Le quote rosa o similari non mi sono mai piaciute. Le ho sempre ritenute più che una forma di sostegno al contrasto alle discriminazioni che le donne continuano a subire in ogni dove, una specie di insulto all'intelligenza femminile. Però, vedendo come funziona la nostra società, sempre più sballata, squilibrata e con regole che non favoriscono valori e principi degni di nota, qualche interrogativo sorge. A partire dal nostro calcio.

Un calcio che attende di essere riformato, che è in evidente stato di difficoltà e che pur da qualche parte deve ripartire, ma non si intravede alcun progetto oltre la punta del proprio naso.

Si è detto che con l'effetto Roma si è salvata l'immagine del calcio italiano. Ma quanti erano i giocatori italiani in campo? Una manciata. I giovani?

Per dare spazio ai giovani ed ai giocatori italiani non vedo che una soluzione. Obbligare le formazioni ad introdurre delle quote minime che devono essere rispettare sia per avere in campo dei giovani che degli italiani che non dovrebbero essere inferiori a 5 giocatori titolari in campo.

Il problema non sono e non saranno i giocatori stranieri, il problema è un sistema che non riesce a dare spazio a chi nasce nei nostri vivai calcistici, ci cresce, perchè di qualità ve ne sarebbe, basta saperla cercare, incentivarla.

Non è una questione di "nazionalismo" discorsi che ho sempre rifiutato e respinto. Ma è bene precisare per non perdersi nella banalità dell'idiozia del semplicismo. E' una questione di semplice buon senso, altrimenti possiamo smetterla di parlare di Nazionale di calcio, di calcio italiano, inglese, tedesco, spagnolo e così via dicendo. Parliamo semplicemente di calcio globalizzato, ma come la società ha insegnato la globalizzazione selvaggia ha determinato disastri.