Da mercoledì ho letto davvero di tutto. A parere della stampa e, di conseguenza, di molti tifosi (alcuni molto disattenti e minimali) la Juventus avrebbe quasi perso la sua bussola. All’interno di questa fantomatica crisi d’identità (mi viene quasi da ridere) la maggior parte delle colpe vengono additate, come sempre succede in Italia, verso il Mister. Questo retaggio, ripeto presente solo in Italia tra i paesi in cui il calcio conta, è un’antico vizio che, con il contributo di certa stampa spicciola, fa partire la caccia alle streghe. Caccia a cui i tifosi più imbufaliti prendono regolarmente parte. Allegri sarebbe reo di aver mandato in campo squadre non competitive, lasciato in panchina i giocatori che avrebbe dovuto schierare e di non aver fatto determinati cambi. Ho letto davvero di tutto: da richieste di maggior coraggio, a commenti scoraggiati, in cui veniva messo in evidenza quanto il Mister non sia in grado di gestire le squadre e i cambi. Ho già dato il mio parere sulle ultime due partite, a mio avviso diversissime, e non starò nuovamente a rimarcarlo. Credo però che questi attacchi ad orologeria verso il Mister siano veramente ridicoli: Allegri ha dimostrato con i fatti di saper gestire al meglio una rosa di alto livello, sia a livello umano (finissimo lettore degli stati d’animo dei calciatori) sia tecnico-tattico. In molti hanno affermato che non si possono protrarre i cambi fino al settantesimo: è vero, quello di portare troppo avanti i cambi è un “difetto” che Allegri ha sempre avuto; ma vorrei anche ricordare che ieri il nostro (immeritato) vantaggio è stato firmato quando ancora non era stato fatto un cambio e, da quel momento, bastava concedere meno occasioni possibili agli altri. Purtroppo però ieri, va detto, non siamo scesi in campo proprio come atteggiamento: poco c’entrano, secondo me, le scelte dell’allenatore o la politica dei cambi. Credo che additare ora Allegri, perché non abbiamo vinto due partite di fila sia oltre che ingeneroso, non corretto. Del resto però non mi stupisco perché, quasi sicuramente, molti dei quali oggi sparano quasi a zero sul Mister sono gli stessi che l’anno scorso, di fronte ad una crisi delicatissima, già sfogliavano la margherita del post-Allegri: se invece la passata stagione siamo arrivati a vincere un campionato insperato, una coppa italia e a sfiorare i quarti di Champions, è stato grazie ad un gruppo straordinario ma anche, secondo me, perché a guidare questo gruppo c’era un allenatore equilibrato, che non si esalta nelle vittorie e non si taglia le vene nelle sconfitte, come Allegri. I conti si faranno a tempo debito. Se vinceremo, non me ne potrà fregare di meno se, al 18 di settembre, il mister non ha schierato titolare Higuain, non ha messo dentro prima Pjaca, non ha messo Pjanic trequartista o non ha mandato Asamoah in panchina, giusto per citare qualche amenità che ho letto in questi giorni. Vorrei anche ricordare che con Allegri veniamo da due anni in cui abbiamo vinto praticamente tutto quello che potevamo vincere, se si fa esclusione di una supercoppa persa dopo una folle lotteria di rigori e una Champions sfiorata. Parlare male delle sue scelte perché il risultato non ci arride credo sia un’operazione veramente troppo facile e sbrigativa. Soprattutto se detta da chi poi, a maggio, quando magari si vince, sale senza remore sul carro del vincitore. Di Allegri si potrà dire tutto, può piacere o non piacere e non sono qua per convincere nessuno. Ma una cosa che di certo non si può dire è che non sia un grande professionista, un allenatore che conosce il calcio e che mette in campo la migliore formazione per quella che, secondo lui, sarà la partita. Ripeto, pontificare subito davanti alla tastiera perché si è passata una brutta domenica sera, è facile. E ora partite pure con i pollici rossi, “spiacere è il mio piacere”.