Le luci per strada.
I negozi sempre illuminati.
I primi fiocchi di neve
Il divano e il crepitio del fuoco.
Il calore avvolgente del Natale è raccontato da storie a lieto fine, bei momenti in cui quella splendida sensazione arriva puntuale, una volta l'anno, per scaldare il cuore. Per rinsaldare gli affetti. Per unire le distanze di mondi differenti, per azzerare incomprensioni e lacune emotive. Il Natale, come l'amore, può far miracoli.
Ma il freddo tagliente, a Torino, non se n'è mai andato; i sorrisi e gli scatti di gloria, i trofei al cielo, gli arrivi e i traguardi raggiunti dai nuovi volti riempiono solo le menti di chi riscrive e cancella ogni giorno, senza passato e senza presente, guardando solo ad un domani ipotetico, astratto.
Uno starnuto fugace: cos'altro rappresentano 4 anni e 4 mesi in 119 anni?
Indietro c'è molto di più.
Non possiamo cambiare la storia, ma possiamo riviverla.
In principio fu un rinnovo, sul quale un Presidente rampante tergiversò all'eccesso, dando adito a voci e speculazioni contrastanti. Combattuto e in conflitto verso un'ingombrante presenza, troppo mediatica, troppo affascinante per rimanere chiusa e arginata in un piccolo spogliatoio di calcio.
Ed ecco che il 18 Ottobre 2011 arrivò la prima mossa, in occasione dell'assemblea degli azionisti.
Andrea Agnelli gelò il calcio italiano senza mezzi termini: un ringraziamento ad Alessandro Del Piero che avrebbe chiuso il suo rapporto con la Juventus al termine della stagione.
Una sola frase.
Una manciata di secondi.
Basta solo un piccolo granello di feci di topo per rovinare un'intera padella di riso.
La sconfitta però non esiste nel cuore di chi lotta: il 22 Novembre 2011 Del Piero dribblò tutti ancora una volta, compreso il suo Presidente. E stavolta non gli servì neanche un pallone. Si servì di un video.
Venne postato sul proprio sito personale e non superava i due minuti di durata. Dopo aver dato ogni respiro per quella maglia, scelse di difenderla e di annientare le chiacchiere incessanti che lo volevano lontano, distante dalla sua casa e dalla sua storia. E si lasciò andare.
Fece in quell'istante la sua ultima dichiarazione d'amore.
Sappiamo come sono andate le cose.
Oggi però aggiungerò Le Cose Come Stanno, sotto ogni punto di vista: "Squadra che vince non si cambia", questo riferì Agnelli un anno dopo l'addio di Del Piero ad un giornalista che ipotizzò un ritorno di Pinturicchio nel team dirigenziale. Un must perfettamente attuale, in considerazione dei risultati ottenuti dalla squadra bianconera in questo quinquennio.
Ma al Presidente e a tutta la classe dirigente sfugge un dettaglio molto significativo: la storia si ripete.
Un ciclo si apre e si chiude, l'eternità non è per i mortali.
Arriverà la fine ed arriveranno i giorni bui. Le sconfitte ed il crollo.
E quando tutto ciò arriverà, sarà troppo semplice andare a bussare alle porte degli eroi.
Quelli che hanno saputo soffrire, quelli che hanno saputo perdere.
Quelli che si sono visti strappar dal petto uno scudetto e sono affogati all'inferno. Per poi risalire. Passo dopo passo.
Gli eroi che sembravano spacciati, e invece sono tornati a vincere e a far risplendere la storia.
Gli eroi che hanno speso la propria vita per una sola causa.
Gli eroi che si dimenticano facilmente, finché tutto va bene.
Io non dimentico.
Ed oggi, avvicinandomi al Natale, non smetto di pensare a quanto abbia desiderato nel corso della mia vita di abbracciarti. Di dirti "grazie". Di riconoscerti i meriti ed il rispetto che ti è dovuto. Perché da qualche anno non è lo stesso Natale.
Il troppo amore ha ucciso Alessandro Del Piero.
Ma la Juventus di oggi, così forte e vincente, avrebbe ancora bisogno di lui.
Del suo esempio.
Del suo silenzio.
Ne ha sempre bisogno.
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MC
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