C'era ancora “ruggine” fra Gattuso e De Zerbi? Chi può dirlo. Quello che è certo è che non se le erano “mandate a dire” durante quel terribile scontro dal quale il Pisa di Gattuso assurse in serie B ai danni del Foggia di De Zerbi. L'attuale allenatore del Milan era stato centrato alla testa da una bottiglietta d'acqua lanciata dal pubblico e si era rischiata una pericolosa invasione di campo.

Sembrava passato “un secolo”, ma era trascorso solo un anno, quando il Milan giunse al “Vigorito” per la partita del girone d'andata della prima volta in serie A per entrambi gli allenatori (anche se De Zerbi era già stato seduto sulla panchina del Palermo per 12 gare). Per Gattuso era il debutto con la squadra maggiore del Milan.
Allo stadio beneventano c'era la folla delle grandi occasioni, molti tifosi storici del Milan da tutto il Sud avevano permesso di raggiungere quasi il sold-out. Fu una partita molto combattuta, il Benevento era ancora alla strenua ricerca dei primi punti. Fuori tempo regolamentare, tra il 94° ed il 95°, Cataldi calciò una punizione  contro il Milan, dalla sinistra dell'area rossonera.
I difensori - quei “marcantoni” - si schierarono, sicuri che nessuno avrebbe potuto penetrare la loro barriera antiaerea, ma un “aeroplanino verde”, molto simile a quello di Antoine de Saint-Exupéry, aveva preso una lunghissima rincorsa, addirittura dall'altra porta, sollecitato dalla nostra panchina. Cataldi vide quella macchiolina verde avvicinarsi alla mischia e, un istante prima che il nostro portiere Brignoli prendesse lo slancio, fece partire uno dei suoi migliori cross, teso, preciso come un siluro, che impattò - non per caso - la testa di Brignoli e capitombolò nell'angolo lontano, indifendibile da Donnarumma, il portierone milionario che rimase immobile al centro della sua porta e inebetito…

Quello che accadde subito dopo è già in tutti i blog sulla storia del calcio beneventano, quel racconto - ormai tinto di leggenda - ha varcato gli oceani, anche perché di Sanniti sparsi fra gli altri continenti ce ne sono tanti… Benevento-Milan 2-2, primo punto in serie A per il Benevento, la fine di un incubo, l'inizio di un nuovo capitolo.

Dopo un intero giro, ancora piuttosto sfavorevole ai colori giallorossi che avevano raggranellato - tutti nell'era De Zerbi - “solo” 14 punti, ma sudati uno per uno, contro non solo le squadre avversarie, ma contro arbitri e VAR sempre inclementi, ecco che le due formazioni si ritrovano di fronte al Meazza di Milano, “la Scala del calcio”!
Ovviamente anche questa volta il presagio è infausto per noi, ma nonostante gli auspici avversi una nutrita truppa di Beneventani in trasferta si prepara, da un lontanissimo “fazzoletto” dell'immane cavea, a sostenere i nostri calciatori.
Un appena ritrovato Iemmello, che era stato l'eroe della cavalcata di De Zerbi, con il Foggia, fino a quella ferale finale dei play off dalla Lega Pro in B, era la nostra unica punta. Avevamo spostato l'intera puntata a questa roulette del Calcio di serie A, sempre sfortunata per noi, su Iemmello: volevamo credere in lui!
Molta pressione del Milan, fino alla fine, arroccamento in difesa del Benevento nell'ultima fase di gioco, con puntate offensive sempre pericolose ed un gol magistrale di Iemmello, in mezzo alle gambe di un Donnarumma che - proprio per noi - sembra essere ritornato all'ABC! Una partita disputata senza risparmio, sfoderando il nostro migliore schieramento: Sagna, Djuricic, Tosca, Brignola, Sandro, Letizia, Djuricic, Diabaté (subentrato a Iemmello), insomma il meglio del meglio. Mettiamoci anche una traversa colpita dal Milan e però numerose paratone del nostro grande Puggioni, tifoso sampdoriano DOC, ma ormai assorbito dalla nostra causa e di… Sandro, che s'immola sull'altare dell'inviolabilità della nostra porta: finisce 0 a 1 e nessuno ha da recriminare.

Una vittoria tutta meritata, al solito non aiutata dalla direzione arbitrale che - questa volta con un eccesso parossistico di zelo - ci priva di Diabaté (per due giornate!) e noi dobbiamo concludere la partita in 10 uomini…
Oreste Vigorito
assaggia con una passeggiata desiderata “da secoli” la soffice erba di San Siro, rammentando che suo fratello Ciro, al quale è intitolato il nostro stadio, aveva sempre tifato Milan, insieme con i suoi due figli. Il presidente del Benevento è assorto, anche quando Sandro lo prende in braccio e lo solleva al cielo, concede solo un breve sorriso.
Sta pregando, sta ringraziando perché è sicuro che suo fratello, da lassù, ha fatto in modo che nel nostro misero carniere, al conto finale, il Milan ci cedesse ben 4 punti!