Il Milan è transitato per il periodo pasquale accompagnato dalle consuete suonate di violino, rendendosi tuttavia protagonista di una prestazione più che valida all'Allianz Stadium.

Come succede ormai da tempo, c'è chi si sente in dovere di suonare dolci melodie che dovrebbero rasserenare gli animi dei tifosi rossoneri.
YongHong Li diventa un generoso signore cui i milanisti dovrebbero essere grati per essersi lanciato in un'operazione che, almeno al momento attuale e cifre alla mano (cifre alla mano...), si presenta ad alto rischio, pagando però puntualmente stipendi e fornitori uè.
Elliott, dal canto suo, possibile successore di Li nella titolarità delle azioni, è condotto da un benevolo signore che, parlando con Fassone, si interessa della conduzione tencica del Milan. Peccato, si può far notare, che anche prima di Li gli stipendi venivano pagati puntualmente da un gruppo che, non solo ripianava i debiti ogni anno, ma che oltretutto era in grado di farlo anche nel medio e lungo periodo. Quindi perché i milanisti dovrebbero essere grati a Li? Peccato pure che Elliott sia un Hedge Fund che, per sua stessa natura, non investe nel lungo periodo e per il quale il Milan è un credito iscritto a bilancio per un cifra comprensiva di capitale e interessi. Insomma, che il suo leader si interessi alla gestione tecnica del Milan, valutando il lavoro di Gattuso, è un'amenità che ci poteva essere risparmiata.

Chi suona il violino è libero di farlo, perché il pensiero è libero, ma per lo stesso motivo io sono libero di notare che la musica è un po' stonata. Anche perché il violino rischia di diventare come il piffero di quel suonatore di Hamelin che stordisce i bimbi del villaggio e li conduce in una caverna da cui non escono più.
Il futuro non è necessariamente nero, perché prima o poi Li o Elliott potrebbero riuscire a rivendere la società rossonera, ma fino ad allora non ha senso vedere quello che obiettivamente non c'è. Tutto qui.

Il Milan intanto ha giocato una signora partita a Torino con la Juventus, uscendone bastonato al di là dei suoi demeriti. Ma si sa che le carte sanno da chi devono andare (ricordate il bambino che nel film "L'oro di Napoli" vince a scopa con De Sica e lo deride?). Gli episodi vanno di solito a favore del più forte e il Milan, pur mettendo in difficoltà gli avversari, ha perso.

Con cinismo da vecchio generale senza scrupoli, Gattuso ha mandato il meno importante dei suoi attaccanti allo sbaraglio. André Silva è scomparso nella difesa juventina, ma tutto sommato poteva capitare anche ad altri. Nelle partite precedenti era apparso in fase di crescita e può darsi che riprenda il suo percorso di miglioramento. Non ci credo al 100%, ma tanto vale giudicarlo fra un paio di mesi.

Come ho detto, Gattuso ha sacrificato la parte meno importante della sua armata, André Silva, in uno scontro sul cui esito non nutriva molte speranze. Fosse andata bene, avrebbe avuto un giocatore in più sugli scudi su cui contare. E' andata male, ma il morale di Cutrone per il derby è intatto.

Bonucci vuole acquisti di valore, ma Mirabelli (il cui sogno, a detta di qualcuno, è riportare in rossonero Ibra, Van Basten, Gullit, Prati, Rivera, Turone, Schnellinger, Cudicini, Sabadini, Calloni, Chiodi e magari acquistare Gigi Riva) in questo momento può solo puntare su chi è a fine contratto. E con questo vincolo è problematico fare mercato oltre un certo livello.