Il Milan perde (male) con la Lazio e il rumore (dei nemici) si fa assordante. In fondo, a pensarci bene, non c’è nemmeno da stupirsi.
Perché quando investi oltre 200 milioni sul mercato è lecito attendersi risposte già nell’immediato.
Perché, se passi l’estate a fare proclami ambiziosi, a pavoneggiarti come se le annate disastrose del Milan fossero solo un lontano ricordo e non come una zavorra che, inevitabilmente, porterà fisiologicamente a compiere qualche passo falso, vuol dire che hai perso pericolosamente il contatto con la realtà.

Intanto bisogna rimanere lucidi nei giudizi, perché fare un processo a Montella alla terza giornata o mettere in discussione le qualità di Bonucci (uno non a caso) mi sembra un esercizio piuttosto pericoloso, specie se ad alimentare tutto ciò sono gli stessi rossoneri.
Fassone e Mirabelli hanno fatto un grande lavoro quest’estate (riconosciuto da tutti), allestendo una squadra competitiva con un giusto mix tra giocatori esperti e giovani di prospettiva.
L’obiettivo, è bene ricordarlo, è quello di arrivare tra le prime quattro, e quindi in Champions. Non sarà una passeggiata, tutt’altro. Con buona pace di chi ancora crede nell’equazione più spendi e più vinci.

La crescita del Milan dovrà necessariamente passare da alcune sconfitte, ma solo se queste si “assorbiranno” come propedeutiche e senza “isterismi” si potrà migliorare. Il Milan dovrà conquistarsi posizione su dopo posizione con umiltà e sacrificio, dovrà badare al sodo piuttosto che all’estetica.
Probabilmente passerà al 3-5-2 (e 5-3-2 in fase di non possesso) e no per debolezza e nemmeno per necessità, ma per precisa scelta tecnica. Infondo anche la Juve ha costruito le sue fortune puntando sulla solidità difensiva offerta da questo modulo. Ma è importante lasciar lavorare tranquilli Montella e i suoi ragazzi in questa fase della stagione, la società appare quanto presente e determinata.
Poi, se la squadra dovesse aver bisogno ancora di un “ritocco”, a gennaio M. e F. si faranno trovare pronti.

In fondo, se per costruire qualcosa di importante ci vuole tanto (e tanta pazienza), è pur vero che il rischio di fallimento corre su un filo il cui equilibrio dipende da molte cose, è piuttosto labile e, il più delle volte, è messo a dura prova più da fattori interni (o vicini) che dagli avversari.