Sto per parlare di un calciatore britannico, dal talento smisurato, caratterialmente fragile e rovinato da droghe e alcool. No, non mi riferisco a George Best. Sto parlando de “Il più grande calciatore che non vedrete mai”. Così s’intitola il libro scritto dal Paul McGuigan (nessun errore, è davvero l’ex bassista degli Oasis) e da Paolo Hewitt e dedicato a Robin Friday.

Robin nasce ad Acton, periferia ovest di Londra, il 27 luglio 1952 e si avvicina fin da subito al mondo del calcio, spinto probabilmente dalla madre, figlia di un ex giocatore del Brentford. Già da bambino mette in mostra le sue non trascurabili capacità: a 10 anni riesce a palleggiare con qualsiasi cosa, dalla gomma per cancellare alle arance. A 12 anni entra nella scuola calcio del Crystal Palace, a 13 in quella del Queen’s Park Rangers e a 14 viene preso nei giovanissimi del Chelsea. Il suo talento è indiscutibile, ma Robin in campo è un individualista, non ascolta nessuno, odia avversari e compagni. Nessun allenatore riesce ad affinarne le capacità tecniche. Per di più, fuori dal campo Robin è un vero disastro: la scuola non è il suo forte e a 15 anni decide di abbandonare gli studi trovando lavoro come stuccatore e nello stesso periodo inizia a drogarsi. A 16 anni viene beccato dalla polizia mentre tenta di rubare un’autoradio e finisce in riformatorio. Stranamente il riformatorio sembra tranquillizzarlo. Il giovanotto riesce ad entrare nelle grazie del Direttore ed ottiene il permesso di potersi allenare con le giovanili del Reading per tre pomeriggi alla settimana e poi rientrare in cella in serata. In quegli allenamenti, Robin dimostra subito di essere un calciatore di un’altra categoria: finte, dribbling, tunnel, gol e assist a raffica.

Scontata la pena, Robin torna ad Acton. Qui conosce una ragazza di colore, Maxine, e la mette incinta. Nessun problema: il giovane ne è innamorato e decide di sposarla. Peccato che i matrimoni interrazziali all’epoca siano rari e malvisti dalla società. Ma, potete immaginare, a Robin dei pregiudizi della gente non è mai importato nulla.

Robin a 17 anni diventa un calciatore: sono i semi-dilettanti del Walthamston Avenue a credere in lui, dandogli il primo stipendio (10 sterline a settimana) e trovandogli un lavoro come asfaltista. Nel Walthamston, Robin iniziò ad incantare gli spettatori con numeri e giocate incredibili. Tuttavia, la droga continua ad avere presenza fissa nelle sue giornate insieme ad un numero imprecisato di donne e di bevande alcoliche. I suoi vizi erano noti e Robin non faceva niente per celarli, eppure in campo continuava a regalare magie e a segnare valanghe di gol. I suoi difetti non scoraggiano, nell’inverno del 1971, l’Hayes dal metterlo sotto contratto, triplicandogli la paga: i “Missioners” hanno appena giocato contro Friday, e il ragazzo li ha distrutti con due grandi reti.

Il nuovo club sembra non portare bene a Robin. Pochi giorni dopo la firma rischia la vita sul lavoro: cade da un tetto e si perfora una natica. Ma in tre mesi recupera dall’incidente e torna in campo. Quello che succede al suo rientro in campo ha del leggendario.

L’allenatore dell’Hayes decide di schierarlo subito in campo da titolare contro il Dag & Red ma al momento dell’ingresso in campo delle due squadre Robin non c’è. Aveva assoluto bisogno di una pinta di birra ed è andato al pub accanto allo stadio, dove viene trovato a bere e a parlare con un posacenere.

Gli addetti del club riescono con la forza a rimetterlo in piedi e lo spediscono in campo completamente ubriaco. Nel vederlo deambulare in campo come uno zombie, i giocatori del Dag&Red iniziano ad insultarlo pesantemente, mentre i suoi compagni di squadra invece lo ignorano del tutto. Robin vaga senza senso per il campo fino all’80’, quando dalle sue parti arriva il pallone, scagliato per caso da un compagno. Robin lo calcia al volo dal limite dell’area. Gol.

Al triplice fischio, tutti impazziscono. Gli avversari sono increduli, i tifosi osannano il suo nome, i suoi compagni di squadra gli corrono incontro per abbracciarlo, ma Robin li evita tutti e si presenta davanti al suo allenatore e gli dice: “La prossima volta vedi di non rompermi i c******i!”.

