L’animo umano è fatto così. Per dare una giustificazione al proprio dolore, deve trovare un oggetto e/o un soggetto verso cui incanalarlo; qualcuno o qualcosa che ne sia responsabile, artefice unico e assoluto.

Se non trovasse questa sorta di “pungiball” verso cui indirizzare le negatività, celando le proprie colpe e i propri errori, finirebbe per impazzire perché sarebbe costretto a guardare la realtà delle cose nella loro disarmante verità, rappresentata in gran parte dall’immagine di un io fragile ed impotente.

Perdonatemi la riflessione un po’ alta, ma l’immagine del nostro commissario tecnico – un uomo anziano distrutto e imbarazzato fino alla vergogna – durante la conferenza del post partita di lunedì notte, mi ha suscitato un moto di umana compassione, e mi stimolato ad un ragionamento un po’ più profondo sull’infausta eliminazione dal prossimo mondiale in Russia.

Ed invero, il primo pensiero che mi è venuto in mente lunedì notte, dopo la conferenza stampa di Ventura,   è stato che il commissario tecnico appariva come una sorta di capro espiatorio ideale. Quasi come se fosse stato messo lì apposta.

Il cliché perfetto dell’assassino che, come in un romanzo di Agatha Crhistie, si assume tutte le colpe dell’atto infausto, consentendo agli altri indiziati, all’apparenza innocenti, di rivestire un ruolo secondario, quasi irrilevante. Invece, spesso, una lettura più approfondita ci disvela come siano stati proprio gli interpreti apparentemente secondari della storia, con le loro omissioni, azioni e insinuazioni ad aver indotto surrettiziamente l’omicida all’atto infausto.

Uscendo fuor di metafora, Ventura è stata la peggior scelta possibile per dirigere la nazionale maggiore del calcio italiano, su questo non ci piove. Non aveva il curriculum adatto. E per di più si è dimostrato, come spesso accade ai peggiori, presuntuoso e testardo. Quel 4 2 4 in terra di Spagna, contro una squadra che può vantare una pletora di centrocampisti tra i più forti al mondo, urla ancora vendetta contro il cielo.

Ma è altrettanto evidente che ancor più grave è l’errore di chi gli ha affidato la nazionale in un momento di criticità assoluta per il nostro sistema calcio.

Si, perché, il povero Ventura ha avuto anche la sfortuna di ritrovarsi tra le mani una nazionale con il centrocampo e l’attacco tra i peggiori della nostra storia. Inutile fare nomi e cognomi, è sufficiente prendere come paradigma Del Piero,Vieri o Pirlo e domandarci se, ad oggi - e purtroppo, a mio parere, anche in prospettiva - esista nel calcio italiano un giocatore lontanamente paragonabile a questi grandi campioni.

Il nostro attacco, ancor più che la mediana, è semplicemente pietoso. La buona stampa di cui godono il pur bravo Insigne e il buon Belotti, non è sufficiente a fare di loro degli uomini maturi e dei grandi campioni.

Già, a proposito degli uomini…

Lunedì, l’unico che piangeva era un quarantenne che ha praticamente vinto tutto in carriera, quando invece avrebbero dovuto piangere lacrime amare, per la figuraccia rimediata, i ragazzotti ricchi e tatuati che non sono riusciti a fare neanche un goal, in centottanta minuti, ad una squadra di falegnami.

Ma anche rispetto alla pochezza patologica dei nostri mezzi tecnici, a ben vedere la colpa è sempre di chi, da almeno dieci anni a questa parte, non è stato in grado di riorganizzare il sistema calcio italiano sotto il profilo tecnico ed economico

Signori miei, senza troppo dilungarci, provate a soffermarvi per pochi secondi sull’immagine di Tavecchio (l'immagine estena, diciamo così, del sistema calcio Italia). Ecco! Ora chiudete gli occhi e pensate: se fossi un imprenditore, anche solo un fruttivendolo o un tabaccaio, affiderei mai ad uno così la mia intrapresa??

Due ultime considerazioni fra il disgustato e il soddisfatto.

Una contro quegli incompetenti che pur di tirare in mezzo la Juve, hanno detto che il fallimento della nazionale è anche colpa di Allegri che non fa giocare Bernardeschi (questo, in sintesi, il senso di alcuni commenti illuminati). Pur di tirare in ballo l’unica speranza per il nostro calcio defunto, sono capaci di inventarsi teoremi mirabolanti.

La seconda riguarda, invece, la farsa del 2006, denominata Farsopoli.

All’epoca ci dissero che sarebbe stato l’anno zero del calcio italiano. Che dopo aver fatto fuori quei furfantoni di Giraudo e Moggi il calcio nostrano sarebbe entrato in una nuova era etc. Finalmente la fantomatica risata vi ha seppellito.

Quella squadra e quella società misero in campo, nella finale dei mondiali del 2006, ben undici giocatori su entrambi i fronti, tra vecchi e nuovi bianconeri, e a tutt’oggi, senza la nostra BBBC la nazionale sarebbe ancora peggio di quello che è.

Se il calcio italiano è alla frutta è colpa di tutti, anche dei giornalisti, dei politici, e dei commentatori di ogni risma che, ottenebrati dai miasmi del loro odio antijuventino, decisero di schierarsi dalla parte di Plato e non della veritas.