Inter prima nelle prime 12 partite di campionato. Un ritornello che si ripete ormai quasi ogni anno. Puntuale, però, ogni anno arriva il crollo vertiginoso dopo Natale. Non importa che in panchina ci sia Mancini, Pioli, Spalletti. Il risultato è sempre lo stesso. Da cosa dipende però tutto questo? Il ripetersi ciclico non può essere etichettato come un caso. Credo che il problema sia molto più strutturale che psicologico. In momenti di difficoltà (la Juventus insegna in questo) si deve ripartire dalle basi. Bisogna sganciarsi da l’idea di grande squadra e tornare a lavorare da “provinciali”. Lo deve fare per prima cosa la società. Sento spesso da quel di Milano esclamare: “Siamo l’inter... una grande squadra e questo i giocatori devono capirlo”. Bene. Iniziamo a capire che la storia non scende in campo. Ciò che è stato scritto nei libri rimane lì, tramandato ai posteri. La realtà è un’altra cosa. Questo lo devono capire soprattutto i nuovi proprietari. Erroneamente al loro arrivo si sono venduti come mecenati che avrebbero investito in modo massiccio e senza tornaconto nel mondo Inter. Mie cari interisti, mettetevi l’anima in pace: i cinesi non sono Moratti. I cinesi muovono i soldi purché alla fine a loro torni qualcosa indietro. 

Dietro questa profonda incertezza societaria, in cui si vende fumo ai tifosi, si nasconde una società approssimativa formata da gente non competente. Vogliamo parlare di Sabatini? Un grande direttore per fare soldi e plusvalenze... ma che nei grandi palcoscenici ha sempre fallito. Ausilio? Da solo non può fare i miracoli. Una squadra è forte quando la sua struttura portante è forte. E' ora, quindi, di mettere da parte la storia e costruire su ciò che si ha. Una buona base... ma Juve e Napoli in questo momento sono molto, ma molto lontane.