Slogan, pubblicità, loghi, alla ricerca della sostanza che a volte manca, soprattutto in un contesto sociale come il nostro. Dove se da un lato nel mondo si assiste ad un mero impoverimento globale dall'altro si assistono ad eccessi a dir poco etici, ma che i "tifosi" se si guarda al calcio lasciano passare, perchè alla fine è un sistema "privato" che governa il calcio pur essendo il tutto all'interno di un più grande interesse collettivo. 
Il calcio come bene comune, primo sport in tanti Paesi del mondo, potrebbe essere un modo per rivedere alcune nefandezze che ancora oggi ne inquinano la sostanza. E non parliamo solo del calcio business, e delle assurdità se non mostruosità raggiunte per alcuni cartellini dei giocatori, ma anche delle discriminazioni che ancora si registrano, a partire dall'omofobia o nei confronti del calcio femminile. Forse se un giorno si arriverà a giocare a squadre miste si potrà assistere al superamento nel calcio della questione di genere, chissà.
 
Intanto, fin dai piccoli, ai giovanissimi vengono inculcati diritti e doveri importanti. O meglio, dovrebbero essere inculcati, perchè i principi di diritto che ora seguono sono forse sconosciuti ai più e ci si dovrebbe interrogare,seriamente, sul perchè. I principi ivi contenuti sono importanti, se rigorosamente applicati, visto che il calcio è lo sport più diffuso nel mondo praticamente, potrebbero darci un mondo più etico e forse migliore rispetto al presente.
 
L’attività calcistica giovanile viene regolata dal Settore Giovanile e Scolastico tenendo presente quanto riportato dalla Carta dei Diritti dei ragazzi allo sport dell’O.N.U. che orienta le norme con le quali viene organizzata l’attività dai 5 ai 16 anni. A questi diritti corrispondono altrettanti doveri da parte degli adulti che devono garantire:
 
1 Diritto di praticare attività motoria. I genitori devono avviare il bambino all'attività motoria per i ben noti vantaggi psicofisici, che non sono più recuperabili se si inizia tardivamente; il bambino può scegliere, sperimentare, cambiare gli sport che desidera. L'U.N.E.S.C.O. raccomanda che almeno un sesto dell'orario scolastico settimanale sia dedicato all'attività motoria, cioè sei ore alla settimana. 2 Diritto di giocare e divertirsi. L'allenatore deve proporre il divertimento, il miglioramento psicofisico e l'educazione come obiettivo finale e non la vittoria, che crea tensione. 3 Diritto di praticare sport in un ambiente sicuro e sano. Cioè igienicamente a norma, con assistenza vicina in caso di infortunio, con a disposizione un telefono in caso di urgenza, senza pressioni agonistiche esagerate o selettive, senza pressioni farmacologiche. 4 Diritto di essere allenato da personale adatto a quella fascia di età e qualificato. Per evitare il rischio di esercizi sbagliati o che arrecano sovraccarico delle strutture in crescita o creano problemi psicologici. 5 Diritto di essere trattato con rispetto. Non è raro sentire l'allenatore che urla o ordina degli esercizi pesanti per punizione od osservare un genitore che sgrida il bambino, invece di incoraggiare e fornire il suggerimento tecnico giusto per migliorare e sdrammatizzare l'eventuale errore con una carezza o altro. 6 Diritto del giusto riposo. Lo studio, la malattia, la crescita richiedono dei carichi di attività motoria diversi a seconda dei periodi e le pause giuste, gli allenamenti troppo frequenti vanno ridotti e i riposi non devono essere ripresi come una colpa. 7 Diritto del controllo della salute. La competizione va riservata ai bambini in perfette condizioni psicofisiche e che lo desiderino, senza pressioni esterne con il rispetto del trattamento adeguato e il tempo giusto di guarigione e riabilitazione dai traumi, della gradualità della qualità e della quantità del carico di lavoro. Obbligatorio il certificato di stato di buona salute fisica per le attività non agonistiche che lo richiedano ed il certificato di idoneità agonistica per gli sport agonistici dietro indicazione delle rispettive Federazioni sportive per quanto riguarda l'età di inizio. 8 Diritto di competere con giovani di pari capacità. Bisogna sforzarsi di praticare sportiva fra gruppi non solo omogenei per età cronologica ma anche per età ossea o maturità puberale, per avere le stesse probabilità di divertimento e di successo. Per gli sport di contatto l'attività deve essere anche in considerazione del peso. 9 Diritto di pari opportunità. Tutti i bambini devono poter giocare, senza far panchina, senza tenere conto del risultato agonistico, che sarà ricercato più avanti nel tempo. 10 Diritto di non essere sempre un campione. Non sempre il bambino può essere un campione o continuare ad esserlo, chi lo è, può esserlo anche solo per un periodo, e deve sapere che pratica sport per i vantaggi che arreca e per divertirsi, perché solo uno su quarantamila sarà un campione anche nella vita futura come professionista.
 
La UEFA, insieme con le 54 Federazioni calcistiche associate, sostiene i concetti espressi nella “Carta dei diritti” e per conferire loro un significato più pregnante li ha raccolti in un decalogo che riteniamo utile porre all’attenzione degli operatori del calcio giovanile e quello di base in particolare: • IL CALCIO È UN GIOCO PER TUTTI; • IL CALCIO DEVE POTER ESSERE PRATICATO DOVUNQUE; • IL CALCIO È CREATIVITÀ; • IL CALCIO È DINAMICITÀ; • IL CALCIO È ONESTÀ; • IL CALCIO È SEMPLICITÀ; • IL CALCIO DEVE ESSERE SVOLTO IN CONDIZIONI SICURE; • IL CALCIO DEVE ESSERE PROPOSTO CON ATTIVITÀ VARIABILI; • IL CALCIO È AMICIZIA; • IL CALCIO È UN GIOCO MERAVIGLIOSO; • IL CALCIO È UN GIOCO POPOLARE E NASCE DALLA STRADA ……