Errare humanum est. Si sbaglia e si paga, una lezione di vita che si esplica nella più celebre teoria dell' "azione/reazione", con conseguenze differenti a seconda del grado d'intelligenza degli attori in causa e della mera giustizia che orbita intorno alla risposta che segue la botta. Sbaglia il prete, sbaglia il membro delle forze dell'ordine, sbaglia il figlio e sbaglia il genitore, poiché l'errore sta alla base della nostra naturale esistenza. Sbagliare è un diritto, essere puniti è un dovere assoluto. Il momento di follia vissuto da Leonardo Bonucci nella sfida casalinga contro il Palermo non è una novità in questa stagione per i giocatori in maglia bianconera, ha solo la sfortuna di essere l'ultimo in ordine di tempo, la celeberrima goccia che ha saputo far traboccare un vaso ormai stracolmo: multa e partita da passare in tribuna, dopo che in molti altri compagni erano scampati per un soffio al tanto atteso provvedimento disciplinare e tecnico. Il focus che ci impone questa vicenda è di prim'ordine: si è realmente in accordo con l'esemplare condotta tenuta dell'allenatore? In pochi - forse nessuno - si è sentito di analizzare con un occhio di riguardo l'evoluzione di questa vicenda, senza tentare di riavvolgere il nastro ed immaginare un futuro in parallelo. Il momento di dirsi Le Cose Come Stanno è ora: "sbaglia l'alunno e sbaglia il maestro". Allegri ha contribuito decisamente, pur senza volerlo, a far precipitare le cose. Quando un calciatore sbotta - sbagliando, s'intende - chi di mestiere svolge il ruolo dell'allenatore e ogni settimana in allenamento si mostra inequivocabilmente come una guida ed un esempio per tutta la rosa, non può arrogarsi il diritto di offendere con tale foga il proprio sottoposto, men che meno di fronte agli occhi del mondo. Traslando la questione nella vita reale, è esattamente come se il boss di un'azienda, ad una ingiuria subita dal proprio dipendente, si permettesse di offendere in maniera tre volte superiore sul luogo di lavoro davanti a tutti, per poi comminare in separata sede le dovute sanzioni del caso: pesantemente incoerente. Che Bonucci paghi il suo errore, come è giusto che sia, ma che Allegri si ricordi qual è il suo ruolo: il mister ha il diritto insindacabile di punire il gesto a bocce ferme, ma nel momento di tensione massima deve avere la lucidità necessaria per saper gettare acqua sul fuoco, non GPL. Non è dato conoscere quanto pieno fosse il vaso di Allegri, i suoi nervi e la sua pazienza di fronte a molte, fin troppe insubordinazioni. Ma di una cosa si può esser certi come il sole a mezzogiorno: un vero condottiero si misura nelle scelte che adotta nel momento più critico. Bonucci sarebbe comunque finito in panchina? Probabilmente sì. Tutta la storia, i retroscena, i retropensieri, le spaccature e tutte le fragilità di un allenatore sarebbero comunque finite alla mercé della pubblica piazza? Probabilmente no. Entrambi sbagliano, ma con un peso specifico diverso. Un calciatore può sbagliare un gol a porta vuota, un allenatore non può schierare in attacco un portiere. A buon intenditor... MC