Ieri, mentre vedevo distrattamente la telecronaca della parte finale del secondo tempo dell'amichevole del Milan contro il Betis Siviglia, non avendo visto, tra l’altro, la prima parte, mi sono trovato coinvolto in pieno dell'effetto Var. L’esperienza è stata comunque molto istruttiva. Al momento dell’evento, punizione a favore del Betis con fallo di mano dell’uomo in barriera, le persone inquadrate, presenti sul terreno di gioco, arbitro compreso, sono state colte da un senso di smarrimento, una specie di day after, che credo abbia coinvolto anche gli spettatori presenti, improvvisamente ammutoliti. Prima del verdetto definitivo della macchina è stata fatta rivedere l’azione più volte. La prima cosa che è balzata agli occhi è stata la posizione dell’arbitro. Forse a quattro metri dalla barriera in un punto invidiabile per poter prendere qualsiasi decisione, ma la cosa più divertente è stata soffermarsi sul giocatore soggetto al giudizio della macchina infernale, l’espressione che assume è quella di color che son sospesi, in attesa di un giudizio che nel tempo di un paio di minuti diventerà sentenza.

Prima del Var si protestava ad oltranza e si difendevano posizioni indifendibili, forti del fatto che non ci sarebbe stata una immediata conferma dell’infrazione fatta: prima doveva passare al vaglio di moviole ed esperti che sezionavano ogni frammento di immagine e si poteva scappare dalla zona mista, evitare il confronto diretto delle telecamere. Ora no, il malcapitato autore del fallo deve aspettare quei lunghissimi due minuti che lo separano dalla sentenza e allora vedi che prova a difendersi, ma non troppo; lo vedi simulare il movimento molto timidamente muovendo il braccio, non sa più neanche lui se è realmente colpevole, paralisi totale e così anche anche compagni e avversari non sanno più che fare, non prendono una posizione netta, i vecchi cari capannelli intorno all’arbitro sono storia vecchia, tra due minuti arriva la condanna come faccio a simualare? La sentenza arriva: calcio di rigore. E allora le posizioni tornano ad essere definite, ma mai violente, perché ormai lo sanno: il Var può colpire chiunque, anche chi, questa volta, l’ha passata liscia.