L’Hayes avanza in Coppa d’Inghilterra fino a scontrarsi con il Reading, club di Quarta Divisione, l’ultimo grado del calcio professionistico. Friday incanta tutti con le sue giocate ma la squadra non riesce a vincere. Tutti però restano colpiti dal suo talento, anche Charlie Hurley, allenatore del Reading, che si innamora perdutamente e lo acquista per 750 sterline.

L’ impatto con la nuova realtà non è dei migliori. In una partitella riesce ad azzoppare tre compagni con la sua foga agonistica, costringendo subito il manager a spedirlo nella squadra Riserve per evitare che i veterani lo aggrediscano. Pochi mesi dopo però il Reading è in un’infelice posizione di classifica e non vince da troppi mesi, mentre Robin con la squadra Riserve sta facendo faville: un piccolo club come il Reading non può permettersi di fare a meno di un giocatore così.

Secondo i media locali, Il suo esordio è “stupefacente”, e una settimana dopo arriva anche il primo gol. Da lì è un crescendo incredibile: quel ragazzo che gioca senza parastinchi, che segna gol sensazionali (come quando contro l’Exeter si beve l’intera difesa da solo prima di sparare un missile rasoterra imparabile), che non molla mai, che ogni volta che viene steso si rialza più forte di prima, diventa il nuovo idolo dei tifosi del Reading.

In campo Robin regala perle assolute e gol da fantascienza. Tutti iniziano a chiamarlo “il Sesto Beatle” e i paragoni con George Best si sprecano. Fuori dal campo invece va sempre peggio. Una volta si presentò totalmente ubriaco in un locale, si sistemò nel mezzo alla pista da ballo, iniziò a ballare e inventò The Elephant: girò in fuori le tasche dell’impermeabile e tirò fuori il pene. Un’altra volta fece fermare il bus vicino ad un cimitero perché aveva un urgente bisogno di fare pipì. Rubò delle decorazioni ad una tomba e le sistemò intorno al presidente che stava dormendo. Durante una trasferta, si presentò in albergo con un cigno al guinzaglio.

Nel frattempo Robin divorzia da Maxine e si risposa con una ragazza di Reading, Liza. Durante la cerimonia per il suo secondo matrimonio, viene filmato dalla TV mentre, con abito marrone di velluto, maglietta tigrata e stivali di pitone, rolla una canna sui gradini della chiesa. Inoltre al ricevimento girano enormi quantità di marijuana e champagne. I 200 invitati ovviamente ne abusano, finendo poi a picchiarsi, a distruggere il locale e a rubare i regali degli sposi.

Nella terza stagione a Reading trascina la squadra alla promozione in Third Division con 22 reti. Robin ne combina ancora di tutti i colori. Dopo un gol in rovesciata da fermo senza guardare la porta, l’arbitro gli fa i complimenti definendolo il gol più bello mai visto e lui risponde con la solita spavalderia: “Davvero? Allora dovresti venire a vedermi giocare più spesso”.  Quando arriva la promozione Friday salta oltre i cartelloni pubblicitari, afferra un poliziotto e lo bacia. “Lo avevo visto tutto serio, invece era un momento di festa. Ma mi sono pentito di averlo fatto, visto che odio così tanto i poliziotti”, dirà poi a proposito del gesto. Durante una partita si accorge che uno spettatore tiene in mano una fiaschetta di whisky: non può farsela scappare. Robin lascia il campo, sale sugli spalti e gli chiede un sorso. L’arbitro lo ammonisce, lui gli dice che quello “era solo un assaggio prima della pinta al pub”.

A tutto c’è un limite, il club ne ha abbastanza e chiede a Friday di cambiare vita, ma il ragazzo di Acton non ci sta. Così il Reading decide di venderlo. L’Arsenal pare interessato, ma si tira indietro, spaventato dai suoi comportamenti extracalcistici. Alla fine è il Cardiff City (seconda divisione) ad acquistarlo per 28.000 sterline. In Galles Robin si presenta in grande stile: viaggia in treno senza biglietto e viene arrestato appena arrivato in stazione. Il suo esordio avviene contro il Fulham. La sera prima Robin si è preparato al match bevendosi decine di pinte di birra. Nei Cottagers gioca da due anni Bobby Moore, l’eroe nazionale, il capitano dell’Inghilterra al Mondiale ’66. Friday è così felice di affrontarlo che prima segna una doppietta e poi, gli strizza affettuosamente i testicoli.

