffon, che è più un tributo alla carriera che un effettivo bisogno di lui, ritroveremo in campo tutte quelle facce che ad oggi non meritano un posto in Nazionale, o che come detto sopra si erano esclusi dal futuro azzurro: Chiellini (indubbiamente il difensore più forte italiano, ma con 33 anni sul groppone), Candreva ormai desaparesidos del torneo, Zappacosta, Bonaventura e Gagliardini.
I cambi effettivi rispetto a quella Nazionale a detta di tutti mediocre sono stati solo 7. Mi sarei aspettato, in ottica del futuro europeo e prossimo Mondiale, un ciclo di ventenni che quantomeno raggiungessero l'età di maturità proprio in occasione di questi tornei così importanti per il nostro futuro calcistico. Ci ritroveremo, invece, una marea di ultra-trentenni più vicini al crepuscolo che al futuro radioso.

La terza, e non meno importante, è di aver sicuramente perso un'opportunità: queste convocazioni non sono propedeutiche ad un Mondiale, che ricordo non giocheremo. Per questo sono ancor di più incomprensibili. La prima partita di qualificazione ci sarà tra un anno. In questo tempo si sarebbe potuto dar modo a questi giovani di sbagliare, crescere o quantomeno scremare il materiale umano a disposizione. Stiamo perdendo due mesi di lavoro, come stiamo altresì perdendo anni nello sviluppo del nostro movimento.

Smettiamola, infine, di giustificare il tutto con frasi "non è colpa del CT se i giocatori forti sono questi. Siamo un movimento in decadimento"; proprio per questo dovremmo, in tutti i modi possibili, dare fiducia ai nostri giovani italiani. Cosa abbiamo da perdere?! Una figuraccia contro Argentina e Inghilterra?! E chi ci assicura che non ci sarà ugualmente? Cosa ci potremmo guadagnare se un gruppo di trentenni dovesse fare bella figura in queste due amichevoli? Vi rispondo io, assolutamente niente. 
Ricordo, inoltre, che la nostra Under 21 è stata eletta, dagli addetti ai lavori, la più forte degli ultimi 20 anni. La conferma in blocco mi sembrava il minimo.

Concludo con una riflessione sul futuro CT.
Molto probabilmente sarà Mancini; un allenatore carismatico e dal comportamento molto british e poco italian.
Un allenatore però, anche lui, poco propenso al cambiamento alla gioventù. Ho paura che il carro dei trentenni dovrà trainare la baracca fino al prossimo Mondiale. Per buona pace di tutti quei ragazzotti dalle belle speranze.
L'italia è un paese per vecchi, basta prenderne coscienza.