IN BILICO Il futuro di Massimiliano Allegri non è mai stato così incerto.
Dopo Cardiff era quasi naturale pensare a un cambio in panchina. Un ciclo finito, un altro scudetto e la maledizione della finali. Tutto lasciava presagire l'inizio di un nuovo percorso. Lo stesso Allegri ci ha pensato, ma la delusione post Cardiff ha lasciato il posto alla sensazione che il suo lavoro non fosse ancora finito, che bisognava andare avanti in questa avventura.

La società dal canto suo, non ha mai messo in discussione l'allenatore, lo ha sempre protetto e condiviso le scelte tecniche e le esclusioni (quella di Bonucci su tutti). Eppure ora sembra essere giunti davvero alla fine di tutto.
Strano per una squadra ancora in testa al campionato a 4 giornate dalla fine. Ma in queste ultime settimane è cambiato qualcosa, è emerso un certo esaurimento delle energie mentali che gettano ombre sulle dichiarazioni di Allegri di qualche giorno fa. "Voglio restare, ho un contratto con la società e sto bene". Questo quando era a +6 dal Napoli, in un ambiente in cui si era fiduciosi sulla vittoria del settimo scudetto consecutivo. In 5 giorni invece tutto è in discussione, anche il futuro dello stesso Allegri.

ESSERE CONDANNATI A VINCERE Allegri non ha mai nascosto come l'obbligo di andare avanti in ogni competizione e la paura di avere un'annata senza trofei sia un qualcosa di difficile da gestire. La società ha fatto ogni anno sforzi economici che raramente si sono visti negli ultimi anni in Italia al fine di mantenere il predominio sul campionato e di raggiungere l'élite europea dei club più ricchi. Per farlo, quindi, la società si è occupata da un lato di sviluppare il brand "Juventus" nel mondo e dall"altro ha messo a disposizione dell'allenatore una squadra capace di essere competitiva nel corso di tutta la stagione. Ma la paura di perdere si sta facendo sempre più largo e una profonda rivoluzione  sembra quasi essere necessaria. Ma per gettare le basi del futuro, bisogna mettere in conto che i prossimi anni si potrà puntare a vincere tutto. D'altronde lo stesso Allegri potrebbe essersi reso conto di non poter dare altro a questa squadra. I tifosi che ne chiedono la testa sono gli stessi che lanciavano uova sul pullman della squadra in una calda giornata di luglio di quattro anni fa e poi lo osannavano dopo i titoli e le imprese sfiorate. E in caso di addio di Allegri chi può prendere il suo posto? Facciamo un po' di nomi:

Simone Inzaghi?
È indubbiamente il profilo di cui si parla maggiormente. Chiamato sulla panchina della Lazio quasi per caso, dopo il rifiuto del "Loco" Bielsa, Inzaghi ha dato un'identità alla squadra, ha dato un gioco e una forza che negli ambienti biancocelesti non si vedevano da tempo. Ha valorizzato giocatori persi in un limbo come Immobile e Luis Alberto e fatto crescere giovani dal grande potenziale. Il problema è uno solo: Inzaghi dalla Lazio non si muove. Sa benissimo di essere nel posto migliore per crescere, l'ha ribadito lui stesso.

Gasperini?
Ecco, il Gasp. Passato già per i colori bianconeri, ha portato l'Atalanta in Europa dopo più di vent'anni e ha dimostrato anche lui di saper lavorare con i giovani e di adattarsi ad una realtà in cui in ogni sessione di mercato si vede privare di un pezzo importante della rosa. Tuttavia sarebbe tutto da testare in una realtà diversa, dove c'è l'obbligo di vincere ogni partita, dove il pareggio è visto come una sconfitta e la sconfitta come una tragedia. In EL è stato però l'unico che ha dimostrato caparbietà e voglia di stupire e questo non è da sottovalutare. Quindi, sarebbe il profilo giusto? Chissà. Andrebbe via dall'Atalanta? Forse. Ma solo se Percassi non dimostrerà di nom voler crescere ulteriormente e di limitarsi ad essere una società di media classifica che compra giovani e li rivende per trarne profitto.

Continua nella pt. 2.