Sembra l’inizio di una nuova esaltante stagione, ma non è così. Presto infatti iniziano i soliti problemi: Friday salta numerosi allenamenti, si scazzotta con avversari e compagni, viene trovato più volte nudo e svenuto negli hotel dove la squadra va in ritiro. Quasi tutti i giorni prende il treno per andare e venire da Cardiff a Bristol, dove risiede, senza mai pagare il biglietto. Anzi, spesso finge di essere il controllore e si appropria dei biglietti degli onesti viaggiatori. Arriva addirittura a supplicare Charlie Hurley di riprenderlo al Reading, ma i Royals non hanno il denaro sufficiente per ricomprarlo.

In ogni modo, a Cardiff, Robin Friday trova il modo di segnare una rete che lo fa passare alla storia.

16 Aprile 1977. Il Cardiff è in piena zona retrocessione e ospita il Luton, in corsa invece per la promozione. È una partita dura, maschia. Robin fa di tutto per segnare scontrandosi più volte in modo energico con il portiere avversario Aleksic, finché, frustrato, non lo colpisce al volto con una pedata. Viene ammonito e (stranamente) decide di scusarsi, porgendo la mano al rivale, ma Aleksic rifiuta la stretta e fa ripartire il gioco passandola ad un difensore. Robin non la prende benissimo: scatta con tutta l’energia che ha in corpo, insegue il difensore, recupera il pallone, punta il portiere, lo mette a sedere e deposita il pallone in rete. È un gol strepitoso, che la punta del Cardiff festeggia mostrando le dita a V al portiere rivale a terra: un segno di vittoria, ma anche una comune offesa nei paesi anglosassoni. Quel momento viene immortalato dai fotografi e la foto fa il giro del mondo. Diventa addirittura la copertina di un singolo dei Super Furry Animals, gruppo rock gallese, intitolato “The Man Don’t Give a Fuck”.

Il Cardiff si salva ma la stagione successiva (‘77/’78) le cose peggiorano, e di brutto. In estate Robin si ammala di un misterioso virus che gli fa perdere oltre 10 kg e lo tiene lontano dai campi per tre mesi. Quando rientra l’avversario è il Brighton & Hove Albion, e il suo rivale diretto è il rude stopper Mark Lawrenson, che non risparmia entrate al limite del regolamento. La cosa frustra talmente Friday che alla prima occasione, su un intervento in scivolata del rivale, lo salta e lo colpisce con un calcio in pieno volto. Una volta espulso, anziché raggiungere il suo spogliatoio raggiunge quello dei rivali, trova la borsa di Lawrenson e vi defeca dentro. Il Cardiff in 10 perde 4-0 e resta ultimo in classifica.

È troppo. Friday finisce fuori squadra, riappare solo di tanto in tanto e a fine anno annuncia il suo clamoroso ritiro, a soli 25 anni:

Ne ho abbastanza di sentire persone dirmi cosa devo o non devo fare”.

Così Robin torna a Londra e riprende il lavoro di asfaltatore e decoratore. Divorzia per la seconda volta, e dopo qualche tempo viene contattato dal Brentford ma quando ha già svolto il ritiro e sembra essere in forma ci ripensa e molla tutto, di nuovo. Si fa sentire anche il suo Reading, costretto da una raccolta di firme dei fans, ma anche in questo caso il ragazzo declina: quando il nuovo manager, Maurice Evans, gli prospetta di mettere la testa a posto “per tre o quattro anni, così arriverai anche in Nazionale”, Robin risponde: “Ho la metà dei tuoi anni e ho già vissuto il doppio di te”. Nel 1980 si sposa per la terza volta, per poi divorziare solo tre anni dopo

La vita di Friday si incasina sempre di più: si sposa una terza volta nel 1980, ma divorzia appena tre anni dopo. Finisce a vivere in una casa popolare, alternando serate folli a nottate in prigione (fu beccato vestito da poliziotto intento a sequestrare cocaina). Il suo corpo viene trovato privo di vita il 22 Dicembre del 1990, quasi 13 anni esatti dopo il suo abbandono dal calcio.

Robin Friday viene eletto “Calciatore del Millennio” dai tifosi del Reading. Lascia con appena 3 stagioni e mezzo al Reading e una e mezzo al Cardiff, senza aver mai giocato in Prima Divisione nè in Nazionale e senza aver mai vinto un trofeo. A tutti quelli che lo hanno visto giocare resta il rammarico per ciò che poteva essere e non è stato. Perché Robin Friday era un giocatore dal talento smisurato, racchiuso però in una mente instabile e tormentata. Un talento, frenato solo da se stesso. Un talento così grande, comunque, da riuscire in appena 5 stagioni di serie inferiori inglesi ad entrare nell’immaginario collettivo della patria del football. Un uomo che, se non è diventato un campione, è stato soltanto perché non ha voluto esserlo. Lui preferiva essere semplicemente Robin Friday, il più grande calciatore che non avete mai visto.