Il mondo del calcio, soprattutto quello italiano, è solito regalare a tutti gli appassionati della disciplina una vasta gamma di personaggi che spesso, volontariamente o involontariamente, risultano in grado di creare puro intrattenimento oratorio all’interno del già presente intrattenimento sportivo. Questa insolita capacità di sdrammatizzare, di ricercare il risvolto comico di una determinata situazione, almeno negli ultimi anni, è divenuta prerogativa di vari allenatori e dirigenti legati alla Serie A: basti pensare, ad esempio, a Marco Fassone, amministratore delegato del Milan, che con il suo “Passiamo alle Cose Formali” è riuscito nell’impresa di rendere più leggera, simpatica e coinvolgente la firma di un semplice contratto; basti pensare, ancora, all’irrefrenabile comicità toscana di Luciano Spalletti, allenatore dell’Inter, che nonostante la propria ossessione per il bel gioco e per la vittoria finale, di tanto in tanto, concede alla stampa e alle emittenti televisive dei siparietti sempre molto interessanti. Ma la vera comicità, personalmente, credo la si possa riscontrare nella figura di alcuni presidenti italiani. O, volendo essere più precisi, romani.

Una situazione sulla quale, recentemente, ho riflettuto molto e che mi ha spinto, scioccamente, a comporre una Top 3 di quei proprietari di club italiani che non avrebbero alcun problema a prendere parte a “La Sai l’Ultima?”, se il programma televisivo fosse ancora in vita. Il mio podio ideale della comicità in Serie A, categoria presidenti, vede assestarsi al gradino più basso Massimo Ferrero, numero uno della Sampdoria: qualche tempo fa gli avrei assegnato, senza troppi problemi, il primo posto di questa mini-classifica, ma oggi proprio non riesco a vederlo oltre la terza piazza. Il problema? Una comicità estrema, spesso forzata, anche quando la circostanza richiederebbe più leggerezza. Insomma, l’imbarazzo è servito. Al secondo posto, invece, troviamo ben saldo Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli: complice un’impulsività importante ed un carattere esplosivo, il presidente azzurro si rende spesso e volentieri protagonista, pur non volendo, di siparietti molto divertenti o, comunque, di dichiarazioni che, in un modo o nell’altro, strappano abbastanza facilmente un sorriso genuino, senza evidenti forzature. Vero, Reina?

In prima posizione, tuttavia, non può che esserci lui: Claudio Lotito. Una scelta sorprendente, per certi versi, ma che posso motivare e giustificare. Ciò che, dal mio punto di vista, permette al patron della Lazio di staccare nettamente in classifica i candidati precedenti è, paradossalmente, l’utilizzo di una comicità involontaria: sembra quasi, infatti, che il presidente biancoceleste non si accorga della potenziale vena comica nascosta dietro gran parte delle proprie dichiarazioni. Questo, a mio modo di vedere, accade perché l’intento principale del presidente è quello di destabilizzare l’ambiente, di generare polemica (spesso anche gratuita) e certamente non quello di intrattenere il pubblico all’ascolto. Eppure, puntualmente, vengono centrati entrambi gli obiettivi, sia quello conclamato che quello latente. Una parlantina forbita (o presunta tale), arricchita da termini o interi proverbi in latino, un accento marcatamente romano, la mancanza assoluta di filtri tra ciò che pensa e ciò che dichiara (ne è esempio lampante l’inopportuna uscita legata ai problemi di vista di Beppe Marotta) rende insomma, a mani bassissime aggiungerei, Claudio Lotito il presidente che vorrei. E poco importa se in pochissimi sarete d'accordo: de gustibus non disputandum est, Lotito docet.