Questa domenica 20 agosto, giornata che concludeva l’esordio di sabato delle squadre che competono per il Campionato di Serie A 2017-2018, è stata caratterizzata da risultati scontati (Lazio e Atalanta a parte).
In due giorni hanno vinto tutte le pretendenti alle posizioni alte della classifica.

L’Inter ha regolato in scioltezza la Fiorentina, la Roma ha sofferto ma ha portato a casa un buon risultato giocando a Bergamo (dove sarà difficile vincere facile), il Napoli ha battuto il Verona di Pecchia, la Juventus allo Stadium ha avuto il sopravvento sul modesto Cagliari, il Milan ha avuto la meglio sul Crotone. La VAR (tanto temuta) ha fatto un solo danno (grave). Non ha potuto restituire al Torino un gol regolarissimo per una questione di lana caprina. L’arbitro non se l’è sentita di convalidare il gol perché aveva fischiato l’interruzione del gioco un istante prima che Rincon la buttasse in rete. In buona sostanza qualunque decisione avesse preso sarebbe stato un errore. Se annullava il gol (come ha fatto) avrebbe fatto un torto al Torino perché il fuorigioco di Belotti non c’era, mentre se lo concedeva avrebbe scatenato le ire dei bolognesi che potevano sostenere che dopo il fischio avevano mollato la presa. Tuttavia, gli errori sono stati soltanto 4 e tutto sommato per ora la VAR sembra funzionare.

Un’altra questione ha tenuto banco nella domenica calcistica: la querelle (se così si può chiamare) tra il nuovo Milan e la conduttrice di Sky Sport Ilaria D’Amico (compagna del portiere e Capitano della Juventus Gianluigi Buffon).
La Società rossonera, irritata da frasi pronunciate dalla donna, hanno fatto divieto a tutti i propri tesserati di rilasciare qualsivoglia dichiarazioni ai microfoni dell’emittente.
Le affermazioni che hanno scatenato le ire milaniste sono state le seguenti: «Se ci saranno tutte le coperture finanziarie, allora il Milan avrà fatto cose pazzesche. Il 'se' dobbiamo mettercelo perché sono stati così tanti gli investimenti fatti che aspettiamo poi di vedere tutto nero su bianco». La conduttrice ha commentato la decisione dei rossoneri così «Mai avevamo assistito ad una ritorsione di questo genere».

E’ pur vero che ha fatto storia della tv calcistica la contestazione della D’Amico al Napoli di De Laurentiis per un’intervista a Rafa Benitez (2013) o l’intervista di approfondimento politico rilasciata lo stesso anno da Silvio Berlusconi alla sua emittente.
Il Milan ha esercitato un suo diritto (altrimenti questo comportamento sarebbe stato sanzionato) e non tutti possono avere il temperamento di Antonio Conte nell’affrontare le conferenze stampa. Dale Carnegie, poi, ha dato nel suo libro "How to influence people and win friends” un consiglio involontario alla giornalista: “Se vuoi il miele non prendi a calci l’alveare”. Perché nessuno vuole vietare alla D’Amico di svolgere il proprio lavoro, ma un conto è una notizia e altro è un'ipotesi di notizia.
La sottile, ma sostanziale differenza tra il risentimento del Milan e la deontologia professionale sta tutto in quei “se”. Un giornalista non “scommette” su degli eventi, ma prima li verifica e li riferisce ai lettori, possibilmente prima di tutti gli altri. Anziché dichiarare ciò che ha fatto irritare il club rossonero, forse, avrebbe fatto meglio a chiederglielo direttamente. Casa Milan non mi risulta sia chiusa al pubblico.

Questa querelle che mi auguro termini con una fetta di torta e un bicchiere di spumante mi ha fatto ricordare un piccolo brano di filosofia che nella vita mi è sempre servito. Anziché in un libro io l’ho trovato tra le nuvolette di un vecchio fumetto di Tex Willer. Per essere precisi, si trattava del numero 158 dal titolo “I cacciatori di teste”.
Cercherò di riassumere in breve il contesto dal quale è estratto.
I consueti cattivoni rapiscono il figlio Kit e lo imbarcano a forza in un vascello portandolo a spasso per l’Oceano per abbandonarlo in una sperduta isoletta. Ovviamente, Tex e pards scattano all’inseguimento dei malvagi e anche loro approdano su quelle lande. L’isola è abitata da canachi e dopo alcuni fraintendimenti (le solite sparatorie condite da esplosioni di candelotti di dinamite) il nostro stringe un patto di alleanza con il Re degli indigeni (Mapua) e lo aiuta a debellare alcuni bianchi presenti sull’isola per far raccogliere perle dalle ostriche in un tratto di mare infestato di squali (con la forza delle armi costringevano i giovani del villaggio a fare questo sporco mestiere per loro). Fatto ciò, manco a scriverlo, raccolgono il passaggio da un altro vascello che li riporterà nel continente americano. Prima di accomiatarsi dagli indigeni Tex regala a Mapua il suo fucile e gli dice queste parole: Non tutti i bianchi sono cattivi o ladroni, tu, però, se ne dovessero capitare altri, non dimenticare mai di accoglierli col sorriso sulle labbra e un buon fucile carico sulla destra. Il sorriso serve qualche volta ma il fucile serve sempre, specie se lo tieni con la canna puntata sulla pancia del visitatore e il dito sul grilletto. Te ne ricorderai?

Ovviamente, il buon Bonelli non intendeva dire a tutti i lettori di correre ad armarsi, ma suggeriva alla maniera paradossale e sbruffona di Tex un proverbio vecchio come il mondo (fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio).
Se questo consiglio vale per la giornalista di Sky, che invitiamo a continuare a svolgere le sue inchieste (compresa questa), perché non può valere anche per il Milan?