"Quando parlano di te devi capire non cosa sei tu ma quello che sono gli altri". Utilizziamo le parole menzionate da Marotta nell'intervista rilasciata ieri nel prepartita di Juve-Sassuolo riferendosi alle dichiarazioni rilasciate da De Laurentiis riguardo al presunto condizionamento di Agnelli nei confronti degli arbitri. E'l'ennesima diatriba che sta riguardando Juve e Napoli, questa volta i protagonisti sono i dirigenti delle due squadre. Illazioni contro la Juventus che sono soprattutto alimentate dai giornalisti sportivi.

DICHIARAZIONI ESAGERATE

Secondo il mio parere, si sta esagerando, soprattutto perché le vittime di questa situazione non sono tanto i dirigenti o i giocatori, piuttosto i tifosi che meritano rispetto. Sentire ogni domenica sera le dichiarazioni di giornalisti, che invece di incensare la propria squadra infangano il blasone di una società gloriosa che sono anni che rappresenta l'Italia e nel mondo è un'offesa non solo ai tifosi juventini ma tutto al calcio italiano. Bisogna riconoscere che queste dichiarazioni pesanti sono solo linfa e stimolo per la Juventus: lo rappresentano i risultati della società bianconera, seconda in campionato ad 1 punto dal Napoli, in semifinale in Coppa Italia e soprattutto agli ottavi di Champions League. Quando il Napoli vince con tanti gol di scarto, è merito del gioco spumeggiante di Sarri, quando lo fa la Juve, è perché le rivali di giornata si "scansano". Nulla da togliere alla qualità del Napoli, diventata oramai una certezza del calcio italiano ed europeo, merito di un allenatore preparato e di una squadra costruita alla grande, guidata da un Insigne che sembra sia diventato un leader della squadra campana e che oramai lo può e lo deve essere per la nazionale italiana pronta al rilancio. Ma che interesse si trova ad alimentare la cultura del sospetto verso gli altri quando in base a dati oggettivi sia Juventus che Napoli non sono state svantaggiate da errori arbitrali? Fa sorridere vedere lo striscione dei tifosi napoletani a Castel Volturno che invitano il presidente De Laurentiis a comprare gli arbitri. Oramai il tifoso juventino ci ha fatto il callo, sin dai tempi di calciopoli o farsopoli, dipende dai punti di vista. Spulciando i social network di alcuni giocatori juventini, non sfugge quello del "principino" Claudio Marchisio, una delle poche bandiere rimaste non solo nella Juventus ma in tutte le squadre del calcio italiano. Un principe nel soprannome e nei modi, soprattutto quando in un post su instagram sottolinea come la Juventus invece di dare voce alle parole preferisce i fatti. 

LA VERA RIVOLUZIONE DEVE ESSERE DELLO STILE

Non lo dico da simpatizzante juventino, ma da osservatore anche di stile di comportamento: ecco, la vera rivoluzione non deve essere fatta solamente dal commissario straordinario Fabbricini e al subcommissario Alessandro Costacurta, la vera rivoluzione del calcio italiano non deve essere realizzata solo sulla scelta del Ct (a proposito, per le partite contro Argentina e Inghilterra sarà Gigi Di Biagio il commissario tecnico della nazionale) o sulle riforme che possano valorizzare il calcio italiano, la vera rivoluzione deve essere culturale, incominciando a riconoscere i meriti altrui ed a lavorare sui propri difetti. Partendo da chi da voce al calcio e quindi soprattutto ai giornalisti, che devono fare cronaca e dare considerazioni oggettive e non da tifosi. Ma questo è un problema non solo del calcio... Intanto chi programma, chi costruisce un'azienda solida, in cui tutti lavorano per un obiettivo, dal massaggiatore al dipendente degli store fino ai giocatori, all'allenatore e ai dirigenti, raggiunge i suoi obiettivi, ovvero vincere. E quando Boniperti dice che nella Juventus vincere è l'unica cosa che conta non intende solo le vittorie sportive, ma i traguardi economici, quelli di stile, l'unità indirizzata alla crescita di un'azienda che sta investendo anche in strutture come ad esempio gli store e che quindi sta dando e darà lavoro a molti giovani. Ecco cosa significa vincere...